Lo sciopero della Cgil e dei sindacati di base è stato un successo proprio perché si è svolto in condizioni di estrema difficoltà. Boicottato dai media – “La Repubblica” vi dedicava il giorno prima solo un piccolo trafiletto a pag.7 – osteggiato da tutte le forze politiche presenti in Parlamento, Cisl e Uil hanno messo tutto il loro peso organizzativo per boicottarlo. In più, con la crisi che ormai morde quotidianamente il mondo del lavoro, abbiamo registrato numerosi casi, specialmente nelle piccole aziende, in cui i padroni hanno minacciato personalmente i dipendenti di licenziamento in caso di partecipazione allo sciopero. Adesso occorre dare uno sbocco alle mobilitazioni di questo autunno: l’uscita da sinistra dalla crisi si conquista con la lotta saldando la battaglia contro il carovita a quella per il lavoro. Bisogna dire No alla proposta della Mercegaglia di pagare la cassa integrazione saccheggiando i fondi dell’Inps ma bisogna chiedere che la Cigl – estesa anche alle piccole aziende – si paghi con la fiscalità generale. Su “Liberazione” pur avendo un giudizio molto critico sulla gestione Sansonetti insisto nel ritenere che il nodo non è cambiare o meno il direttore – cosa che è in capo alla direzione nazionale che come lo ha nominato può legittimamente sostituirlo – ma all’esaurimento del ruolo dell’organo stampa di partito tradizionale. Vendere 6500 copie al giorno e perdere quotidianamente 15mila euro è una assurdità, un fatto irrazionale. Propongo di chiudere il quotidiano cartaceo e di aprirne uno on line, con tanto di radio e tv via web e magari affiancarlo ad un settimanale cartaceo. Tutta la sinistra in Europa fa così e raggiunge molti più lettori con molti meno soldi di quelli che ogni giorno investiamo in “Liberazione”. L’innovazione non va solo predicata ma resa concreta. Davanti al fatto che non abbiamo più il finanziamento pubblico bisogna fare di necessità virtù e penso che questa sia la sola strada razionale da seguire. Capisco che il mio intervento parla di altro rispetto allo scontro tra “l’un
contro gli altri armati”, ma il destino di “Liberazione” cartaceo mi pare onestamente segnato. Può vivere solo se si innova e se mette in campo proposte altre da quelle fin qui seguite.