Confindustria lancia la sfida su turni e orari

La flessibilità e l’orario di lavoro tornano prepotentemente al centro del dibattito sui contratti: a lanciare la palla, proprio alla vigilia del confronto sui metalmeccanici, è stato il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei. In un’intervista al Sole 24 Ore, partendo dall’esempio del contratto delle telecomunicazioni, siglato sabato scorso, Bombassei chiede «maggiore flessibilità, e che il sabato non sia più un tabù: le aziende – ha spiegato – devono poter avere senza trattative dei giorni di lavoro in più per rispondere ai picchi di domanda». In questo senso, il leader industriale chiede di «coniugare un incremento delle retribuzioni con una crescita della flessibilità nella gestione del fattore lavoro». Nella pratica, Bombassei chiede più sabati di quelli già disponibili, senza doverli contrattare con le Rsu: nel contratto dei metalmeccanici, spiega, ce ne sono quattro, ma le imprese ne vogliono di più. Per non dover trattare con il sindacato aziendale, perché «sono procedure lunghe». Un’impostazione di fondo confermata dalle richieste che Federmeccanica, controparte di Fim, Fiom e Uilm sul tavolo dei meccanici, ha presentato in questi giorni: gli industriali vorrebbero poter gestire unilateralmente l’orario plurisettimanale, avendo la possibilità di ordinare ad esempio otto settimane a 48 ore (con il sabato lavorativo) e altre otto a 32 ore (quindi lavorando quattro giorni). E’ chiaro che se adesso lo straordinario del sabato viene retribuito il 50% in più, la maggiorazione si ridurrebbe al 15% dato che i sabati comandati verrebbero «recuperati» con le settimane corte. Chiedono anche che i dipendenti possano lavorare utilizzando i permessi retribuiti.

Nel fuoco del dibattito si è saputo che il tavolo dei metalmeccanici è aggiornato al 13 dicembre, quando si tenterà una trattativa «no stop»: e la risposta dei sindacati non si è fatta attendere, con annesse 4 ore di sciopero a sostegno delle trattative. Per Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom, la proposta di Bombassei è «assolutamente inaccettabile»: «La dignità dei lavoratori non è in vendita: chiedono di poter gestire unilateralmente il tempo, dunque la vita stessa delle persone. E offrono in cambio pochi euro. In questo modo si vuole affermare l’idea che le condizioni del lavoro sono totalmente governate dal mercato». «Quello a cui punta la Confindustria – continua il segretario generale Fiom – è snaturare alla radice il ruolo della contrattazione: se le imprese hanno la disponibilità dei turni, senza trattare più con i delegati, a cosa serve il sindacato? Hanno in mente un modello ottocentesco, altro che modernità. Su questo non ci troveranno disposti a ragionare nella maniera più assoluta: il no è totale».

Dall’altro lato, c’è il tavolo parallelo sul mercato del lavoro, che deve affrontare il tema legge 30. I sindacati cederanno su quel fronte? «Il tavolo resta parallelo e non si unifica – specifica Rinaldini – Noi stiamo trattando da un canto sul salario, e ribadiamo la richiesta dei 130 euro: 105 base e 25 per garantire chi non firma gli integrativi. Dall’altro, siamo disponibili a parlare dei contratti a contenuto formativo, a normare l’apprendistato e ridurre la precarietà. Consideriamo, per capirci, gli interinali e i contratti a termine, ma solo se c’è una regolazione “onnicomprensiva”, ovvero che vada a decidere anche su quegli aspetti che la legge 30 sottrae alla contrattazione. Insomma, vogliamo fissare percorsi di stabilizzazione e percentuali per l’utilizzo; anche per i contratti a termine fino a 7 mesi prorogabili, che se ci limitassimo alla sola legge sarebbero totalmente liberalizzati».

Contro Bombassei si pronuncia pure Giorgio Cremaschi, segretario nazionale Fiom: «Ancora una volta pensa di risolvere la crisi industriale con meno salario e più fatica dei lavoratori», dice. E si scaglia anche contro il contratto delle tlc: «Recepisce i principi del decreto 66 del 2003 sull’orario di lavoro: con quel testo il governo cancellava il concetto di orario giornaliero e settimanale, a favore dell’annualizzazione della prestazione. L’orario di lavoro verrà calcolato nella sua durata media, e le aziende potranno comandare i lavoratori in orari flessibili dandone semplice comunicazione entro 48 ore alle Rsu». La Slc Cgil, chiamata in causa dagli industriali che pongono il contratto delle tlc come modello, spiega che «non si possono paragonare i servizi e le industrie, i lavoratori delle tlc lavoravano già sette giorni su sette»: «Non abbiamo smantellato la contrattazione aziendale – spiega il segretario generale Emilio Miceli – E’ vero che il calcolo sugli orari passa da 4 a 6 mesi, ma i turni devono essere fatti con le Rsu. Non c’è stato lo scambio con il salario che si propone ai meccanici, quello che dice Bombassei è fuori luogo: abbiamo ottenuto l’aggiornamento dei profili professionali, e le pause tra un turno e l’altro sono passate da 8 a 11 ore». Boccia Bombassei anche Carla Cantone, segretaria confederale Cgil: «Ha un chiodo fisso, vuole eliminare qualsiasi confronto preventivo con il sindacato e fare tutto da solo, avere mano libera su organizzazione del lavoro e orari, escludendo la contrattazione. Se pensa alla vecchia settimana, tipo anni `50, dimostra il suo essere vecchio». Apre invece la Cisl, con Raffaele Bonanni: «La vera questione sindacale nel nostro paese è quella di scambiare contrattualmente le flessibilità con molto più salario e maggiori tutele per i lavoratori. Questa è la vera sfida».