Le due questioni centrali da affrontare in questo CPN sono come si esce da sinistra dalla crisi e come generalizzare il movimento di massa. E’ indubbio che l’autunno caldo si è esplicitato sia con l’onda studentesca e sia con il movimento dei lavoratori che ha scioperato ed è sceso in piazza il 17 ottobre e il 12 dicembre. Al centro delle vertenze e del conflitto sociale vanno inserite la centralità delle questioni del lavoro contro la precarietà e gli omicidi sul lavoro, i licenziamenti e le privatizzazioni. Così come la difesa del servizio pubblico, dalla sanità, alla scuola, ai trasporti. Quindi, rilanciare la proposta delle nazionalizzazioni delle banche, della scala mobile e della difesa del contratto nazionale di lavoro. Due elementi sono indispensabili al fine di organizzare la resistenza popolare all’aggressione del capitale. La prima, l’unità dei lavoratori per la rifondazione del sindacato di classe a partire dal coordinamento del sindacalismo di base con la parte più avanzata della CGIL. La seconda, la rifondazione di un Partito Comunista di massa a partire dal PRC, articolata e dispiegata nei quartieri e nei posti di lavoro, insomma, costruire l’unità dei comunisti dal basso rispondendo con le azioni e l’agire sociale ai bisogni delle masse popolari, elaborando contenuti e proposte che ci rendano utili e credibili ai lavoratori, ai giovani e ai pensionati, per la trasformazione radicale della società. Con “Liberazione” siamo arrivati al paradosso che in nome di una strumentale autonomia, è arrivato ad essere l’organo del superamento del PRC, anzi, l’organo della Costituente della Sinistra. Già nel recente passato si è distinto per articoli contro Cuba e Venezuela, per aver cancellato la pagina sul lavoro, per aver dato spazio continuo e unilaterale alla lista civica bolognese proposta da Bifo. Mi sembra semplice e naturale che un giornale comunista che informi sulle battaglie anticapitaliste, antimperialiste e resistenti debba avere e meritare un direttore comunista.