Il circolo delle lavoratrici e dei lavoratori elettrici di Civitavecchia aderisce all’unanimità alla mozione “Essere Comunisti”.
In questi anni la condizione dei lavoratori in Italia si è fatta insostenibile: contratti atipici, flessibili, a tempo determinato e senza tutele sono divenuti la norma nelle assunzioni.
Dal punto di vista della sicurezza, i morti sul lavoro si succedono con regolarità sempre più allarmante, l’Italia, infatti, è ai primi posti nelle statistiche sugli incidenti mortali sul lavoro, con oltre 1.400 vittime l’anno.
La privatizzazione e la liberalizzazione del settore energetico hanno stravolto le condizioni della vita di centinaia di lavoratori elettrici, hanno reso incerto il loro futuro lavorativo, incerto, vista anche la riforma delle pensioni, il raggiungimento di una pensione dignitosa; la mobilità e la cassa integrazione sono, invece, l’unica certezza per molti operai di centrali elettriche in dismissione o definitive “poco competitive”.
L’abrogazione della legge 30, della riforma delle pensioni, l’introduzione di un meccanismo automatico per legge di recupero di salari, stipendi e pensioni e una legge sulla rappresentanza e sulla democrazia nei luoghi di lavoro che restituisca ai lavoratori l’ultima parola nelle decisioni che li chiamano in causa, sono le condizioni minime imprescindibili in materia di lavoro per la partecipazione del nostro partito ad un eventuale governo di centrosinistra.
Partecipazione al governo che non può prescindere da un programma che salvaguardi e riconquisti i diritti del lavoro, così duramente sotto attacco, già dai primi anni Novanta, dai governi sia di centrodestra che di centrosinistra e dal padronato.
Concordi sulla necessità di cacciare Berlusconi, richiesta unanime del popolo della sinistra, la linea: “prima i programmi, poi gli schieramenti”, che è sempre stata quella del Partito, deve essere più che mai perseguita ora.
Siamo convinti che la questione del lavoro debba essere al centro dell’azione dei comunisti, nonostante la teoria della “fine del lavoro” abbia imperversato per anni anche a sinistra, così come deve essere cruciale la costruzione di un partito che veda nei circoli di luogo di lavoro una risorsa-strumento per il suo radicamento sociale e culturale.
I circoli sia territoriali, ma ancor più di luogo di lavoro, vivono una situazione di scarso coinvolgimento nell’elaborazione della linea del partito; devono invece ridiventare, non solo il fulcro dell’azione politica del Partito sul territorio ma anche il luogo in cui si discutono le decisioni assunte dal partito tutto.
I circoli di luogo di lavoro, in questo, giocano un ruolo fondamentale, proprio per la loro connessione, tra mondo del lavoro, luogo del conflitto e struttura organizzata del partito.
Il radicamento del partito nei luoghi di lavoro è un’opportunità, quando non necessità, vitale e molto importante.
Infatti, nonostante si teorizzi il superamento della contraddizione capitale-lavoro, questa resta in realtà centrale, e il lavoro dipendente in tutte le sue forme, ora anche precarie, flessibili e senza tutele, il centro delle lotte sociali nel Paese.
Per questo ribadiamo convinti la nostra adesione alla mozione “Essere comunisti”.
Siamo pertanto molto preoccupati per una partecipazione di Rifondazione Comunista ad un eventuale governo di centrosinistra senza un programma chiaro, fermo e deciso sulla questione del lavoro: vediamo minati identità e ragion d’essere stessa del nostro partito.
A chi si ostina a cercare un’innovazione domandandosi cosa significhi dirsi comunista nel duemila, noi rispondiamo che mai come ora, è attualissimo e più che mai necessario Essere Comunisti.