L’idea di Bill Clinton era di creare uno scudo missilistico di protezione per le truppe americane impegnate all’estero. In tal modo veniva aggirato piuttosto che azzerato il trattato firmato nel 1972 con l’Urss noto come Abm e che proibisce la costruzione di un sistema di difesa missilistica antibalistica. La logica era quella dell’equilibrio garantito dalla distruzione reciproca. Il movimento pacifista inglese, nato durante la nuova ondata di guerra fredda iniziata dalla presidenza Reagan e culminata nel progetto di “guerre stellari”, produsse nel 1983 uno dei migliori studi sulla dinamica della corsa agli armamenti nucleari (Defended to death: a study of the nuclear arms race / from the Cambridge University Disarmament Seminar; edited by Gwyn Prins, e Penguin Books, 1983). Emerse che gli Usa non accettarono mai un equilibrio delle forze nè mai rinunciarono all’idea di sferrare il primo colpo.
Reagan a bassa intensità, Clinton umanitario.
Negli anni di Reagan assieme alla strategia di una difesa spaziale, videro la luce due nuove teorie che diventeranno poi l’asse portante della visione clintoniana di intervento “umanitario”. La prima è il cosiddetto conflitto a bassa intensità, il cui banco di prova fu l’ingerenza in Nicaragua ed il bombardamento da parte di Bush Primo del Panama con migliaia di vittime fra i civili. Anche allora la “sinistra” europea si schierò con gli Usa per aver assicurato alla giustizia il dittatore Noriega omettendo di dire che il nuovo presidente panamense apparteneva semplicemente ad un altro clan narcotrafficante e che Noriega era nato dal libro paga della Cia. La seconda teoria fu quella degli “stati fuorilegge”, subito applicata alla Libia e a cui non è estranea la vicenda di Ustica, e poi all’Iraq (già baluardo dell’Occidente contro l’Iran integralista in una guerra durata 8 anni) con il dispiegamento Usa a difesa delle petromonarchie. La crisi ed il rapido crollo dell’Urss, preceduto dalla prova militare di Desert Storm, diedero l’impressione che i progetti di rilancio nucleare appartenessero ormai al passato. Non era così. Le “guerre stellari” furono abbandonate più per motivi tecnico-scientifici che per ragionevolezza politica. Bush Primo si concentrò sul piano di protezione globale contro lanci limitati Gpals (Global Protection Against Limited Strikes). Anche questo non era che una forma di aggiramento del trattato del 1972.
L’avvento di Clinton coincise con l’avvio della dissoluzione dell’Urss e del Patto di Varsavia e quindi con la questione di come riciclare la Nato visto che nessun leader americano o europeo era disposto a sciogliere il blocco militare. La brillante idea dell’Amministrazione della “terza via” fu di perfezionare ed unificare la teoria del conflitto a bassa intensità, diventata nel frattempo una teorizzazione di guerre senza perdite americane, con la teoria degli stati fuorilegge. In tale contesto la guerra contro l’Iraq non poteva essere vista come esempio perché le condizioni che avevano portato alla formazione di una coalizione americana, europea ed araba contro Baghdad erano troppo fragili per costiture uno schema di riferimento nel campo della politica estera e militare. Fu la ricerca accanita di motivi per rilanciare la Nato a fornire la base per l’applicazione delle due teorie ormai unificate, mentre la guerra in Bosnia e nel Kosovo ne rapprentarono l’attuazione. Da questo punto di vista l’idea clintoniana di vedere le truppe Usa all’estero protette dal loro proprio scudo missilistico nucleare era abbastanza logica solo poco realizzabile anche dal lato politco diplomatico.
Ora l’obiettivo strategico è la Cina.
La visione nuclear-leggera di Clinton, che combinava imperialismo classico a propaganda umanitaria, non convinse il Congresso a maggioranza repubblicana. Clinton ed il Congresso si accordarono invece sul progetto di “difesa nazionale missilistica” (Nmd) degli scudi nucleari anche se i lanci sperimentali di intercettazione hanno dato risultati deludenti. Queste prove effettuate sotto Clinton – che uscendo di scena rimandò ogni decisione finale al suo successore – rilanciarono pero l’idea di scudo atomico come obiettivo politico militare.
In Europa la strategia politica clintoniana ha avuto pieno successo. In Asia, nella vicenda con la Corea del Nord, essa ha mostrato i suoi limiti. I problemi di Bosnia, Kosovo, Macedonia e Albania, ricadono sull’Europa e costuiscono altrettanti elementi di frattura e di incoerenza per la politica estera dei paesi che dovrebbero formare questa nuova entità europea a tutto vantaggio dell’egemonia americana. In Asia il tentativo Usa di minacciare la Corea del Nord è fallito miseramente per l’opposizione dei paesi asiatici che hanno dato maggiore credibilità alle capacità diplomatiche della Cina. La vicenda è stata un segno concreto della diversa disponibilità asiatica a dialogare ove il perno di tale dialogo risiede nei rapporti tra Pechino e Tokyo. La successiva crisi economica rappresentò un ulteriore campanello d’allarme in quanto rinvigorí le correnti favorevoli alla formazione di un sistema di coordinamento monetario regionale. Ciò che accade in Asia orientale ricade pesantemente sulla posizione americana mondiale e sulla sua politica interna. In concreto la Cina è ben vista finché partecipa al ciclo del prodotto delle società Usa, contribuendo anche, assieme a Giappone e Taiwan, al rifinanziamento del deficit estero americano. Al di fuori di questa dimensione ben definita, la Cina, con il suo obiettivo di rafforzare la Stato internazionalmente, diventa un pericolo, da spiare – e minacciare – dal cielo. Gli effetti della crisi asiatica hanno acccentuato la specificità cinese. I maggiori paesi della regione sono in crisi ed uno di questi, l’Indonesia, è in via di frantumazione. Da un lato la regione abbisogna dell’America come mercato, dall’altro aumenta la convizione della necessità di una dimensione regionale autonoma incentrata su Cina e Giappone. Finché c’è l’America di mezzo tale processo non si innescherà. Così ora la strategia atomico-missilistica di Bush pur riprendendo l’ideologia clintoniana dei paesi fuorilegge è diretta principalmente contro la Cina.