Contratto, cresce la mobilitazione per lo sciopero del 16 aprile

Cresce il clima intorno allo sciopero della scuola e del pubblico impiego in programma per il prossimo 16 aprile. Mentre il governo continua a mandare “mezze risposte”, le adesioni alla mobilitazione sono sempre di più. L’ultima in ordine di tempo è quella degli insegnanti precari. I Comitati degli insegnanti precari in una nota contestano «il mancato rispetto degli impegni del governo sulla scuola e denunciano il narcisismo del ministro, fatto di quotidiane esternazioni tanto vacue quanto contraddittorie». «A un anno dal cambio di maggioranza, al quale la scuola ha dato un contributo senza precedenti – si legge ancora – nessuno degli impegni elettorali è stato onorato. Restano, purtroppo, solo i mis-fatti: il mancato rinnovo del contratto, la drastica contrazione dei fondi per le attività didattiche e amministrative; l’assenza delle disponibilità economiche per le retribuzioni del personale supplente (da vari mesi) e dei commissari degli esami di stato (dal 2005/06); l’ulteriore diminuzione del tempo scuola; l’aumento degli alunni per classe; la netta contrazione delle cattedre». Ma soprattutto – fa notare Gianfranco Pignatelli, presidente nazionale dei Cip «non è stato neanche avviato il millantato piano triennale per l’assunzione in ruolo dei precari, vagheggiato solo nella legge di bilancio ma sprovvisto della definizione dei contingenti reali e della necessaria copertura finanziaria, come non c’è stato il rilancio della scuola statale e meno che mai la promessa valorizzazione della funzione e della dignità dei docenti». Intanto, la Pubblica istruzione “lavora” sull’immagine. Ieri il ministro ha annunciato una giornata, da tenersi per maggio, tutta dedicata alla scuola come «testimonial di se stessa» per mostrare e illustrare le tante «buone pratiche» che la contraddistinguono. La giornata «la scuola siamo noi», ha spiegato il ministro Fioroni, vuole essere un momento «per dare l’opportunità alla società italiana di conoscere le quasi 11 mila scuole che quotidianamente continuano buone pratiche e attuano programmi innovativi e che non possono essere filtrate da quella pessima serratura che è il telefonino».
Per quanto riguarda il rinnovo del contratto, ieri il ministro Fioroni è tornata a dire che farà di tutto per trovare le risorse necessarie. Il punto, ovviamente, non è la sua volontà ma quella del ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa, che non ha nessuna intenzione di allargare i cordoni della borsa né per gli insegnanti né per i dipendenti pubblici.
«Le posizioni sono molto distanti – ha precisato l’altro ieri il segretario della Flc Cgil, Enrico Panini all’uscita dell’ennesimo incontro con alcuni rappresentanti del governo – perché noi ribadiamo la necessità di quantificare le risorse utilizzabili in modo specifico per il contratto della scuola, mentre il ministro Padoa Schioppa in alcuni passaggi ha messo addirittura in discussione che queste risorse ci possano essere. Lo sciopero è confermato – ha proseguito Panini – a conferma che ognuno di noi ha ben chiaro che le leggi finanziarie hanno inciso in modo netto sulla scuola, che le risorse da utilizzare per il rinnovo contrattuale ci sono e che noi vogliamo la rapidissima apertura dei tavoli contrattuali». Insomma, i soldi ci sarebbero ma il titolare dell’economia vorrebbe tenerseli ben stretti. Francesco Scrima, segretario della categoria scuola della Cisl: «Riteniamo che la nostra rivendicazione sia sacrosanta e legittima perché quei soldi appartengono alla scuola. Ma non ci sono state date risposte». Il 16 aprile in piazza a Roma ci saranno anche i professori e gli insegnanti iscritti all’Unicobas, ma con una manifestazione diversa da quella delle altre sigle: «L’esecutivo continua a negare risorse adeguate al rinnovo dei contratti pubblici» afferma il segretario Stefano D’Errico che poi attacca i confederali che «hanno lasciato incrementare ancora i tagli consentiti negli anni scorsi». A sostegno dello sciopero della scuola, infine, si è pronunciata Titti De Simone, capogruppo del Prc nella commissione cultura della Camera perché «è assolutamente prioritario per il paese investire nella scuola nell’università e nella ricerca. Le risorse ci sono, basterebbe destinare una parte del tesoretto».