Cub: sciopero generale. Cobas, priorità alla precarietà

Sindacalismo di base in movimento in vista del giro di boa della finanziaria previsto per la fine di settembre. Mentre Cub,
Usi, Usi-Ait, Al-Cobas hanno proclamato uno sciopero generale di 24 ore di tutte le categorie del pubblico impiego e del settore privato per il 10 novembre, la Confederazione Cobas sta mettendo tutte le energie per la scadenza del 4 novembre, giornata dedicata alla manifestazione di “Stop Precarietà”. «Non mettiamo il carro davanti ai buoi – dicono – prima bisogna affrontare un lavoro di preparazione nelle varie situazioni di lotta».
Il cartello di organizzazioni che si raccoglie intorno alla Cub ha in mente di organizzare nelle principali città manifestazioni e cortei.

La protesta è stata decisa per «una politica di redistribuzione del reddito a favore di lavoratori, pensionati e precari». I sindacati di base chiedono «consistenti aumenti delle retribuzioni e l’adeguamento automatico degli stipendi e delle pensioni all’aumento dei prezzi, la difesa e il rilancio del sistema previdenziale
pubblico, adeguate politiche per lo sviluppo dello stato sociale,
lavoro stabile e tutelato e il diritto al reddito».

«Aspettiamo che esca la finanziaria», dice Pier Paolo Leonardi, coordinatore della Cub. «Dalle prime avvisaglie esce un testo in continuità strutturale con il liberismo», aggiunge. Per Leonardi la finanziaria «si muove nel solco ormai noto del prendere dove è più facile prendere», ovvero welfare e stato sociale.

«Questa finanziaria non affronta il nodo della redistribuzione del reddito. Occorre invertire le proporzioni del cuneo fiscsale. Per tutti i lavoratori, e selettivo con le aziende». Poi c’è la questione previdenziale: «anche se la tolgono dalla finanziaria – sottolinea Leonardi – è chiaro che vogliono rimetterci mano, soprattutto per quel che riguarda il Tfr». Terzo, ma non in ordine di importanza, la precarietà. «Il 6 ottobre faremo una manifestazione nazionale di tutti i precari che operano presso la pubblica amministrazione». Sul pubblico impiego, infine, «qui l’attacco è al welfare e alla erogazione dei servizi. Anche lo stesso accorpamento degli uffici vuol dire allontanare i servizi ai cittadini. Ricordo poi che da nove mesi siamo senza contratto. Gli stanziamenti attuali sono assolutamente irrisori. Con quelle risorse non ci si paga nemmeno l’aumento delle bollette». «Vogliono dipingere il pubblico impiego come una sacca di fannulloni – conclude Leonardi – per poi avere mano libera per colpirlo».

Per i Cobas, che la Finanziaria sia stata ridotta da 35 a 30 miliardi «non cambia nulla. I punti caldi rimangono tutti». La vera nota dolente è, oltre a quella delle pensioni, il Pubblico impiego. «C’è almeno 1 miliardo da risparmiare di cui 480 milioni nella scuola – scrivono in un documento – i tre quarti dei dipendenti pubblici che andranno in pensione non saranno sostituiti; per il rinnovo dei contratti del Pubblico Impiego sono stati stanziati solo 4 miliardi in 3 anni e solo 1 per il prossimo anno, se pensiamo che per gli ultimi striminziti rinnovi contrattuali sono stati stanziati più di 5 miliardi in 2 anni, figuriamoci che goduria». «Altri 4 miliardi e mezzo saranno tagliati dai trasferimenti agli enti locali. Nella scuola si vogliono aumentare gli alunni per classe, nessuna stabilizzazione dei precari; si taglieranno in modo particolare gli insegnanti di sostegno e quelli della scuola media, mentre Fioroni propone di aumentare i fondi per le scuole private. Nella sanità si prevedono tagli per 4 miliardi anche con l’introduzione di nuovi ticket».

Come opporsi? «Per noi l’obiettivo è arrivare allo sciopero generale, valutando anche l’opportunità di alcuni passaggi di lotta a livello settoriale e/o categoriale, unendo la battaglia per i contratti a quella contro i tagli e l’attacco allo stato sociale, la precarietà, il carovita, presumibilmente attorno all’ultima decade di novembre.

Ci prepariamo intanto anche a scaldare i motori per rilanciare la battaglia contro i fondi pensione, perché il governo ha già detto chiaramente che vuole anticiparli al 2007 ed estenderli al resto del Pubblico Impiego; per cui sarà probabile che dal 1° gennaio prossimo ci si dovrà mobilitare contro la truffa del silenzio/assenso».