Il governo è contento: il Pil nel 2006 è cresciuto dell’1,9% e i conti pubblici, che saranno presentati alla Ue, al netto degli oneri del passato, segnano un rapporto deficit/pil al 2,4%. Commenta Padoa Shioppa in una nota: i conti pubblici del 2006 «hanno goduto di una ripresa congiunturale superiore al previsto; di un afflusso di entrate che fa intravedere, oltre alla componente congiunturale, un miglioramento strutturale della disciplina fiscale; di un rigoroso controllo della spesa pubblica, in particolare di quella corrente». La «bella giornata» è stata però rovinata da voci arrivate da Bruxelles: la Commissione obietta sul cuneo fiscale a causa della mancata generalizzazione del provvedimento.
Ma partiamo dal prodotto lordo: la variazione del 2006 è la più alta dal 2000, e segue un risicato 0,1% del 2005. L’incremento è inferiore di uno 0,1% rispetto al dato provvisorio comunicato una decina di giorni fa, ma la variazione era attesa visto che il provvisorio faceva riferimento a dati depurati dei giorni lavorativi che nel 2006 sono stati 3 in meno rispetto all’anno precedente.
Complessivamente (a prezzi correnti) il pil lo scorso anno è ammontato a poco meno di un miliardo e mezzo di euro e buoni contributi alla crescita sono arrivati dagli investimenti (+2,3%) e soprattutto dalle esportazioni il cui tasso di crescita (5,3%) supera di un punto quello delle importazioni.
Ma passiamo ai conti pubblici. Per quanto riguarda l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche (che comunemente definiamo deficit) in rapporto al Pil è pari al 4,4%: nell’anno precedente era stato pari al 4,1%. In valore assoluto è aumentato di oltre 6 miliardi di euro, toccando i 64,743 miliardi. A questo peggioramento hanno contribuito alcune uscite per oneri straordinari pari a 29.666 milioni di euro, costituiti da: a) i rimborsi di Iva sulle auto aziendali, per un ammontare di 15.982 milioni di euro, dovuti dallo Stato in base alla Sentenza della Corte di giustizia europea del 14 settembre 2006; b) dalla cancellazione dei crediti dello Stato nei confronti della società Tav, per il finanziamento dell’Alta Velocità, in conseguenza dell’accollo diretto del debito di Infrastrutture SpA (Ispa) disposto dalla Legge Finanziaria del 2007 e pari a 12.950 milioni di euro. Infine la retrocessione alla società di cartolarizzazione dei crediti di contributi sociali dovuti dai lavoratori agricoli, la cui riscossione era stata temporaneamente sospesa per legge, pari ad un ammontare di 734 milioni di euro. Al netto di questi oneri straordinari, come accennato, il deficit in rapporto al Pil sarebbe risultato pari al 2,4 per cento.
Per quanto riguarda il saldo primario (deficit al netto della spesa per interessi) è risultato positivo dello 0,2% del Pil, in peggioramento rispetto allo 0,4% del 2005 e all’1,3% del 2004. Nel 2006, tuttavia, il saldo primario al netto degli oneri straordinari sarebbe risultato pari al 2,2% del Pil. Il risparmio delle amministrazioni pubbliche, dato dal saldo delle partite correnti è tornato, dopo un triennio, ad essere positivo e pari per 19.005 miliardi, grazie al significativo aumento delle imposte correnti, sia dirette (+12,4%) che indirette (+7,8%). Le uscite di parte corrente hanno registrato un tasso di crescita del 3,7%; il loro rapporto sul Pil, stabile rispetto al 2005, è risultato pari al 44,5 per cento. Gli interessi passivi, dopo un triennio di trend decrescente, sono tornati a crescere arrivando al 5,2% del pil. Le spese in conto capitale sono considerevolmente aumentate per effetto della registrazione degli oneri straordinari (+54,2%). Senza tali oneri la crescita sarebbe stata del 2,3%, contro una crescita del 5,3% dell’anno precedente. La sola spesa per investimenti è aumentata dell’1,7%, contro la modesta crescita (0,4%) del 2005. Da notare che i dati Istat risultano migliori delle stime di governo formulate dal governo: secondo l’ultimo programma di stabilità inviato a Bruxelles per il pil era prevista una crescita dell’1,6%.
Da sottolineare che nel 2006 la pressione fiscale è salita al 42,3%, il livello più alto dal 1999 quando era stata pari al 42,4% e contro il 40,6% del 2005. La spesa complessiva, invece, è stata pari al 50,5%, un livello che non veniva toccato dal 1996. Nel 2005 era stata del 48,5%. Le entrate complessive, sempre in rapporto al Pil, sono state pari al 46,1%, dato più alto dal 1999. L’anno prima l’impatto era stato pari al 44,4%.
Quanto al cuneo fiscale, l’accusa è di essere selettivo e pertanto di escludere alcuni settori produttivi. Forse in contrasto con la normativa Ue. Così almeno sostiene l’Ania, l’associazione delle assicurazioni italiane, che il 19 febbraio ha presentato un ricorso alla Ue per l’esclusione di assicurazioni e banche dai benefici del cuneo.