ra le varie questioni che naturalmente suscitano l’attenzione e la riflessione dei compagni voglio sottolinearne una che dovrebbe occupare ormai, a mio giudizio, un posto prioritario nella gerarchia delle nostre necessità. Mi riferisco all’impellente bisogno d’elaborare un cultura politica compiuta che rifuggendo dai velleitarismi, dalla demagogia e dalla pratica delle suggestioni abitui e formi il “Partito” all’analisi della realtà, alla concretezza degli obbiettivi razionalmente intesi, alla responsabilità soggettiva per i propri atti e decisioni. L’identità e l’autonomia del PRC non possono essere né temi per la polemica strumentale interna né, tanto meno, rassicuranti slogan privi di pratiche ed operative conseguenze. L’esperienza recentissima del CPF fiorentino, cioè di una, certamente, non secondaria federazione, ha visto emergere un livello del dibattito quanto meno inquietante. L’argomento della riunione riguardava l’ipotesi di “accordo” in CRT fra il PRC e il centro-sinistra per superare quella così detta “anomalia toscana” per troppo tempo comune, rassicurante formula dietro la quale si è perpetuato l’egemonismo moderato da una parte e l’ agitazionismo radicale dall’altra. Ciò che preoccupa non è stato tanto il dato numerico emerso sia dagli interventi che in sede di votazione ( l’OdG della segreteria plurale fiorentina è stato approvato con 51 voti a favore, 44 contrari e 2 astensioni ! ) quanto il tenore, il livello, la qualità delle argomentazioni utilizzate, soprattutto quelle espresse da parte dei critici.
Alla politicamente necessaria capacità d’analisi, di valutazione sui rapporti di forza ( nella società come nelle istituzioni ), sulle dinamiche in corso, anche e soprattutto in Toscana, si è contrapposto un fondamentalismo minimalista, luoghi comuni pseudo moralisti, settarismi neppure ideologici. Insomma è emersa, evidentemente non per tutti gli interventi, quella crisi della politica che si alimenta di “antipolitica” populista e superficiale che costituisce l’humus storico, fondamentale, di ogni crescita reazionaria e antioperaia.
Da ciò la priorità d’accelerare il processo rifondativo/rigenerativo dell’identità comunista contemporanea fattore decisivo anche per la costituenda “grande Sinistra” tanto necessaria per ridare forza e credibilità ad ogni ipotesi d’alternativa al presente dominio capitalistico .