Cremaschi: è un accordo beffa, sale di 5 anni l’età della pensione

«Bisogna votare no perché gli svantaggi sono superiori ai vantaggi. Basta pensare allo scalone Maroni che non è stato affatto superato». Giorgio Cremaschi, leader Fiom, non ci sta.

Il provvedimento previdenziale costa 10 miliardi di euro, quindi modifiche sono state fatte. O no?
«I conti li voglio ancora vedere. Comunque sono interamente finanziati con l’aumento dei contributi previdenziali».

Perché lo scalone non è superato?
«E’ addirittura peggiorativo e lo dimostro. La legge Maroni prevedeva l’innalzamento a 62 anni nel 2014, il protocollo Cgil, Cisl, Uil lo prevede nel 2013. In realtà l’età pensionabile è stata aumentata di 5 anni in un periodo in cui le aziende cercano di allontanare i cinquantenni».

Bonanni vi ha bollato come ricattatori. E la Fiom un partito non più un sindacato.
«Io sono convinto che questo accordo è stato fatto solo per ragioni politiche. Quando il segretario della Cgil Guglielmo Epifani dice che senza l’intesa casca il governo cosa devo pensare?».

Visto il pasticcio che sta succedendo non sembra così.
«Il risultato infatti non è stato ottenuto. Questo protocollo sta facendo perdere consensi al governo, credeva che fosse un buon accordo e invece si è sbagliato. Non si può pensare che i fari della politica economica siano Padoa-Schioppa e la Confindustria».

E il sindacato dove lo mette?
«Infatti la crisi colpisce anche il sindacato. Se Cgil, Cisl, Uil guardassero la realtà smetterebbero di vantarsi di un consenso che non hanno. Se questa consultazione si fosse svolta ad armi pari, potendo spiegare le ragioni dei contrari, stravincerebbe il no dovunque».

Qual è secondo lei la cosa più sbagliata?
«La modifica dello scalone. Cgil, Cisl, Uil hanno sempre detto di essere per l’innalzamento volontario dell’età pensionabile e invece abbiamo il più brutale innalzamento obbligatorio dal 1995 ad oggi».

Ma non è stato fatto per difendere le pensioni dei giovani?
«Basta leggere il testo per capire che è l’esatto contrario. La revisione del calcolo dei coefficienti farà diminuire la loro pensione. Così come è peggiorativo il capitolo degli straordinari».

Perché è peggiorativo? I lavoratori vogliono guadagnare di più.
«E’ un provvedimento a destra di Sarkozy perché in Italia ci guadagnano le imprese. La Francia ha detassato gli straordinari, cioè la parte che va ai lavoratori. Da noi è stato decontribuito quello che va all’azienda con lo svantaggio di diminuire il monte previdenziale del dipendente. Non si tratta di pochi soldi».

Come andrà a finire?
«Nei luoghi di lavoro medio-grandi il no sarà enorme. Nelle zone dove domina la struttura sindacale, come i pensionati, credo ci saranno solo sì».