Poteva andare bene fino a ieri. Fino a domenica. Certo era un ripiego ma, insomma, meglio di niente. Poi, però, ci sono state le primarie del partito democratico, quei tre milioni e mezzo di persone che sono andate a votare per scegliere Veltroni come leader. E in appena quarantotto ore molte cose sono cambiate. Ora i moderati, il centro della maggioranza dispone di un nuovo partito, onnivoro, che vuole occupare tutti gli spazi. Che disegna nuovi scenari, magari con nuove alleanze. Non per l’oggi ma forse già per domani mattina. Ecco perché, come hanno detto tanti commentatori, le primarie hanno finito per porre quesiti anche alla sinistra. Alle sinistre della maggioranza. Rifondazione, Pdci, verdi e Sinistra democratica fino a ieri stavano discutendo – e quasi solo discutendo – di come dar vita ad un processo aggregativo, unitario. Si parlava di una forma federativa, sul modello di quella a cui diede vita, negli anni d’oro, il movimento sindacale. Ma appunto, dopo il 14 ottobre, quel “modello” non può più essere sufficiente. Non può bastare.
Serve qualcosa di più. Serve molto di più. A sostenerlo è uno dei padri nobili della sinistra, Giovanni Berlinguer, eurodeputato della Sinistra democratica. In un articolo per “il Riformista” Berlinguer dice, fa capire che la sfida col piddì rischia di diventare impari. Se ci si accontenta della federazione, della sommatoria fra quattro sigle. Lui ha un’idea precisa: «Credo – scrive – che occorra avviare un processo costituente capace di attrarre altre forze, per enucleare gli orientamenti strategici di un nuovo soggetto». E indica anche una scaletta di temi che dovrebbero costituire la “cifra” di questa nuova forma politica della sinistra: il lavoro, la riforma elettorale «per riconsegnare ai cittadini il potere di scegliere gli eletti», la riduzione dei costi della politica e gli investimenti sul sapere e la ricerca. un intervento, questo di Giovanni Berlinguer che è destinato a pesare. Soprattutto perché arriva in una situazione già in movimento. E’ dell’altro giorno, quando ancorastavaper essere ultimato lo scrutinio dei voti alle primarie, la prò -posta di Franco Giordano per arrivare, entro dicembre, ad una sorta di Stati generali – meglio, ad una sorta di Social Forum – avendo già avviato una qualche forma di organizzazione. L’idea è che a questo soggetto possa iscriversi anche chi fino ad oggi ha scelto di non “militare” nei partiti esistenti. Un’idea che, per dirne una, ieri Carlo Leoni – deputato della Sinistra democratica -ha giudicato assai interessante. «Certo, dice, non vedo perché chi vuole dare una mano a costruire questo soggetto debba per forza passare per Rifondazione, Pdci, i verdi o il nostro movimento».
Carlo Leoni dice qualcosa di più però. Lo scrive sul quotidiano telematico “aprileonline”. Anche lui sostiene che la forma federativa forse davvero non basta più. «Serve altro. Serve una casa comune che superi la frammentazione attuale di sigle e simboli, un luogo aperto alla partecipazione di tutti». E aggiunge: «Siamo d’accordo sugli Stati generali, siamo d’accordo che debbano assumere la forma del Social forum per garantire la massima apertura ai movimenti, alle organizzazioni, alla società civile. Ma per favore si decida immediatamente una data e un luogo per quest’appuntamento». «No, davvero – conclude – non ha molto senso continuare ad aspettare». E ancora. Segnali arrivano anche dai comunisti italiani e dai verdi. Sì, anche dai verdi che forse non sono stati mai espliciti come in queste ore. Più di tutto lo è il sottosegretario Paolo Cento, anche lui convinto che «la prò -va del piddì segna anche la necessità di rafforzare il progetto di una sinistra federativa, innovativa, ecologista e solidale, capace di sfidare l’egemonia dei democratici e di tenere aperto un progetto di sinistra in Italia». E dello stesso avviso, anche Angelo Bonetti, capogruppo alla Camera del Sole che ride: «Ora si facciamo le primarie sul programma e sui contenuti che dovranno caratterizzare il futuro soggetto della sinistra». E anche lui lancia una proposta: «Sarebbe bene se da marzo prossimo si potesse avviare una consultazione degli italiani: solo così potremo costruire un soggetto politico a sinistra che sia di governo, laico, riformatore, ecologista ed innovatore. Serve, dunque, un’espressione di democrazia sui temi che dovranno caratterizzare il futuro della sinistra plurale». Tanti progetti, e anche tanti modi diversi di chiamare questo nuovo soggetto politico. Comunque, tutto si è messo in movimento.