Abbiamo scelto come area “Essere comunisti” la strada emendativa, accogliendo quella che è secondo noi l’esigenza principale posta alla base di questa Conferenza d’organizzazione: quella di affrontare una vera discussione intorno alla nostra struttura politico-organizzativa e di intervenire su alcuni gravi processi involutivi che hanno caratterizzato la vita del partito in questi ultimi anni, evitando di prefigurare – con documenti alternativi posti preventivamente in competizione e con la relativa conta – gli schieramenti congressuali. Votiamo quindi il documento proposto dalla maggioranza, ben sapendo che non è il nostro documento: un documento che avremmo certamente potuto scrivere, optando per un percorso più agevole per noi ma di scarsa utilità per il partito e le sue esigenze di rilancio. Sarebbe stato il quinto documento presentato in questa Conferenza e avremmo in tal modo sanzionato – a poco più di un anno dal congresso vero e proprio – una sorta di pre-congresso mascherato, con relative discussioni e votazioni già scontate in partenza sulla base delle rispettive appartenenze. Rispondendo alla suddetta esigenza – che tra l’altro corrisponde a quella che è stata una delle componenti fondanti la cultura politica della nostra area – siamo certi di incrociare le aspettative di una grande parte del corpo militante del Prc. E’ evidente infatti che le motivazioni di tale scelta fanno tutt’uno con una grande preoccupazione sullo stato e sull’immediato futuro di Rifondazione Comunista. Abbiamo espresso un giudizio critico sull’azione del governo e sugli orientamenti di fondo che hanno ispirato la manovra finanziaria: qualche recente sondaggio che sembra premiare l’azione di contrasto del Prc non deve creare pericolose illusioni e far dimenticare i fischi dei lavoratori di Mirafiori, i quali restano al contrario un monito per tutti. E, nell’immediato, ci attende una fase politica se possibile ancor più densa di difficoltà. Occorre dunque un partito che sia davvero in grado di produrre tutto il potenziale politico e la capacità di mobilitazione necessari: l’efficacia organizzativa diviene, mai come in questa fase, un fattore immediatamente decisivo dell’azione politica complessiva. Che il documento proposto alla discussione nomini caratteri degenerativi quali la tendenza all’istituzionalizzazione, il verticismo, la separatezza dei gruppi dirigenti, gli elementi di involuzione elettoralistica – nonostante l’assenza di autocritica riguardo alle palesi violazioni della democrazia e del pluralismo interni – è comunque un fatto significativo da cui ripartire per una netta inversione di tendenza. Che, al contrario, lo stesso documento resti silente sul versante dell’analisi sociale e del lavoro è lacuna grave, solo parzialmente compensata da uno dei nostri sei emendamenti, accolto solo per la sua prima parte, e da un nostro emendamento sul Mezzogiorno, accolto integralmente. Su altri temi (su tutti: Sinistra Europea o Sinistra di alternativa?) le nostre opinioni divergono: alla discussione quanto meno il compito di circoscrivere con maggiore precisione i confini della divergenza.