COSA ROSSA : RITORNO AL PDS ?

Cosa Rossa: focalizziamo due questioni, una contingente e l’altra strategica. Contingente: il gruppo dirigente del Prc afferma che la grande manifestazione del 20 ottobre ne è stata la fucina. Come si fa, razionalmente, a dirlo? I Verdi e la Sinistra Democratica, la metà della Cosa Rossa, erano quasi del tutto assenti. L’intero corteo era invece segnato da una presenza imponente di bandiere e militanti del Prc, del Pdci e della sinistra sociale. Chi ha vissuto la manifestazione ha avuto la certezza di essere presente alla più grande manifestazione comunista dallo scioglimento del Pci e non ha mai avuto l’impressione che da qualche parte palpitasse la Cosa Rossa. Chi spaccia il 20 ottobre come sua data di nascita opera una forzatura. La realtà delle cose ci dice piuttosto che quel corteo, piaccia o no, ha visto materializzarsi sul campo l’unità dei comunisti, Prc e Pdci innanzitutto. Non solo, ma innanzitutto. L’unità dei comunisti come indicazione oggettiva e di massa, una richiesta proveniente dallo stato presente delle cose, che vede da tempo una dura, vasta offensiva del capitale contro il lavoro e chiede di nuovo alle forze comuniste e anticapitaliste di svolgere ruolo e funzione di classe. Se qualcosa ha decretato il 20 ottobre non è la nascita di una vaga forza di sinistra ma il superamento della rottura tra i comunisti: intanto tra Prc e PdCI.

La forzatura con la quale si vuol spacciare il 20 ottobre come crogiuolo della Cosa Rossa ci porta alla questione strategica: la Cosa Rossa è essa stessa una forzatura sulla realtà delle cose. Non nasce come esigenza di massa e di classe, ma è un’invenzione di gruppi dirigenti ristretti, dai segni politicisti , lontana dal sentire comune e che ha bisogno di inventarsi una base di massa – il 20 ottobre – che non le appartiene.

Con la Cosa Rossa si vorrebbe far nascere un nuovo soggetto politico. Ha una sua liceità – ci è concesso ? – l’affermare che un nuovo soggetto dovrebbe almeno dotarsi ( poiché progetto ambizioso) di quattro elementi fondamentali ? Un senso – se non storico – almeno di fase; un supporto politico e teorico; una passione di massa; un progetto strategico.

Vediamo, iniziando dal senso di fase. L’esperienza dei comunisti e della sinistra nel governo Prodi ci dice chiaramente che l’intenzione di conquistare obiettivi significativi per la pace e il lavoro attraverso schermaglie parlamentari sulla base di rapporti di forza sociali sfacciatamente favorevoli al capitale si è rivelata, di nuovo, un’illusione e che ciò che davvero – qui ed ora – occorrerebbe è il cambiamento di tali rapporti attraverso un nuovo ciclo di lotte sociali. Per questo nasce la Cosa Rossa? No: essa nasce, specularmene al Pd, nell’area governativa, con chiara vocazione governista, presentandosi obiettivamente come alleata strategica del centro sinistra e, nel sacralizzato contesto bipolare ( Mussi grande teorico), quale inevitabile ancella del Pd.

Nasce con un minimo supporto politico e teorico? Non se ne vedono segni ed è lo stesso Bertinotti a denunciare questa carenza, grave poiché destina il nuovo soggetto a probabili degenerazioni: istituzionali, politiche ed etiche.

Nasce, la Cosa Rossa, sulla base di un’onda popolare? Sebbene vi sia una giusta richiesta di unità delle sinistre ( unità che va perseguita sulla base delle diverse autonomie ma che – storicamente – inficia ogni tipo di unità proprio di fronte alle precipitazioni organizzativistiche tendenti alla riduzione ad uno) essa nasce piuttosto come un carro armato che passa sulle culture politiche comuniste, anticapitaliste e antagoniste. Come una livella sui sentimenti del popolo dell’alternativa sociale.

E’ dotata di un progetto strategico? Allude ad un’alternativa ai rapporti capitalistici di produzione ? Sembra, piuttosto, un ripensamento occhettiano, un ritorno pidiessino.

Vale la pena, dunque, rinunciare a ciò che la realtà delle cose va richiedendo, cioè un soggetto delle forze comuniste e anticapitaliste, tendenzialmente di massa, non chiuso nel recinto istituzionalista, che sappia proporsi come forza catalizzatrice della stessa diaspora comunista, motore delle forze antagoniste e di movimento ed anche punto di riferimento per una più vasta unità di sinistra volta alla conquista di comuni obiettivi politici e sociali ?

Non ne vale la pena. Sarebbe solo l’ennesimo tentativo – vano, rispetto alla dialettica della lotta di classe – di prosciugamento della spinta anticapitalista. Mentre il rilancio del soggetto comunista e anticapitalista è stato e rimane il compito per cui nacque Rifondazione Comunista. Che per assolverlo deve continuare a vivere e svilupparsi.