Costruire un più forte partito comunista. Rafforzare la Federazione della Sinistra.

*Segretario regionale PdCI Toscana

Il congresso fondativo della Federazione della Sinistra (FDS), come era facile immaginarsi, ha acceso speranze e delusioni. Ha fatto rinascere sopite volontà di rinnovato approccio alla politica in alcuni e rinverdito critiche e feroci stroncature in altri.

Per cui c’è chi vede nella FDS l’embrione di un soggetto politico destinato ad acquisire un profilo comunisteggiante. Chi pensa che l’eclettismo culturale e politico fortemente presente al suo interno debba continuare a rappresentarne il tratto prevalente e altri convinti di riscontrare nel costruendo processo federativo una sorta di “revival” della Bolognina.

Relativamente a quest’ultimo aspetto ci sembra di poter notare, a monte di questi timori, una analisi assai confusa e piuttosto elementare.

La FDS non nasce affatto, come invece simbolicamente ( sostanzialmente era già successo prima ) accadde alla Bolognina, con l’avvio della pianificazione per lo scioglimento del PCI al fine di cancellare, anche prospetticamente, dal panorama politico la questione comunista. Magari relegandola a sopravvivere nella coscienza di qualcuno come pura istanza culturale.

Proprio per cogliere appieno questo obiettivo si conferì allo scioglimento del PCI un aspetto formale di così forte impatto, due anni per due congressi. E che anni, dal 1989 al ’91 !

Se individuassimo, quindi, in questi elementi formali la principale fonte di preoccupazione potremmo dormire sonni tranquilli.

Dopotutto, la falce e il martello non sono a rischio di scomparsa e dentro la Federazione il PdCI e Rifondazione Comunista non hanno nei loro orizzonti il cambiamento del nome dei due partiti.

Insomma, se i simboli del comunismo, falce e martello, non ci sono è pressoché scontato il riflesso esiziale di questa assenza nel ruolo politico ma se ci sono soltanto quelli da soli non sono sufficienti.

E che l’egemonia politica dentro la FDS non sia immediatamente riconducibile ai comunisti e alle questioni di classe ci sembra un dato di fatto.

Energie rinnovabili, ripubblicizzazione del servizio idrico, e nel contempo rinuncia a promuovere il referendum abrogativo sulla legge 30 sono esempi che ci dimostrano quanto la FDS sia ancora “altra cosa” da quella sinistra di classe a cui lo stesso documento congressuale la demanderebbe. E la soluzione del problema non ci appare ne banale, ne, tantomeno, scontata.

Del resto in questa fase “regalataci” dai fatti e dagli eventi ci pare evidentissimo come e quanto i comunisti, volendo continuare a rappresentare una questione politica sul terreno della politica possano farlo, solo, attraverso un percorso interno alla FDS.

Altra cosa è la scelta, più o meno consapevole, di trovarsi ad esercitare un ruolo di testimonianza culturale, magari ottimo per un vociante conflitto accademico ma del tutto estraneo alla politica.

D’altra parte se la rivoluzione non è all’ordine del giorno la presenza nelle istituzioni diventa questione dirimente.

Questione dirimente non solo per quanto all’interno di esse, il parlamento in primis, si possa fare ma soprattutto in cosa, scegliendo di starne fuori, ci si può trasformare.

Scegliere la perenne condanna di un mondo incapace di capire la bontà delle nostre ragioni.

Scegliere di coprire le diversità fra interlocutori, avversari e nemici per poi “scoprire” che “son tutti uguali” , significa scegliere una strada diversa per fare il solito percorso di chi afferma il bisogno di una sinistra che per attrezzarsi politicamente in modo adeguato deve liberarsi di ogni zavorra ideologico-identitaria.

Una sinistra “nuova” dove si tengano in equilibrio diritti di stampo liberale e interessi di classe senza alcuna priorità.

Una sinistra nella quale ci sia posto per le istanze culturali dei comunisti a patto che queste non possano mai contaminare le scelte politiche.

I comunisti invece, con tenacia pari alle proprie convinzioni, dovranno intensificare ogni loro attività per condizionare sempre più le scelte politiche della FDS nello specifico e della sinistra più in generale.

Costruire un partito comunista più forte dentro la Federazione riunendo i comunisti e ricomponendo quanto non ha più senso sia diviso, può rappresentare la migliore garanzia per la stessa sinistra non comunista.

Può essere determinante per definire una proposta politica in grado di dare concretezza a una sinistra di classe capace nel tempo di rendersi autonoma e poi alternativa a quelle dinamiche liberal / liberiste oggi largamente egemoni nel centrosinistra.