CPN del 26/27 novembre 2005: intervento di Alessandro Leoni

Non raccoglierò la bonaria provocazione di quei compagni, fra gli altri il neosegretario regionale toscano, che hanno sollecitato ad esprimersi circa la così detta “sezione italiana della Sinistra europea” per il semplice motivo che al di là dell’etichettature la sostanza dell’iniziativa non ha subito mutamenti tali da giustificare reciproci ripensamenti rispetto a quanto ci siamo detti in sede congressuale. Voglio, invece, concentrare l’attenzione sul tendenziale, progressivo palesarsi di una inquietante vocazione ipermoderata espressa dai maggiori esponenti, dirigenti dell’area maggioritaria dell’ “Unione”. Non mi riferisco esclusivamente a Prodi quanto soprattutto ai dirigenti massimi dei DS e della Margherita. Le dichiarazioni fortemente ambigue sul ritiro delle truppe italiane in Iraq ( Fassino, Rutelli, ecc.), sulla permanenza dell’impegno bellico italiano in Kossovo, Afghanistan, ecc… unite a tutta un’altra serie di “perle” (dal “processo a Mussolini” dell’ineffabile M. D’Alema, al necessario “rigore” economico-finanziario di Amato, Bersani & C.) non possono essere rimosse da più o meno enfatiche dichiarazioni sull’ottimo lavoro dei nostri (fra parentesi : chi sono e, soprattutto, chi ha deciso i loro nomi ? ) compagni nei “dodici” tavoli ufficiali che istruiscono il futuro “programma” della, composita, coalizione. E ciò non per mancanza di fiducia e stima nei confronti dei soprainnominati compagni. Del resto l’ottimismo di maniera, riproposto anche in questo CPN non trova giustificazione alcuna in un’ Europa segnata dallo “stato d’eccezione”, con relativo coprifuoco, in Francia, la Grosse Koalition in Germania e, non per ultimo, con l’adesione della sinistra, compresi esponenti di rilievo della costituenda “sezione italiana” di quella “europea”, alla manifestazione, bipartisan, filo-sionista di poche settimane scorse.

Alessandro Leoni