Il messaggio delle compagne dell’ass. La Que Sabe-Monfalcone , del Circolo Femminista Donna Proletaria-Milano e di Mujeres Libres blog-Torino, inviato alle compagne di ‘controlaviolenzadonne.org’ , organizzatrici delle 150.000!
” Care compagne, io (a nome di Circolo Femminista Donna Proletaria , ndr) e le compagne de La Que Sabe e di Mujeres Libres non abbiamo solo partecipato, è troppo poco, abbiamo ‘vissuto’ la manifestazione e vi spiego perchè.
Desideriamo innanzitutto ringraziarvi per il vostro impegno, profonda che erompe dal cuore quando l’Autonomia Femminile diventa protagonista e la n prima persona di crearsi il proprio destino e di non delegarlo più a nessuno, né a destra nè a sinistra, nè alla ‘sicurezza’ , né a chi crede di rappresentarla parlando a suo nome, sia che si chiami ‘rappresentanza’, sia che si chiami ‘coscienza di classe’ , la variante di sinistra della rappresentanza parlamentare.
Costoro rappresentano solo se stessi, non rappresentano noi donne.
Cominciamo dal separatismo.
Il ‘separatismo’- non avere accettato adesioni maschili e presenze maschili se non alla coda del corteo – è stata per prima cosa, la nostra risposta politica al richiamo dell’ordine patriarcale, che ci considera e vuol farci credere incapaci – senza il maschio – di Autonomia e di crescita politica e rivoluzionaria.
Per questo tutti i media – un coro solo – hanno gridato preoccupati allo ‘scandalo’ del separatismo, per questo molti uomini si sono sentiti offesi, a livello psicologico, per il nostro rifiuto, perchè non solo sono incapaci di riconoscere la nostra Autonomia, ma perchè politicamente la temono, temono che crolli il sistema patriarcale su cui si fondono i loro previlegi.
E poi dallo ‘scandalo’ , la cacciata dal corteo e dal palco delle ‘politiche’, le donne parlamentari (1)
Noi non deploriamo, ma esultiamo per lo ‘scandalo’ della cacciata delle ‘politiche’ – le onorevoli di centro-destra e sinistra, che per tutto il corteo hanno cercato di intrufolarsi e alla fine occupato abusivamente il nostro palco, a piazza Navona, per rivendicare se non l’organizzazione del corteo, almeno la sua ‘maternità’.
Ebbene, tale cacciata dal palco è stata la nostra prima risposta seria, corporale, a suon di spintoni e insulti – corporale- lo sottolineo – e non ‘critica’ alla Grillo, contro la ‘Casta’ politica femminile che si arroga, tutti i giorni, il diritto di rappresentarci, in parlamento in nome di un voto, e in piazza in nome di una presunta ‘sorellanza’ di genere.
Ribadiamo una volta per tutte che non ci rappresentano, non ci rappresenteranno mai le donne borghesi che sfruttano le nostre lotte, le lotte delle donne del popolo, delle proletarie, per i loro interessi, per acquisire quei posti di potere cui oggi possono ambire solo tramite il sesso o il prestigio maritale.(2)
Noi, con questa grande manifestazione di lotta, con le sue parole d’ordine, ci rappresentiamo da noi stesse, è finita l’epoca delle deleghe parlamentari e della ‘coscienza di classe’ , l’infuso dei ‘partitini’ della sinistra pseudo-rivoluzionaria che per decenni ci hanno detto cosa essere e cosa fare.
L’Autonomia Femminile è la nostra coscienza, la nostra politica è il messaggio di lotta che inviamo a tutto il patriarcato capitalista (3)
Vi ringraziamo anche per la ‘sicurezza’ che ci offrite, il pacchetto, ma lo respingiamo al mittente, non attacca più questa ipocrisia, da ieri, urlando la nostra rabbia, abbiamo ucciso la vittima che avevate costruito in noi, reagendo non abbiamo, d’ora in avanti, più paura del conflitto.
Ci siamo riconosciute capaci di lottare e di difenderci per conto nostro, a modo nostro, come noidecideremo, contro la vostra violenza , per la nostra Rivoluzione, un mondo senza oppressi e sfruttati!
Un caro abbraccio a tutte.
Emma, Circolo Femminista Donna Proletaria (Milano)
Paola, La Que Sabe (Monfalcone)
Ilaria, Mujeres Libres (Torino)
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1) Deputate e senatrici del marciume parlamentare, presentatesi come “rappresentanti” politiche delle donne: Giulia Buongiorno, Mara Carfagna, Giovanna Melandri, Alessandra Mussolini, Barbara Pollastrini, Stefania Prestigiacomo, Livia Turco
2) La critica più subdola che è stata mossa alle manifestanti per la estromissione delle parlamentari, è che – così facendo – perdevano l’occasione di avere una sponda in parlamento per l’approvazione accelerata delle leggi in cantiere “a protezione delle donne”. In realtà, le manifestanti, col loro comportamento ostile, hanno pubblicizzato la natura radicale, anti-parlamentare e anti-sistema, della mobilitazione. Nessun striscione, nessun cartello, nessuno slogan chiedeva “leggi a favore delle donne”! Siamo di fronte ad un passo avanti della lotta politica rivoluzionaria in Italia: chi lo capisce, bene; chi non lo capisce, se ne accorgerà tra breve…
3) Alcune nostre parole d’ordine:
Altri striscioni, cartelli e slogan: “L’assassino non bussa, ha le chiavi di casa”, “Contro la violenza del maschile, autonomia femminile”; “Libere di agire, capaci di reagire”; “Donne, se ci ama da morire, preoccupiamoci”; “Violenza familiare, violenza patriarcale”; “Se la violenza è sotto il tetto che ce faccio cò sto pacchetto”; “Violenza familiare, basta sopportare”; “Famiglia assassina”; “Ne uccide più l’amore che il tumore”; “Fuori i fascisti da questo corteo”; “La violenza contro le donne non dipende dal passaporto, la fanno gli uomini”; “Giù le mani dalle donne!”; e così via, passando dagli slogan lesbo, fino allo striscione “Urlare la nostra rabbia, trasformarla in forza, trasformare la nostra forza in lotta”.
(da agirepercapire-donne e rivoluzione)