D’ Alema alla Rice: possiamo essere più utili di Berlusconi

Stando agli accordi informali e precedenti tra le diplomazie italiana e statunitense, Condoleezza Rice venerdì a Washington avrebbe dovuto dichiarare di «acknowledge», riconoscere, la decisione del governo italiano di ritirare le sue truppe dall’ Iraq. Quella frase, nella conferenza stampa del segretario di Stato americano e del ministro degli Esteri italiano, non è stata pronunciata. Ma davanti a una trentina di giornalisti schierati al dipartimento di Stato la donna che cura la politica internazionale per conto di George W. Bush non ha neppure sostenuto il contrario. Sull’ argomento, ha taciuto. Almeno in pubblico non ha graffiato, e anzi ha riservato all’ ospite più di un sorriso. Che da ciò discenda la fine delle divergenze tra governo italiano e amministrazione americana sull’ Iraq è illusorio pensarlo. Ma una parte del clima disteso ostentato venerdì sotto i riflettori dipende da come D’ Alema si è presentato all’ incontro a porte chiuse con Condoleezza, durato un’ ora e un quarto. Secondo quanto risulta al Corriere, il vicepresidente del Consiglio italiano ha rotto il ghiaccio con un discorso di questo tipo: non è che in Italia non esistano gli antiamericani, ci sono e ce ne sono anche nel governo. La linea che prevale è diversa, però noi del centro-sinistra abbiamo ricevuto un mandato dagli elettori e dobbiamo ritirare le nostre truppe dall’ Iraq. Non vuol dire che non esistano molti campi sui quali possiamo collaborare. Per due terzi del tempo in cui ha preso la parola, D’ Alema ha parlato in inglese. L’ interprete, Chiara Ingrao, è intervenuta nei passaggi lessicalmente più impervi. L’ uso di una lingua straniera ha obbligato il presidente dei Ds a essere più stringato, risparmiandosi la prolissità dei politici italiani che stufa gli americani. Lo sappiamo che eravate amici del centro-destra, ha detto in sostanza D’ Alema a Condoleezza Rice. Ma noi, è stata la sua tesi, possiamo darvi qualcosa che con il governo di prima non avevate. Un contributo utile su due versanti: nei rapporti con l’ Unione europea e i Paesi arabi, che per noi saranno migliori, anche a favore di un cambiamento democratico nei secondi. Non sembra che abbia detto esportazione della democrazia, D’ Alema. Ma era intorno a quell’ argomento, caro a Bush, che andava a cadere il suo messaggio sull’ utilità del governo di centro-sinistra rispetto a quello di Berlusconi. Condoleezza Rice ha ascoltato a lungo. Però non ha affatto rinunciato a far presente che, malgrado le difficoltà, l’ amministrazione Bush è convinta di riuscire ad ottenere risultati positivi in Iraq e in Afghanistan. D’ Alema ha cercato di aprire una breccia nelle sue possibili diffidenze ricorrendo a complimenti inusuali per una neo-conservative: bravi a tener duro con l’ Iran e poi, nel momento adatto, a lanciare segnali di apertura. Così andava fatto per favorire soluzioni negoziali sul nucleare di Mahmoud Ahmadinejad. Il ministro degli Esteri ha garantito che l’ Italia non toglierà soldati dall’ Afghanistan e ha ringraziato Condoleezza per aver reso possibile l’ ingresso dell’ Italia nel «gruppo di contatto» sulla Somalia con Usa, Unione europea, Svezia, Norvegia, Regno Unito, Tanzania e, da osservatori, Onu e Unione africana. D’ Alema si è soffermato sul Medio Oriente, ha raccontato della sua visita a Bagdad, ha fornito un elenco (ampliabile) di che cosa l’ Italia potrà fare per l’ Iraq nonostante il ritiro: permanenza dei 32 istruttori per le forze di sicurezza nella scuola Nato ad Ar-Rustamiyah, un accordo quadro di cooperazione in settembre, aiuti alla ricostruzione dei ministeri… Basterà? Lo vedremo. Venerdì ha risparmiato qualsiasi scintilla in pubblico.