Crescono gli appetiti di Silvio Berlusconi

In attesa di sapere che cosa dirà Romano Prodi sul caso Telecom, la comunità degli affari muove le sue pedine più pesanti verso Tim. E nel gotha del capitalismo italiano spunta il gruppo Fininvest, sempre più ingolosito dal riassetto del colosso telefonico guidato da Guido Rossi. Ieri il Sole 24 ore ha giustamente definito Silvio Berlusconi il convitato di pietra dell’affare Telecom, con il duplice ruolo di capo dell’opposizione e di uomo d’affari interessato al succolento business. E sullo stesso quotidiano confindustriale un esponente di spicco del gigante Mediaset ha manifestato per la prima volta una esplicita disponibilità a partecipare all’eventuale spartizione del bottino. «Guardiamo con grande attenzione a quanto sta succedendo a Telecom», ha detto al Sole 24 ore l’amministratore delegato di Publitalia, Giuliano Adreani. Il manager del biscione non poteva essere più esplicito. Forse più netto di lui era stato soltanto Fedele Confalonieri a poche ore dalle dimissioni di Tronchetti Provera quando ha immaginato il gruppo Mediaset alla testa di una cordata di imprenditori per acquistarsi la prima compagnia di telefonia mobile italiana.
Per rendere più credibile l’ipotesi di una candidatura Fininvest-Mediaset, il numero uno di Publitalia si mette addirittura contro l’amico Rupert Murdoch, vestendo i panni del difensore dell’identità nazionale: «L’idea che qualche straniero venga a prendersi pezzi importanti di gruppi italiani non ci fa piacere. Confalonieri lo ha detto e io sono completamente d’accordo. Nel caso di Telecom, poi, si tratta della più grande azienda di comunicazione italiana. Di un’azienda – aggiunge senza mezzi termini Adreani – il cui business, tra tv in chiaro e telefonia, è ormai contiguo a quello di Mediaset».
Le intenzioni di Mediaset dunque sono chiare. Ora si tratta di vedere quali saranno le vere intenzioni di Guido Rossi in merito alla cessione della Tim e quale sarà l’orientamento del capo del governo in merito alla nazionalità degli eventuali acquirenti. Se il neo presidente della Telecom aveva espresso una disponibilità a trattare anche con gruppi stranieri, Romano Prodi aveva fatto capire di voler mantenere Tim sotto il controllo italiano. Potrebbe essere questo uno dei motivi di dissidio tra il presidente Telecom e l’esecutivo ma è ancora presto per dire che cosa accadrà nei prossimi giorni; a questo punto è necessario attendere la posizione ufficiale del presidente del consiglio in parlamento. Prodi, infatti, non potrà limitarsi a parlare della relazione di Angelo Rovati e della correttezza formale di tutta la vicenda, ma dovrà entrare nel merito dell’operazione di riassetto della Telecom e della possibilità di una scissione del gruppo in due tronconi.
Tutte le strade, comunque, portano a Mediaset, di concorrenti seri per il momento non se ne vedono. Il gruppo Murdoch, almeno per il momento è uscito di scena. Con una dichiarazione ufficiale News Corp ha annunciato infatti di aver interrotto le trattative con Telecom in attesa di chiarimenti. Ieri inoltre si sono registrate due prese di distanza: quella del gruppo De Agostini e quella della Fiat. Sia il gruppo De Agostini, sia il gruppo Fiat hanno detto a chiare lettere di non essere interessati al business telefonico. L’unico gruppo che ha manifesto interesse per un suo rafforzamento in Telecom è Benetton, già azionista di rilievo del colosso delle tlc ma è evidente che da soli i Benetton non potrebbero reggere la gigantesca baracca.
E’ anche possibile che oggi il professor Guido Rossi, in un incontro che dovrebbe avere con l’antitrust, apra una trattativa per superare il divieto di convergenza tra fisso e mobile in modo da poter così evitare la cessione di Tim. Ma i margini di manovra su questo punto sono molto stretti.
D’altronde se davvero l’ipotesi Mediaset diventasse concreta si riaprirebbe la questione del potenziale conflitto d’interesse di Berlusconi e la commissione che sta studsiando la nuova legge ne dovrebbe tener conto per evitare i pasticci della scorsa legislatura.