CPN del 16-17 dicembre 2006 – Intervento di Claudio Grassi

C’è tra di noi un giudizio diverso sulla Finanziaria fin dai suoi esordi. Il testo finale votato venerdì al Senato conferma, purtroppo, quanto avevamo sostenuto: si tratta di una manovra deludente, che non attua quel risarcimento sociale che l’Unione aveva promesso in campagna elettorale. I fischi di Mirafiori testimoniano quanto sia stato infelice il manifesto del nostro Partito: “anche i ricchi piangano”; così come il giudizio positivo espresso in prima battuta dalla Cgil è stato sbagliato e ha indebolito la battaglia successiva per ottenerne dei miglioramenti.
Invece una critica andava espressa fin dall’inizio: quando il Governo ha rifiutato qualsiasi proposta di ridurre l’entità della manovra, oppure di spalmarla su due anni, e non si è dato retta all’appello degli economisti che proponevano una stabilizzazione del debito. In quel momento si dovevano puntare i piedi, cosa che anche il nostro Partito non ha fatto adeguatamente. Abbiamo assunto una logica di riduzione del danno, fatto in sé non disprezzabile, ma con un atteggiamento troppo difensivo, ottenendo un risultato in sostanziale continuità con le politiche del centrosinistra degli anni Novanta.
D’altra parte non è un caso se oggi, a Finanziaria approvata, non c’è nessun movimento o sindacato che ne dia un giudizio positivo. Il malessere operaio della Fiat Mirafiori è una spia significativa di questa situazione. Non dobbiamo sottovalutarlo, anzi dobbiamo assumerlo alzando il livello di critica e, quando necessario, di contrasto con la parte moderata dell’Unione.
Questo non significa non valorizzare tutto quanto di buono abbiamo fatto, penso soprattutto alle modifiche ottenute al Senato, ma non dobbiamo aver timore nel definire complessivamente deludente la Finanziaria e l’operato complessivo del Governo.
D’altra parte quando si reintroducono i tickets, si aumentano a dismisura le spese militari e la riduzione del costo del lavoro si sostanzia con un finanziamento a fondo perduto alle imprese (che sono le più avvantaggiate da tutta la manovra), è difficile, per dei comunisti, essere soddisfatti.
Ora dobbiamo attrezzarci poiché nei prossimi mesi si addensano scelte per noi essenziali. Ne vedo principalmente tre: pensioni, privatizzazioni dei servizi pubblici locali, Afghanistan.
Su tutte queste questioni dobbiamo velocemente costruire nostre proposte. Per le pensioni va bene l’iniziativa del 18 gennaio. Dobbiamo contrastare l’offensiva dei poteri forti e anche di una parte dell’Unione, che vuole aumentare l’età pensionabile, rimettendo in campo le nostre proposte: separare l’assistenza dalla previdenza, recupero dell’evasione contributiva, regolarizzazione dei migranti. Assieme a ciò dobbiamo dare grande capillarità alla campagna già programmata dal Dipartimento lavoro in difesa del TFR.
Sulle privatizzazioni contenute nel disegno di legge Lanzillotta, che al Senato siamo riusciti a bloccare, ma che verrà riproposto, dobbiamo costruire una forte iniziativa assieme ai Comuni e ai movimenti, per ottenerne una modifica radicale. E sull’Afghanistan evitiamo di arrivare all’ultimo momento. E’ chiaro che sarebbe impossibile, non solo per chi in luglio sul rifinanziamento dissentì come il sottoscritto, ma per tutto il Partito della Rifondazione Comunista, votare la permanenza dei militari italiani in quel teatro di guerra. E’ urgente quindi discuterne, costruire proposte e alleanze, per non trovarci impreparati.