Da un lato c’è l’esigenza di marcare le distanze il più possibile dalla svolta law and order del Pd targato Veltroni. Dall’altro c’è la volontà di non rompere con la maggioranza e (quindi) di non stravolgere l’impianto del decreto sulla sicurezza. Conseguenza: la Cosa rossa non farà saltare il tavolo, ma di certo non può permettersi di avallare senza se e senza ma il provvedimento. Il decreto sicurezza arriva oggi in commissione Affari costituzionali del Senato e la sinistra dell’Unione prova a mettere a punto la sua road map. E, neanche a dirlo, il fronte caldo diventerà nei prossimi due mesi quello degli emendamenti su cui è già a lavoro, articolo per articolo, un pool di giuristi con l’obiettivo di cambiare il più possibile il provvedimento senza, appunto, rovesciarne l’impianto.
Ma partiamo dai distinguo con i democrats. Il capogruppo di Sd al Senato Cesare Salvi la mette giù dura: «Il governo parla con Fini che dice che i rom non sono integrabili. Siamo alla logica emergenziale e para-razzista. E’ inquietante. E questo il nuovo conio di Veltroni?». Stesso clima dalle parti di Rifondazione: «Quel provvedimento lo vedo male. Non si risolvono i problemi dell’immigrazione secondo una logica repressiva. Siamo pure incazzati perché Prodi prima di discutere con tutta la sua coalizione ha provato a parlare col centrodestra» afferma il capogruppo del Prc in commissione Affari costituzionali Claudio Grassi. Che dentro Rifondazione il malessere sia più che palpabile lo testimonia anche la scarsa compattezza mediatica offerta in questi giorni. Il quotidiano del partito, Liberazione, si è ormai collocato su una linea di opposizione (al partito e al governo), il grosso dei dirigenti, dopo il sì di Ferrero al cdm (vincolante, e non poco), spara ad alzo zero sul Pd ma cerca pure terreni d’incontro, le opposizioni interne sono sul piede di guerra: Cannavo e Turigliatto hanno già detto no su tutta la linea e Fosco Giannini parla di «spirito reazionario che non ha nulla a che fare con l’integrazione sociale». A quattro mesi dal congresso del Prc non è poco. Per mettere a punto la linea, Giordano ha convocato una segreteria per oggi alle otto di mattina, prima cioè che inizi il round del Senato. E ieri è intervenuto anche il presidente della Camera Fausto Bertinotti che, ospite della trasmissione Otto e mezzo, ha dichiarato: «Dobbiamo fare una discussione non sfuggente su dove alberga la violenza nella nostra società altrimenti la nostra impotenza è tragica». Poi ha aggiunto: «Io penso che la nostra autocritica è di aver sottovalutato il carattere devastante della violenza, pensando che ci fosse una violenza buona». E sul decreto: «C’è un’emergenza e dobbiamo intervenire», anche se la logica cui ispirarsi deve essere, per Bertinotti, soprattutto quella della prevenzione e dell’integrazione. E su questa linea – legalità e integrazione – sono all’opera i giuristi di Rifondazione. Gli emendamenti, infatti, si muoveranno lungo tre direzioni. La prima: verificare la costituzionalità dell’ampliamento di poteri ai prefetti. La seconda: trasferire i controlli delle espulsioni dal giudice di pace al giudice ordinario.
La terza: restringere la gamma dei motivi che consentono le espulsioni. «Dire che le espulsioni si possono fare per motivi di sicurezza pubblica e di decoro significa poter allontanare chiunque. Bisogna specificare le norme se non si vogliono fare le espulsioni di massa» avverte il capogruppo del Prc al Senato Russo Spena.
Il lavoro degli esperti mirerà a cambiare questi tre aspetti. I prossimi quindici giorni serviranno per le verifiche di costituzionalità poi, sempre in commissione, si aprirà la partita degli emendamenti. Spiega Peppino Di Lello, ex magistrato e oggi senatore di Rifondazione: «Non vogliamo stravolgerne l’impianto ma mi pare che questo decreto sia in contrasto con la direttiva dell’Ue relativa alla libertà di circolazione dei cittadini europei. Quella direttiva stabilisce che dopo tre mesi di permanenza i cittadini devono acquisire i requisiti di legittimazione di soggiorno, come un lavoro o una casa. Chi non li acquisisce viene allontanato dal ministero. Ma non c’è il divieto di reingresso. Oggi questo potere non solo viene dato ai prefetti ma allargato senza indicare le fattispecie di reato». E Massimo Villone (Sd) afferma: «Valuteremo accuratamente i presupposti di costituzionalità. L’operazione fatta è stata quella di innestare sui cittadini comunitari pezzi di disciplina riguardante quelli extracomunitari. Si può fare? Ci si attiene alla giurisprudenza della Corte costituzionale?». Ad oggi. Rifondazione continua a ripetere che il testo, così com’è, non lo può votare. Ma Russo Spena è ottimista: «Ci sono ancora due mesi di tempo».