«La manifestazione del 20 ottobre? Per noi è più importante il referendum che i sindacati hanno indetto per il protocollo del 23 luglio sul Welfare e a cui chiediamo di votare no». Il segretario nazionale della Fiom-Cgil, Giorgio Cremaschi, dà mostra di non tenere in grande conto l’appuntamento che ha diviso e poi riunito la «Cosa Rossa». Snobismo sindacale? «Ma no — ride Cremaschi —, è che quella manifestazione può riuscire solo se è esplicitamente contro il governo, sennò sarà un fiasco». Lei fa il difficile, ma anche la Fiom vi ha aderito. «Se è una manifestazione che è stata promossa per far vedere che la Cosa rossa c’è, allora ha solo un valore mediatico, per il resto non vale nulla».
Cremaschi di mestiere fa il sindacalista, ma i leader della Cosa rossa fanno i politici ed è ovvio che più di tanto non possono tirare la corda. «Non ci sono storie: se dobbiamo stare appesi ai sospiri di Mussi, alle incertezze di Pecoraro Scanio, alle rabbie di Giordano o alle indeterminatezze di Diliberto non andiamo da nessuna parte. Insomma, se l’unico scopo della sinistra radicale è quello di sostenere il governo, la manifestazione finirà malissimo: o sarà un flop come quella del 9 giugno contro Bush o, peggio ancora, esploderà nelle mani dei leader della sinistra…».
Ma che vorrebbe mai il leader della Fiom? «Semplice, vorrei che sullo striscione d’apertura della manifestazione ci fosse scritto: no alla politica fiscale del governo». Difficile, visto che, alla fine, il corteo si fa tutti insieme solo perché non è anti-governativo, del resto si presume che anche lei non voglia far cadere Prodi… «Che palle questa storia della paura di far cadere il governo». Bè, l’alternativa è Berlusconi. «Se la si vuole mettere così, allora parliamo un po’ di questo governo: lo scalone Damiano è peggiore dello scalone Maroni, la legge 30 versione Prodi è peggio della Biagi e la decontribuzione degli straordinari è peggiore della politica fiscale di Sarkozy. Perciò la manifestazione riuscirà solo se sarà esplicitamente contro il governo. E di questo discuteremo nei prossimi giorni. Su questo chiederò delucidazioni».
Discuterete sì, con degli interlocutori, poco propensi ad adottare questa linea, perché da Giordano a Mussi, passando per Pecoraro e Diliberto, la volontà è un’altra: quella di spronare Prodi non di contrastarlo. «E allora sarà un disastro. Se veramente quella che voi giornalisti chiamate Cosa Rossa intende muoversi così vuol dire che non dà un segnale di forza, ma di estrema debolezza. E infatti il bilancio della sinistra al governo è un bilancio fallimentare». Addirittura… « I partiti della sinistra sono all’umiliazione. Almeno prima il Partito Democratico non aveva bisogno di far vedere che non contavano nulla. Ora invece il Pd lo dimostra platealmente, come platealmente questo governo segue l’agenda che gli viene dettata da Confindustria e dalla Lega».
È un crinale difficile per la sinistra, e per Rifondazione che Bertinotti ha immaginato come partito di lotta e di governo. «Contenti loro… Non vogliono uscire da questo esecutivo? Lo decideranno i loro gruppi dirigenti, intanto io noto che è più di sinistra il governo di grande coalizione tedesco guidato dalla Merkel, dove pure i partiti che equivalgono alla Cosa rossa sono all’opposizione, di quello guidato da Prodi». Ma Cremaschi parteciperà alla manifestazione? «Ho già detto. Per me è più importante il referendum sul protocollo, che rappresenta la vera svolta a destra di questo governo. Quanto alla manifestazione vedremo. Certo, se non si ha il coraggio di dire che Tommaso Padoa-Schioppa sbaglia, che manifestazione è?». Una manifestazione — scusi la ripetizione — di stimolo al governo. «Ma le manifestazioni sono “contro” o non sono. La piattaforma con cui la Cosa Rosa aderisce all’iniziativa, invece, mi ricorda tanto Stalin. Nel ’50, con il giornale del Co-minform, non sapendo che posizione prendere su un determinato tema, Stalin fece fare un titolp di sette righe: per la pace, per la democrazia, per lo sviluppo…».
Dica le verità, Cremaschi, a lei piace tanto fare la parte del bastian contrario. «Falso. Guardi che tutti questi dubbi non vengono solo a me. L’altro giorno parlavo con uno dei promotori della manifestazione, Marco Revelli, e lui mi ha detto: se va avanti così ritiro la mia adesione…».