«Così i contractor americani sparano a freddo sui civili iracheni»

Seigiorni fa almeno 28 civili sono morti in uno scontro a fuoco nel quale erano coinvolti alcuni membri della società di sicurezza americana Blackwater. Ma cosa e successo realmente? Ce ne parla Kim Sengupta dal teatro del massacro.

L’inizio della sparatoria è stato improvviso e tremendo. Uomini, donne e bambini terrorizzati si gettavano a tena per evitare i proiettili, cercavano rifugio nelle auto mentre quelli che erano alla guida tentavano disperatamente di invertire il senso di marcia per mettersi in salvo. Alcuni veicoli hanno preso fuoco a seguito dell’esplosione di un paio di autocisterne cariche di benzina. Una madre e il suo figlioletto piccolo sono morti in una di queste auto intrappolati tra le fiamme. La sparatoria di domeniche fa che ha avuto per protagoniste le guardie della società privata di sicurezza americana Blackwater, ha innescato uno dei più amari scontri tra i governo iracheno e gli americani e ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica il comportamento spesso violento degli eserciti privati occidentali che operano in Iraq dall’invasione del 2003 al di fuori di qualunque controllo e in condizioni di sostanziale immunità. Gli uomini della sicurezza della Blackwater sono accusati di aver ucciso diverse persone senza alcun motivo e senza essere stati provocati. Hassan Jabar Salman, di professione avvocato, è stato colpito quattro volte alla schiena, la sua auto è stata crivellata da otto proiettili mentre tentava di allontanarsi. Coperto di bende e disteso su un letto dell’ospedale Al Yarmukh di Baghdad, ha ricordato le scene di onore. «Ho visto uomini e bambini saltar fuori dall’auto e cominciare a camminare carponi per la strada per non essere raggiunti dai proiettili», ha detto Salman. «Ma il fuoco non cessava e molti sono morti. Ho visto un bambino di circa dieci anni saltare giù da un minibus in preda al terrore. È stato colpito da un proiettile alla testa. Sua madre urlava il suo nome, poi ha tentato di raggiungerlo e anche lei è stata uccisa». Alla fine il bilancio era di 28 vittime. Mentre la rabbia degli iracheni non accennava a diminuire, l’amministrazione americana ha sospeso tutti gli spostamenti di tena fuori della Zona Verde fortificata, il governo iracheno ha revocato la licenza della Blackwater che però è ancora alle dipendenze del governo degli Usa. La Segretaria di Stato, Rice, ha tuttavia promesso una inchiesta «trasparente» su quanto è accaduto. La Blackwater e il Dipartimento di Stato Usa insistono nel dire che le guardie hanno aperto il fuoco per difendersi dopo l’esplosione di una bomba e il fuoco incrociato di alcuni cecchini. Da quanto riferitoci da esponenti delle forze di sicurezza irachene e da funzionari del governo e dalle ricerche da noi effettuate, emerge uno scenario significativamente diverso dalla versione americana. C’è stata l’esplosione di una bomba. Ma l’esplosione era troppo lontana per rappresentare un pericolo per le guardie della Blackwater e per i membri del Dipartimento di Stato. Non abbiamo trovato nemmeno un testimone oculare iracheno disposto a confermare il fuoco dei cecchini. I testimoni affer-rhano che le prime vittime della sparatoria sono stati due genitori con-il figlio, la madre e il piccolo condannati ad una morte atroce a causa del calore sviluppatosi quando la loro auto ha preso fuoco. Secondo questa testimonianza, le guardie private hanno sparato anche ai soldati e ai poliziotti iracheni e successivamente la Blackwater ha chiamato sul posto un elicottero da combattimento che ha causato ulteriori vittime. La Blackwater confuta questa versione dei fatti, come l’ambasciata americana che ha sostenuto che la squadra della Blackwater aveva «reagito ad un attentato con un’autobomba». Ma le vittime forniscono un quadro diverso dell’accaduto. Hassan Jabar Salman ha detto di aver voltato in direzione di piazza Nisoor dietro al convoglio della Blackwater quando ha avuto inizio la sparatoria. «C’erano otto stranieri su quattro Suv; ho sentito una esplosione in lontananza e a quel punto gli stranieri hanno cominciato ad urlare e a farci segno di indietreggiare. Io ho fatto inversione e non avevo percorso nemmeno trenta metri quando hanno cominciato a sparare. La mia auto è stata colpita da 12 proiettili e si è rovesciata su un fianco. Quattro proiettili mi hanno colpito alla schiena e un quinto al braccio. Perchè hanno aperto il fuoco? Non lo so. Nessuno, ripeto nessuno, aveva sparato contro gli uomini della Blackwater. Gli stranieri ci avevano chiesto di tornare indietro e io lo stavo facendo e non avevano alcun motivo di sparare». Muham-med Hussein, il cui fratello è stato ucciso nella sparatoria, ci ha detto: «Mio fratello stava guidando quando dinanzi a noi abbiamo visto un convoglio dì vetture nere. Poi d’improvviso ho visto mio fratello che si accasciava nell’auto. L’ho tirato fuori e ho visto che era stato colpito da un proiettile al petto
La «domenica di sangue» di Baghdad è diventata un braccio di feno tra il governo iracheno e gli Usa avente per oggetto la sovranità. H primo rninistio iracheno, Nouri al-Maliki, ha detto: «Non tollereremo l’uccisione a sangue freddo dei nostri cittadini». Questa sparatoria, ha detto, è stata la settima del genere provocata da uomini della Blackwater. La Blackwater, la cui sede si trova nella Carolina del nord, è una delle principali beneficiarie dei contratti conclusi daU’arruninistra-zione americana per garantire la sicurezza dei funzionari di alto livello.
La sua reputazione in Iraq è particolarmente controversa. Fu il linciaggio di quattro dipendenti della società nel 2004 a scatenare il sanguinoso conflitto a Fallujah. I cadaveri degli uomini dalla Blackwater furono bruciati, trascinati per le strade e poi appesi ad un ponte. Sembra che gli uomini della Blackwater guadagnino circa 600 dollari al giorno. Domenica 16 ci trovavamo nel quartiere di Mansour che è considerato un esempio di come la nuova strategia americana stia contribuendo a far diminuire la violenza quando abbiamo sentito il rumore assordante di una esplosione, poco dopo mezzogiorno. Cinque o sei minuti dopo abbiamo sentito il crepitio delle armi da fuoco in direzione sud. n capitano di polizia Ali Ibrahim, che era di servizio vicino a piazza Nisoor, ci ha detto: «La polizia stava cercando di facilitare il passaggio degli uomini della Blackwater quando sono stati presi dal panico e hanno cominciato a sparare. Nessuno stava sparando
contro di loro».

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© The Independent
Traduzione di Carlo Antonio Biscotto