Tempo scaduto. La scuola va verso lo sciopero generale e il Governo Prodi finisce nel mirino: se sul contratto non ci saranno novità il 13 aprile insegnanti e personale Ata (amministrativi, tecnici, ausiliari) incroceranno le braccia. La decisione è stata comunicata da Flc-Cgil, Cisl e Uil con una lettera inviata al presidente del Consiglio, Romano Prodi, ai ministri della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa, della Funzione Pubblica, Luigi Nicolais e al presidente dell’ Aran, Massimo Massella.
Il contratto riguarda oltre un milione di lavoratori (il comparto più numeroso della pubblica amministrazione) e si riferisce al biennio economico 2006/07, scaduto dal 31 dicembre 2005. «La protesta del mondo della scuola è finalizzata a superare il silenzio e i ritardi – scrivono le organizzazioni sindacali nel documento unitario – ed è conseguente alla mancata certificazione delle risorse per la valorizzazione del personale. Denunciamo anche il grave ritardo che si registra sul memorandum specifico previsto nel testo siglato il 18 gennaio scorso tra Governo e sindacati». Secondo i sindacati la mancata trattativa rende sempre più concreta la possibilità di far slittare l’accordo al termine del biennio: «Ipotesi per noi inaccettabile», tagliano corto Enrico Panini (Flc-Cgil), Francesco Scrima (Cisl) e Massimo Di Menna (Uil).
I sindacati sottolineano che sulla definizione delle risorse economiche aggiuntive agli stanziamenti previsti nelle Finanziarie 2006 e 2007 per tutti i comparti del pubblico impiego, non c’è stato alcun riscontro. Si tratta di cifre derivanti, tra l’altro, dai minori costi per gli organici. «I risparmi ci sono effettivamente stati, come ci ha più volte comunicato il ministero della Pubblica istruzione, ma dall’Economia non è mai arrivata la certificazione della reale entità delle somme», spiegano ancora i rappresentanti dei lavoratori che chiedono una ricognizione di tutte le risorse disponibili per la contrattazione. Nella lettera i sindacati citano i dati Istat secondo i quali la spesa per l’istruzione, negli ultimi 16 anni, è diminuita di oltre l’11% rispetto al tasso medio di incremento della spesa pubblica globale. «Perdita che secondo l’Istat può essere quantificata in 4,2 miliardi di euro all’anno».
Il 13 aprile i lavoratori della scuola vengono invitati a scendere in piazza contro il Governo «per fare in modo che il contratto, scaduto da 14 mesi, venga firmato prima della fine dell’anno scolastico. Perchè l’istruzione, il sapere, la scuola siano considerati settori di investimento, e condizioni indispensabili per lo sviluppo del Paese e la coesione sociale».
La mobilitazione per il contratto è stata proclamata nei giorni scorsi anche dallo Snals-Confsal e dalla Gilda degli insegnanti.