Intervento al Cpn del 17-18 settembre 2005
ALBERTO BURGIO (Direzione Nazionale)
Vorrei concentrarmi su un argomento all’ordine del giorno che credo della massima rilevanza. Mi riferisco alla questione della legge elettorale. Si tratta di un passaggio molto delicato e molto complesso, e rischia di essere molto fuorviante restituirne una rappresentazione semplificata.
Non credo sia qui necessario ricordare perché abbiamo sempre detto che è questa una partita decisiva. Lo è per una questione generale e preliminare: il sistema maggioritario è un nemico della democrazia. Lo è in primo luogo per la ovvia ragione che viola il principio di eguaglianza (nella misura in cui lede fortemente il diritto di rappresentanza degli elettori che scelgono i partiti che non ottengono la maggioranza). Lo è in secondo luogo per l’effetto di delega che produce, poiché alimenta la personalizzazione della politica, il leaderismo, e la spoliticizzazione della società. Ma il maggioritario è un nemico della democrazia anche per una terza ragione persino più sostanziale: per le conseguenze che genera nella stessa dinamica sociale del paese (e questa considerazione riguarda da vicino un partito come il nostro). I paesi per tradizione maggioritaristi escludono i partiti operai, perché il maggioritario provoca una potente pulsione centrista. Non è certo un caso che uno dei primi atti istituzionali del fascismo fu l’introduzione del sistema maggioritario, e non è nemmeno un caso che i Costituenti abbiano sempre ragionato sulla base del presupposto (purtroppo non esplicitato nella Carta) del carattere proporzionalista del sistema politico repubblicano nato dalla Resistenza.
Ma sulla perniciosità del maggioritario e quindi sulla necessità di una battaglia per il ritorno al proporzionale siamo tra noi tutti d’accordo. Dov’è che ci dividiamo allora? Evidentemente ci dividiamo sulla risposta da dare alla sortita della CdL sulla legge elettorale.
Per capire è sempre utile distinguere gli aspetti diversi. In questa faccenda ci sono secondo me due aspetti che vanno tenuti ben distinti. Il primo, che concerne i motivi che hanno ispirato questa operazione della CdL, è stato messo in rilievo da molte reazioni dell’Unione e anche nella relazione del segretario stamattina. Da questo punto di vista non c’è dubbio: è un tentativo disperato fatto dal centrodestra per ribaltare i pronostici in vista delle elezioni. Questo intento si riflette sul contenuto della proposta, irricevibile perché fondata su espedienti truffaldini (a cominciare dall’idea di eliminare i voti ottenuti dalle liste che non superino lo sbarramento).
Ma attenzione: questo è solo un primo aspetto. Ce n’è un secondo altrettanto e forse ancor più rilevante. La questione dirimente è che, quali che siano i suoi scopi, questa proposta rimette in circolazione l’idea del ritorno al sistema proporzionale, riaprendo una questione per noi dirimente
che nel corso degli ultimi dieci anni era diventata un tabù.
Questo è un punto chiave. Stamattina il segretario ha polemizzato – definendola «stolta» – con la disponibilità a discutere nel merito la proposta della destra. In realtà, questa propensione è generale. Se non ci fosse stato anche un esame nel merito non si sarebbe potuto parlare di legge-truffa. Ma anche se assumessimo questa valutazione del compagno Bertinotti, resterebbe il problema posto dal fatto stesso che si è tornati a parlare di proporzionale. Questo fatto, di per se stesso, cambia il quadro, a prescindere da come se ne parli e dalle motivazioni che possono avere indotto la destra a riaprire il discorso.
La proposta della CdL irrompe su uno scenario che peraltro, invece, conosciamo benissimo. Ci sono forze come il nostro Partito che vogliono fermamente una riforma elettorale in senso proporzionale, e altre forze che non la vogliono per nulla, che sono state autrici delle riforme (o controriforme) istituzionali dei primi anni Novanta e che non hanno mai accettato di riaprire la discussione sul maggioritario per fare un bilancio delle sue devastanti conseguenze istituzionali, politiche e – come dicevo – anche sociali.
Ora io chiedo: è possibile che la nostra reazione alla proposta della destra sia in tutto e per tutto identica a quella delle forze dell’Unione che non sono avverse soltanto a questa proposta, ma sono contro l’idea stessa del proporzionale (per cui hanno subito alzato barricate, rispondendo con una virulenza estrema che non trova l’eguale in nessun altro terreno – né la guerra, né il massacro sociale)?
Si dice: la risposta che il Partito ha dato vale solo in questo passaggio perché di tutta questa questione si riparlerà dopo le elezioni. Mi si permetterà di essere quanto meno molto perplesso circa questa previsione: perché mai Prodi, Fassino, D’Alema e Rutelli dovrebbero volere riaprire questa discussione? Dove sta scritto? Perché lo si dà per certo, quando tutte le loro prese di posizione, da sempre, dicono precisamente il contrario?
Ma il problema è, se è possibile, ancor più cruciale. Quello della legge elettorale è un terreno fondativo, che decide della costituzione stessa dei soggetti politici e incide pesantemente sulle condizioni della loro autonomia e agibilità politica. Se questo è vero, su questo terreno bisogna recuperare tutta la propria autonomia di giudizio e di manovra. C’è qualcuno che vuol spiegare che cosa ci impedisca ora di dire – anzi di continuare a dire, anche in questo frangente – con chiarezza che siamo contro questa proposta ma assolutamente interessati a un cambiamento della legge elettorale in senso proporzionale e quindi assolutamente determinati a contribuirvi al più presto?
Del resto la partita ci pone subito una sfida alla quale potremmo essere costretti a dare una risposta netta: che cosa risponderemmo qualora Berlusconi desse attuazione alle sue ultime dichiarazioni (all’assicurazione di cancellare la norma che prevede la dispersione dei voti sotto il 4%)? Che cosa risponderemmo, cioè se – come riconosceva stamattina anche il compagno Franco Russo – ci trovassimo nella concreta possibilità di contribuire alla introduzione di un sistema molto vicino a quello che abbiamo sempre detto di considerare migliore (proporzionale con sbarramento)?
Questo è il punto vero. Attenzione, care compagne e cari compagni: evitiamo su un terreno così determinante di far prevalere considerazioni contingenti che attengono al rapporto con altre forze politiche. Ripeto: questa è una partita dalla quale dipendono insieme la qualità del nostro sistema democratico e le condizioni di agibilità politica del nostro Partito. È una partita chiave, nella quale dovremmo sapere recuperare in pieno la nostra autonomia di giudizio e di iniziativa, dichiarando con grande forza che, ove si rendesse possibile varare una buona legge proporzionale già nel corso di questa legislatura, il nostro Partito darebbe senza tentennamenti il proprio contributo di merito e di forza politica nel Paese e in Parlamento.