Da Caserta un’agenda chiara per la giustizia

Alla vigilia del vertice dell’Unione convocato nella Reggia di Caserta per la ricerca affannosa di un rilancio dell’azione di governo non intendiamo partecipare alla gara nominalistica tra riformisti e radicali. Non si tratta, infatti, di dire in modo banale se si è per le riforme o contro le riforme. Si tratta di indicare qual è l’obiettivo riformatore. Ci lascia dunque perplessi l’idea che le priorità siano le pensioni, gli ammortizzatori sociali e la pubblica amministrazione. Siamo invece convinti che l’obiettivo del centrosinistra debba essere quello di una rinnovata stagione dei diritti umani, dai diritti civili a quelli sociali. Occorre definire un’agenda che equivalga alle conquiste degli anni ’70 che velocemente ricordiamo: divorzio, aborto, statuto dei lavoratori, voto ai diciottenni, obiezione di coscienza, diritto di famiglia, riforma sanitaria, legge Basaglia sui manicomi.
La vicenda della strage di Erba dovrebbe aiutare gli esponenti dell’Unione a riflettere sui guasti prodotti nel senso comune da un diffuso giustizialismo, presente anche a sinistra, nella politica e nell’informazione progressista. La ricerca del capro espiatorio, straniero e quindi delinquente, immigrato, uscito dal carcere grazie all’indulto, dovrebbe dire molto sulle responsabilità di una classe politica smarrita che, quasi nella totalità, prima fa delle scelte civili e doverose, poi non è in grado di spiegarle o difenderle e infine le rinnega.
I nemici veri in una società così incattivita sono invece i vicini di casa. Suggeriamo a tutti gli invitati di Caserta la visione di un film cult come I vicini di casa, con il mitico John Belushi. Ecco, si guardi quel film e quello che succede nelle nostre città dove la vera insicurezza è quella sociale.
I presidenti Bertinotti e Prodi, nonché il ministro Mastella, hanno difeso con dignità ripetutamente la decisione dell’indulto. Chiediamo a loro e a tutta l’Unione di scegliere come centro della politica la convivenza civile e la coesione sociale. Perché bisogna riposizionare la giustizia fuori dal terreno della sicurezza.
Diventa così facile declinare le urgenze riformiste: un nuovo codice penale con meno reati, minore durezza delle pene e meno carcere; un solo nuovo crimine da codificare: la tortura; la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari; una politica dell’immigrazione che non fomenti il razzismo; una politica sulle droghe non proibizionista e non punitiva verso i consumatori. Per quanto riguarda lo specifico carcerario: applicazione del regolamento penitenziario rimasto ineseguito; riconoscimento del diritto all’affettività in carcere; passaggio della medicina penitenziaria alle Asl; istituzione del garante dei diritti delle persone private o limitate nella libertà; diritto di voto per detenuti ed ex detenuti; nessun bambino detenuto. Sono alcuni degli obiettivi che potrebbero contribuire a ridurre il clima di imbarbarimento e di egoismo presente nel paese.
Il presidente Giorgio Napolitano all’indomani dell’approvazione dell’indulto ha detto che è arrivato il tempo delle riforme. Sono passati cinque mesi. I detenuti sono ancora in numero inferiore rispetto ai posti letto disponibili ma stanno pericolosamente aumentando. Tutto questo verrà vanificato se a breve non si metterà mano al pacchetto di riforme preannunciato nel programma dell’Unione. Altrimenti l’indulto da occasione storica diventerà occasione sprecata. Ci aspettiamo che da Caserta arrivi l’impulso per togliere immediatamente dal novero delle leggi in vigore quelle norme crimonogene (droghe, recidiva e immigrazione) su cui la destra ha costruito il suo volto feroce. Ricordiamo agli invitati alla Reggia, però, che è probabilmente anche per questo che la destra ha perso le elezioni.

* garante dei detenuti di Firenze
** presidente di Antigone