Consumi al palo. L’italiano compra solo telefonini

La crisi congela le spese: nel 2004, secondo l’Istat, sono aumentati solo gli acquisti di cellulari e auto, e le ristrutturazioni delle case. Cresce la forbice tra Nord e Sud: i settentrionali consumano il 6% in più rispetto al 2003, il Meridione è fermo. L’Unione: «E’ il fallimento delle politiche del governo»

«Stabilità» nella migliore delle ipotesi, «stagnazione» in quella forse più realistica. Secondo l’indagine sui consumi italiani presentata ieri dall’Istat, la spesa media mensile per famiglia è stata pari, nel 2004, a 2.381 euro. Settanta euro in più dell’anno precedente, con una variazione percentuale positiva del 3,2%. Ma a fare chiarezza è l’istituto stesso. Quell’aumento di tre punti, infatti, si traduce in uno «zero» sostanziale, se lo si depura della dinamica inflazionistica (che nel 2004 è stata pari al 2,2%) e della crescita del «fitto figurativo» (il calcolo del valore casa). In allarme i consumatori, che prevedono un crollo dei consumi nel 2005. «I dati Istat – commenta Roberto Pinza, Margherita – dimostrano l’erroneità della politica del governo, che per quattro anni si è basata tutta su un incremento della domanda generato dal taglio delle tasse». «La prossima finanziaria – aggiunge Ripamonti, Verdi – dovrà prendere decisioni forti per spostare le riduzioni fiscali, che hanno favorito i redditi più alti, verso i redditi bassi».

Spese praticamente bloccate

I dati sulla spesa alimentare (che copre il 19% della spesa mensile totale) mostrano una tendenziale stabilità. Aumenti significativi si registrano invece nel capitolo «trasporti», «abitazione« e «comunicazione». Per i trasporti, che coprono il 14,2% dei consumi totali, bisogna considerare l’incremento di spesa per il carburante, per la manutenzione, l’acquisto (in crescita rispetto all’anno scorso) e l’assicurazione delle auto. Per quanto riguarda le abitazioni, bisogna tenere conto sia della crescita degli affitti sia delle spese di manutenzione di casa, frutto dell’incremento registrato negli anni scorsi nell’acquisto di beni immobili e del rinvio delle spese di manutenzione. Infine le comunicazioni, in crescita solo al Centro e al Nord, con il boom nei cellulari. Cresce il numero delle famiglie che li acquista ma cresce soprattutto la spesa per il ricambio dei cellulari all’interno della stessa famiglia.

Si allarga la forbice tra Nord e Sud

Se in Lombardia la spesa media mensile è pari a 2.800 euro mensili a famiglia, in Sicilia si spendono 1.677 euro. I livelli di spesa alimentare nel Mezzogiorno mostrano una certa stabilità se confrontati con i dati relativi a Nord e Centro, nonostante il numero medio di componenti sia più elevato. Come dire, si spende quasi la stessa cifra per mangiare, ma a fronte di famiglie molto più numerose. In generale, nel Mezzogiorno, l’aquisto di generi alimentari assorbe oltre un quinto della spesa totale, valore toccato al centro e al Nord solo da Liguria (per l’alta presenza di anziani) e Marche (per la presenza di famiglie numerose). Legata al medesimo fattore è l’incisività, nel Meridione, delle spese legate all’abbigliamento e calzature e all’istruzione. Si spende meno invece per «tempo libero e cultura»: se in Lombardia copre il 5% del totale, in Sicilia arriva al 4% e in Campania al 3,8%.

Gli anziani tartassati

I livelli e la composizione dei consumi dipendono in misura rilevante dalla dimensione familiare. Nel 2004 la spesa media mensile varia da un minimo di 1.504 euro per le famiglie composte da un solo individuo a un massimo di 3.071 euro per quelle di 5 e più componenti. Che sono concentrate soprattutto al Sud e sono quelle a maggiore rischio povertà. Ma sono gli anziani i più tartassati dalle «spese primarie». Dei 1.246 euro mensili, oltre i due terzi vengono riservati agli alimentari (il 21,8% del totale, superato solo dalle famiglie con più di tre figli a carico) e all’abitazione (il 45,3%); il 5,4% alla salute.

Lavoro che fai, consumi che hai

La famiglia di un imprenditore o di un libero professionista ha speso in media 3.624 euro nel 2004, valore che scende a 2.954 euro se la persona di riferimento è dirigente o impiegato, a 2.396 euro nel caso di operai (15 euro in più del dato nazionale). Mentre una famiglia di pensionati spende 1.993 euro mensili, e quella che fa capo ad una casalinga ad esempio, è pari a 1.688 euro al mese. I consumi alimentari superano il 20% del totale quando la persona a capo della famiglia è un operaio (20,4%), un pensionato (21%), o ad esempio una casalinga (22,2%). Mentre per le famiglie di imprenditori, di dirigenti o impiegati e lavoratori in proprio rappresentano meno di un quinto del totale (rispettivamente il 14,3% e il 16,2%). Infine, le spese per tempo libero e istruzione coprono il 6,1% del totale per le famiglie di operai, mentre per dirigenti e impiegati rappresentano il 7,6%.