RESOCONTO DELLA CONFERENZA DI ORGANIZZAZIONE
Consideriamo la Conferenza di Organizzazione appena conclusasi un momento positivo per il Prc, sia sotto il profilo della messa a punto della sua linea politica in un passaggio di fase non facile, sia per quel che concerne più specificatamente gli obiettivi e le correzioni attinenti alla sua efficacia organizzativa. Dal nostro punto di vista, riteniamo inoltre che la Conferenza abbia segnato un decisivo passo in avanti sul piano della trasparenza dei rapporti interni. L’assise nazionale ha infatti confermato la giustezza dell’impostazione prescelta, essendo stata scongiurata in larga misura – almeno per una grande parte del partito – la differenziazione precostituita delle posizioni ed essendo stato favorito l’esprimersi trasversale dei punti di vista grazie alla modalità di svolgimento adottata e al conseguente allentamento della stretta correntizia. Non sono risultati da poco. Le difficoltà non sono certo alle nostre spalle ed anzi ci attende nell’immediato un’ennesima delicatissima sfida. Ma proprio per questo era fondamentale porci nelle condizioni migliori per affrontarla. Con un partito lacerato, incapace di condurre minimamente a sintesi l’intenso dibattito e i comprensibili fermenti caratterizzanti la discussione di questi ultimi mesi, sarebbe stato peggio per tutti. Così non è stato e ce ne rallegriamo: per Rifondazione Comunista, per il mondo del lavoro e del non lavoro, per il popolo della pace e l’insieme dei movimenti, per tutti quelli che guardano a noi comunisti come agli unici in grado di ancorare a sinistra il governo a difesa degli interessi popolari.
In relazione al percorso di governo, il mandato consegnato al partito e al suo gruppo dirigente è netto e chiaro: è giunta l’ora del risarcimento sociale. Le masse popolari di questo Paese hanno già dato: le statistiche più recenti e il confronto da esse proposto con le retribuzioni degli altri Paesi europei non lasciano adito al minimo dubbio, le lavoratrici e i lavoratori italiani sono agli ultimi posti nella graduatoria salariale. Non è più procrastinabile, dunque, il rilancio di un’azione di governo che intervenga senza reticenze con misure che migliorino le condizioni di vita della nostra gente, i salari, le pensioni, i servizi sociali essenziali. Le risorse ci sono, come testimoniano i dati sul miglioramento dei conti pubblici; e le imprese hanno già potuto usufruire di laute provvidenze, beneficiando tra l’altro dei consistenti introiti provenienti dall’intervento operato dalla Finanziaria sul cuneo fiscale. E’ ora che il governo di alternativa alle destre ponga mano agli impegni assunti in campagna elettorale. Questo, in estrema sintesi, è il nucleo centrale degli indirizzi autorevolmente ribaditi sia nel corso della discussione che nell’intervento conclusivo del Segretario nazionale, nonché sanciti dal documento finale. Senza azzerare le divergenze di valutazione politica che hanno condotto nel recente passato la nostra area a stigmatizzare un certo trionfalismo fuori luogo e l’eccessivo appiattimento di alcuni giudizi su quelli dell’Unione (si pensi ad esempio alle prime valutazioni sulla Legge finanziaria), l’esito della Conferenza apre tuttavia una fase nuova e consente al partito di convogliare tutte le sue forze nell’impegnativo compito di uscire in campo aperto – fuori dai suoi circoli e dalle sue federazioni – per collocarsi stabilmente all’esterno, nei luoghi di lavoro e nei territori, e far vivere nella società la sua battaglia politica: a cominciare da rinnovi contrattuali, inversione di marcia rispetto al prevalere delle forme di lavoro precario, lotta contro le privatizzazioni e le liberalizzazioni, difesa della previdenza pubblica e campagna d’informazione contro il trasferimento del trattamento di fine rapporto ai fondi pensione. E’ questa l’unica strada da percorrere, se si vuol reggere la sfida lanciata a noi e all’insieme della sinistra di alternativa dai poteri forti, sul terreno interno dei diritti sociali e civili come su quello della politica internazionale e della pace.
Nelle Conferenze territoriali e nell’assise di Carrara abbiamo discusso del presente di Rifondazione Comunista, del suo rilancio e del suo rafforzamento, per porre le basi del suo futuro. Il Prc, con la ricchezza delle sue esperienze e la passione dei suoi militanti, esiste oggi ed esisterà domani: non è dunque in questione alcuna prospettiva di scioglimento o trasformazione del partito in qualcosa d’altro (e di non comunista). E’ questa l’altra fondamentale acquisizione posta agli atti della Conferenza: si tratta di un risultato la cui importanza non dovrebbe sfuggire a nessuno, risultato per il cui raggiungimento la nostra area ha dato e continuerà a dare un contributo decisivo. La discussione su questo punto non è stata affatto elusiva. Non sono mancate infatti all’interno di essa opinioni diverse, che hanno ritenuto ad esempio di dover minimizzare l’importanza di una querelle su nomi e simboli (Vendola) che è in realtà per nulla rituale, o di sollecitare la necessità di evocare non semplicemente l’apertura di un cantiere della sinistra di alternativa, ma più stringentemente di stabilire i tempi (celeri) di una chiusura del cantiere stesso, con l’inaugurazione di un edificio in tutto nuovo (Gianni). La linea di ragionamento assunta dal partito è invece un’altra. In vista della mutazione del quadro politico indotta dalla ormai imminente nascita del Partito Democratico, il Prc deve farsi esso stesso promotore di un’interlocuzione a tutto campo con le forze della sinistra di alternativa, deve senza riserve o paure essere protagonista di un confronto trasparente con chi rifiuta la scelta centrista e moderata, con quanti confermano la scelta che da anni li ha posti in opposizione alla guerra e alle politiche neoliberiste. Con soddisfazione va registrato il prevalere di questo orientamento, da tempo da noi sostenuto e presente nei nostri emendamenti. Uno scatto in avanti tra forze diverse che non rinunciano a misurarsi sul terreno delle culture politiche e che, nel contempo, puntano a rendere più stringente il coordinamento della loro azione istituzionale e politica in vista di una più incisiva azione su tutti i punti programmatici da rendere operativi. Tutto ciò vale, senza che nemmeno per un attimo sia messa in questione l’esistenza del partito, del suo nome, dei suoi simboli. Su questo, le conclusioni del segretario non avrebbero potuto essere più esplicite.
Infine, i temi specifici della Conferenza. Non è questo il luogo per ripercorrerli. Essi, dopo aver impegnato il lavoro delle Conferenze di circolo e di Federazione, sono stati oggetto delle diverse commissioni tematiche che si sono suddivise l’imponente mole di materiali già approvati in sede locale. Essi non sono confluiti nell’assise plenaria e questo ha certamente comportato una penalizzazione dal punto di vista della dialettica partecipativa e del rilievo politico ad essi conferito. Tuttavia il percorso scelto può rivelarsi anche più produttivo dal punto di vista di un’accurata traduzione operativa dei principali indirizzi emersi. Si è deciso infatti di attivare a conclusione dei lavori una fase di elaborazione dei materiali approvati che, con la sovrintendenza di una commissione operante in sede nazionale, predisponga entro un tempo definito (un mese) le opportune modifiche normative (e, eventualmente, statutarie), necessarie per dare gambe e concretizzare le varie opzioni organizzative. Si tratta di una soluzione differita e meno eclatante di quello che avrebbe potuto essere un intervento o una discussione in sede di assemblea plenaria, ma senz’altro affidata ad una metodologia più meditata e concreta.
Il documento finale ci pare una buona mediazione e recepisce molto di quello che abbiamo sin qui sintetizzato. In conclusione, riteniamo che Essere Comunisti abbia contribuito lealmente a far compiere al partito un indiscutibile passo in avanti. Non possiamo dire come potrà evolvere la congiuntura politica e l’esperienza di governo. Possiamo dire che oggi Rifondazione Comunista è più attrezzata di ieri per affrontare le difficoltà che verranno; e che Essere Comunisti – con la sua peculiare posizione – mantiene in essa i piedi ben saldi, in un clima interno che intendiamo contribuire a rendere meno rissoso e più plurale.
Non condividiamo il punto di vista di chi, come Sinistra Critica, ha scelto di tenersi del tutto fuori da questo processo: non partecipando alla Conferenza, confermando l’intenzione di mantenere una linea di condotta del tutto autonoma e avulsa dalle decisioni collegialmente assunte dal partito. E’ ovviamente del tutto legittimo maturare determinate opzioni politiche e agire sulla base di esse. Bisogna però sapere che ogni opzione politica produce effetti nel contesto in cui si opera: a maggior ragione se si opera entro un organismo che agisce sulla base di regole condivise, scritte e non scritte, che definiscono i diritti e i doveri di una collegialità.
Ancor meno comprensibile è ai nostri occhi la posizione di quei compagni che, in aperta e conclamata difformità dalle scelte della nostra area, hanno imboccato la strada minoritaria del non voto, dando per scontate per un verso la normalizzazione governista del Prc e, per altro verso, la sua inesorabile trasformazione in una forza politica non più comunista. Ci pare che i recenti sviluppi della dialettica interna al partito nonché lo svolgimento e gli esiti di questa Conferenza dimostrino che tale giudizio e tale scelta sono sbagliati. Una scelta che, d’altra parte, condanna questi compagni all’isolamento e all’afasia politica.
Area Essere Comunisti – PRC