Credo che la relazione del segretario colga l’elemento essenziale della fase politica che si è aperta con l’esplosione della cirsi del modello neoliberista.
E’ l’irriducibilità infatti del conflitto sociale a lasciare aperto uno spazio politico per la sinistra di classe. E’ lo sciopero del 12 dicembre che apre contraddizioni nel Pd e nel processo di costruzione bipartitista del sistema politico. L’acutizzarsi della crisi economica, con il conseguente crollo dell’impianto neoliberista fin qui dominante, evidenzia il problema politico principale che abbiamo difronte. Condizioni oggettive che preludono ad un’esplosione sociale, basti pensare ai numeri che la Cisl ha paventato di perdita nei prossimi due anni di 900.000 posti di lavoro nell’industria, e il livello più basso di condizioni soggettive.
Un’esplosione che è avvenuta in Grecia, dove la rivolta coinvolge non solo studenti o giovani generazioni, ma si incrocia con la ripresa del conflitto di classe. Credo che quello che dobbiamo recuperare non è solo lo spazio politico a sinistra del Pd con la ripetizione dell’arcobaleno, ma il riconquistare una credibilità come forza di cambiamento e un’utilità sociale persa con l’esperienza del governo. Anche in Europa infatti, e in questo non concordo con quanto sostiene Bertinotti, ovvero che la sinistra rischi la scomparsa in tutta Europa, le difficoltà insistono nei paesi dove è stata tentata l’esperienza di governo di centro sinistra. In altre realtà europee al contrario, la sinistra di alternativa è in crescita. Paesi con sistemi politici non bipolari, comunque.
Credo sbagliato quindi rispondere a qualsiasi accadimento nel mondo e in Italia con la formula, quasi bastasse essa stessa a ricostruire quel livello di coscienza spazzato via da vent’anni di dominio neoliberale, che occorre fondare un nuovo soggetto politico. Dobbiamo invece ricostruire presenza sociale attraverso il conflitto di classe, e saper sperimentare anche forme di mutualismo. Quindi bene la costruzione di una nostra piattaforma per uscire da sinistra dalla crisi. Una piattaforma per l’Italia, ma che come abbiamo visto a Venezia con Lafontaine, deve avere un respiro europeo. Poichè la responsabilità delle politiche neoliberiste è della grande coalizione che ha fin qui di fatto costruito l’ Europa di Maastricht, formata da socialisti e conservatori europei, che insistono nel voler approvare un trattato, quello di Lisbona, che manterrebbe intatto l’impianto monetarista e liberista che ha fin qui caratterizzato l’Ue. Infine, “Liberazione”. Mi sembra evidente, dai numeri, che non possono essere oggetto di interpretazione, che l’attuale linea editoriale sia fallimentare.
Ad essa si aggiunge un uso quasi ormai privatistico del giornale del partito, per campagne e prese di posizione che coinvolgono tutti noi, ma che vengono decise in piena solitudine dal Direttore.
Che di provocazione in provocazione, non ha acquistato alcun lettore, ma ne ha persi parecchi. Credo che comunque, abbiamo bisogno di ripensare tutta la nostra politica di comunicazione esterna.