Cuba, Raul Castro trasforma le esecuzioni in 30 anni di carcere

Il nuovo presidente cubano Raul Castro ha annunciato ieri che tutte le sentenze di morte saranno commutate in condanne alla detenzione dai 30 anni in su, fino al carcere a vita, con l’eccezione di quelle riguardanti tre persone implicate in fatti di terrorismo.
In un discorso trasmesso dalla televisione di stato, pronunciato nell’ambito di una riunione plenaria del Comitato Centrale del Partito Comunista Cubano, Castro ha annunciato la decisione di «commutare la pena di morte inflitta a un gruppo di prigionieri». Il presidente cubano ha aggiunto che non sono inclusi nel beneficio due uomini dell’America Centrale implicati nell’attentato con bombe in un hotel nel 1990, che costò la vita a un turista italiano, e un cubano americano implicato in un omicidio avvenuto in un attentato a infiltrazioni armate nell’isola. I loro casi devono ancora essere giudicati in appello.
Castro ha però detto che questa decisione «non significa che viene eliminata la pena di morte dal codice penale» e che essa «non è stata presa sotto alcun tipo di pressione, ma è un’azione sovrana in linea con la condotta umanitaria e etica che ha caratterizzato la rivoluzione cubana dall’inizio». Cuba è sotto il tiro delle pressioni da parte di organizzazioni di diritti umani perché elimini la pena di morte dal proprio ordinamento. Dal 2000 quattro persone hanno subito l’esecuzione capitale nell’isola, tutte coinvolte nel fallito sequestro di una nave nel 2003.
All’inizio del mese di marzo Cuba ha siglato con le Nazioni Unite due importanti accordi sul fronte dei diritti umani, a lungo ostacolati dall’ex presidente Fidel. In merito ai tre condannati che non godono automaticamente del beneficio della conversione della pena, Castro ha indicato che il Tribunale supremo popolare esaminerà prossimamente i ricorsi che li riguardano.