Cresce lo sfruttamento dei minori uno su cinque è già al lavoro

ROMA – Mezzo milione di ragazzi che, fra gli 11 e i 14 anni, invece di studiare lavora. C´è chi si limita a dare una mano nell´aziendina di casa, ma c´è anche chi fa il baby cameriere a ore in bar e in pizzerie o chi, per arrotondare le entrate di casa, lavora in fabbrica o nei cantieri. A doversela «cavare» da soli, in un modo o nell´altro, sono in tanti a quell´età: 1 su 5. E la statistica dice che, molto spesso, nella vita non riusciranno poi a trovare più il tempo per recuperare la libertà, la crescita e la cultura sacrificata: fra i 15 e i 17anni il 47 per cento dei ragazzi che già aveva cominciato a darsi da fare fin dalle medie ha lasciato la scuola e lavora in modo continuativo. Non si tratta solo di extracomunitari: il 90 per cento del lavoro minorile è italiano (fra gli stranieri c´è una netta prevalenza di cinesi). Più maschi che femmine, più Sud che Nord (se la media nazionale è del 21 per cento nel Meridione si sale fino al 35). La paga – a seconda delle ore – va dai 100 ai 400 euro mensili.
A scattare una dettagliata foto del fenomeno è un´indagine svolta dall´ Ires-Cgil su sette città italiane (Torino, Milano, Verona, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria e Catania). Dall´inchiesta (interviste sia dentro che fuori dalle scuole) emerge che i bambini lavoratori in qui sette centri sono 150 mila. Proiettando i dati sull´intero territorio nazionale si stima che la quota arrivi a 460-500 mila, in crescita di 100 mila baby-lavoratori rispetto alla precedente indagine del 2001. Nel 70 per cento dei casi, va detto, il lavoro viene svolto in ambito familiare, ma per il restante 30 ha a che fare con semplici conoscenti o datori di lavoro del tutto estranei. «Certo non siamo davanti a lavori in miniera – dice Agostino Megale responsabile dell´Ires – ma la crescita del fenomeno è preoccupante: in parte è spiegabile con il maggiore afflusso di extracomunitari, ma dietro vi è anche l´impoverimento delle famiglie». E se il sottosegretario al Welfare Grazia Sestini parla di «allarmismi da campagna elettorale», Guglielmo Epifani, leader della Cgil ritiene il quadro «intollerabile». «Questi ragazzi – ha detto – segnano il loro futuro, ma anche quello del paese. Non vi può essere competitività e sviluppo se al posto dell´istruzione c´è lavoro minorile».