Cosa rossa, per il sìmbolo è scontro su falce e martello

La Sinistra arcobaleno si prepara a correre da sola alle elezioni, presentando una lista unitaria guidata dal presidente della Camera Fausto Bertinotti. La decisione è unanime anche se, prima di avviare definitivamente la macchina elettorale, l’ala radicale del centrosinistra prova a giocare un’ultima carta con Veltroni: la richiesta di una verifica programmatica con il Pd. Un ultima chances per siglare un’alleanza.
L’incontro con il segretario del Pd lo si vuole nel giro di pochi giorni perchè l’opinione comune di Prc, Verdi, Sd e Pdci è che non si debba perdere ulteriore tempo.
La richiesta di un incontro con il segretario del Pd è motivata dalla volontà di non «riconsegnare l’Italia a Berlusconi». Una colpa che la sinistra non vuole addossarsi. Si cercherà dunque di fare pressing sul segretario del Pd mettendo in chiaro che se alle elezioni non ci sarà un nuovo centrosinistra in grado di opporsi compatto al Cavaliere «la responsabilità è solo del Pd».
Nel caso arrivasse il no di Veltroni, la sinistra ha però già messo in campo il piano B: correre da sola alle elezioni con Bertinotti candidato premier. Insieme all’ex segretario del Prc ci sarà una donna, e molto probabilmente a fare da numero due sarà la verde Grazia Francescato. n sì unanime alla candidatura del presidente della Camera viene considerato una sorta di mediazione politica soprattutto con Sd. Il movimento di Mussi ha infatti dato il suo via libera alla candidatura di Bertinotti ottenendo però il sì convinto di Rifondazione a tentare fino all’ultimo un’intesa con Veltroni.
La sinistra andrà dunque da Veltroni, con la determinazione però di risolvere la questione in tempi rapidi, perchè il rischio che si vuole evitare è quello che il Pd provi a sparigliare le carte. Non dobbiamo andare da Veltroni con il cappello in mano, è il ragionamento che si è fatto nel vertice dei leader dei quattro partiti, ma verificare se c’è la possibilità di un’intesa sul programma. In caso contrario lavorare alla riduzione del danno, cioè aprire un confronto su possibili accordi tecnici per il Senato.
Parallelamente alle trattative con il Pd, l’altro nodo da sciogliere resta invece quello del simbolo. A puntare i piedi sono per ragioni diverse Sinistra Democratica ed il Pdci. Il partito di Diliberto non rinuncia alla falce e martello, un segno di riconoscimento indispensabile per il Pdci per non perdere dei voti. Un no secco arriva invece da Sd, convinta che il nuovo soggetto politico debba avere un logo altrettanto nuovo. La questione sarà oggetto di discussione già in una prima riunione fissata per oggi del tavolo organizzativo che si occuperà di simbolo cosi come delle candidature.
In contemporanea lavorerà anche un altro gruppo di lavoro che si dedicherà al programma. La sinistra ha in mente di definirlo attraverso consultazioni che si terranno il 24 e 25 febbraio.