Cuneo fiscale

I lavoro, il welfare e le pensioni, le liberalizzazioni, i conti pubblici, i costi della politica. Sono questi gli assi principali del programma economico dell’Unione. E a fare da perno c’è quella riduzione del costo del lavoro di cinque punti annunciata da Romano Prodi: una misura che parte dal fisco e mira alla crescita, crea vantaggi competitivi per le imprese e risponde alla «questione retributiva»dei lavoratori garantendo più salario netto in busta paga. Una riduzione di cinque punti costo le simulazioni fatte dal centro-sinistra calcolano di poco meno di dieci miliardi di euro – ma in grado di agire come una terapia shock sullo sviluppo. Accanto c’è il welfare: le pensioni, in particolare quelle minime, verranno alzate e garantito l’aggancio al costo della vita ma, come si legge nel programma, «sarà eliminato l’inaccettabile gradino della riforma Maroni e la riduzione del numero delle finestre che innalzano bruscamente e in modo iniquo l’età pensionabile», Lavoro: cancellate parti della Biagi. Un ritorno e un tratto di penna a cancellare alcuni articoli della legge 30. Ritorna «il credito d’imposta a favore delle imprese che assumono a tempo indeterminato: noi siamo contrari alla legge Biagi e crediamo che il lavoro flessibile non possa costare meno di quello stabile». È cosi vengono cancellate le forme contrattuali «più precarizzanti: il job on cali, lo staff leasing, il contratto di inserimepto». Il lavoro a progetto verrà «sottoposto alle regole della contrattazione collettiva e si punta «a eliminarne l’uso distorto anche attraverso l’armonizzazione dei contributi»: in pratica, il taglio del costo del lavoro riguarderà solo il lavoro stabile, mentre le aliquote dei contratti atipici (19%) verranno gradualmente aumentate e avvicinate a quel 33% dei rapporti a tempo indeterminato. Anche il «lavoro interinale sarà rivisto, mentre sugli ammortizzatori sociali le novità sono due: «Incremento ed estensione dell’indennità di disoccupazione e della cassa integrazione anche alle piccole imprese di tutti i settori, compreso il terziario»,
Fisco: torna la tassa di successione. Si parte dalle rendite. «Il sistema fiscale italiano risulta distorto a danno del lavoro e della produzione: il riequilibrio è la priorità della politica fiscale». In particolare, verrà fissata una «uniformità della tassazione delle rendite a un livello intermedio tra l’attuale tassazione degli interessi sui depositi bancari e quella sulle altre attività finanziarie, con l’esclusione dei redditi di piccoli patrimoni». Poi, ci sono dei ritorni: la tassa di successione per i grandi patrimoni (che va a fmanziare il welfare); revisione dell’lrpef improntata a un recupero di progressività; restituzione del fiscal drag; riforma degli assegni familiari. Due gli altolà: ai condoni e all’evasione, mentre si plinta a una riforma del catasto «in modo da rendere coerenti i valori e le rendite con quelli di mercato». Infine sul Sud si promette un negoziato Ue per spuntare «una fiscalità di vantaggio» e una serie di incentivi mirati alle imprese che fanno innovazione o che puntano al «rafforzamento patrimoniale».
Liberalizzazioni: dall’energia ai taxi saltando l’acqua. Denso pacchetto di liberalizzazioni sia pure con una distinzione: quella tra «servizi a rete (energia, trasporti e acqua) e gli altri servizi (farmacie e taxi). Quanto ai primi, la proprietà delle reti resta pubblica, mentre si deve favorire la liberalizzazione delle aziende elettriche locali, trasporti metropolitani, aziende aeroportuali, centrali del latte». C’è un caso particolare che èquello dell’acqua (punto voluto da Rifondazione) «perché è più difficile distinguere tra gestione e rete, quindi dovrebbero rimanere pubbliche entrambe». Su farmaci, taxi e distribuzione commerciale la liberalizzazione è completa, mentre sugli ordini professionali arriva una riforma che parte «dalle condizioni di accesso, a prezzi, pubblicità».
Conti pubblici: due dUigence e riforma dell’Istat. Qui la. parola d’ordine è “trasparenza”. Cosi si parte con «una due diligence sullo stato della finanza pubblica» per accertare – nei primi cento giorni – lo stato dei conti. Secondo: «L ‘lstat sarà riformato per renderlo autonomo rispetto al Governo e garantirne l’indipendenza: risponderà al Parlamento (non più all’Esecutivo) e alcuni componenti saranno designati dal sistema delle auto¬nomie locali».