Vi porterò intanto un contributo che parte da un’esperienza che è quella del forum della Sinistra Europea dell’Alpe Adria, e che è nato prima di questa discussione sulla sezione italiana della SE, su iniziativa di un gruppo di compagni del Veneto e del Friuli Venezia Giulia e del Partito Comunista Austriaco, partendo dalla necessità di trovare in qualche modo un ambito di discussione da contrapporre a quel progetto di “euro-regione” che è un processo del tutto a-democratico (che vede in Illy, Galan le due punte di diamante, Haider è la terza) che vorrebbe costituire nell’Alpe Adria una sorta di entità interregionale che abbia anche valenza giuridica e che, in qualche modo, serva per fare un discorso comune sul terreno dei servizi pubblici essenziali.
Dunque a partire da questa necessità, ci fu una prima discussione nel 2002 su quale potesse essere un modello di “euro-regione” proposta con un punto di vista antiliberista. In seguito questo percorso ha coinvolto anche i compagni del Trentino Alto Adige e, ad oggi, abbiamo fatto una serie di iniziative e anche alcune azioni concrete.
Piccole cose, ma che servono per capire quale potrebbe essere un indirizzo da prendere nel processo di costruzione della sez. italiana della SE (posto che però il forum è un’altra cosa). Nasceva anche dall’esigenza di dare gambe a quello che è un soggetto che esiste da due anni, il Partito della Sinistra Europa, e a prescindere dal dibattito che vi è stato sulla SE, quel gruppo di compagni che diede vita alla prima esperienza del forum ravvisò la necessità che se non si voleva che la SE rimanesse una sorta di tigre di carta, bisognava darle delle gambe a partire dai territori.
Abbiamo proposto una serie di possibili terreni di impegno su questioni comuni, siamo partiti da un convegno di Klagenfurt, che abbiamo organizzato con grande fatica, che rispondeva in primo luogo alle esigenze dei compagni austriaci che hanno anche un problema di valorizzazione della Resistenza maggiore di quello che è presente in Italia, di lotta al revisionismo che in Austria è molto forte.
Poi ci siamo spostati sul versante del tema di connessione tra quelle che sono le richieste di diritti delle minoranze nazionali e linguistiche, dove la comunità territoriale è fortemente sentita e attraversata da moti di autonomismo e federalismo. Questa è la traccia di lavoro che ci siamo dati e siamo riusciti a fare alcune iniziative con grande fatica e difficoltà, anche perché dal punto di vista operativo sono tutte iniziative che si devono svolgere in almeno quattro lingue e quindi deve essere sempre presente un servizio di traduzione.
Però è qualcosa di concreto che produce risultati: le prossime iniziative dovrebbero riguardare la portualità di questa area e, all’interno di questo tema, si parlerà sicuramente dei salari differenziati, dei diritti dei lavoratori e anche i temi delle minoranze linguistiche nazionali e del loro rapporto che da noi coinvolge decine di migliaia di persone: il lavoro transfrontaliero.
Siamo nell’Europa unita, in cui sono entrati anche altri paesi, ma questo è uno dei temi che nelle nostre zone presenta ancora molti problemi. Pur essendo molti cittadini europei continuano ad avere lo status di immigrati.
Vorrei concludere dicendo che senza comunisti non vi sarebbe il forum della SE dell’Alpe Adria: i punti di riferimento sono tutti compagni o del PRC o del Partito Comunista Austriaco o del Partito socialista operaio della Croazia. Ma senza il forum della SE anche i comunisti non avrebbero avuto il modo di conoscere delle realtà significative, ridando un senso di fiducia alla parola comunismo in alcuni paesi, come la Slovenia e la Croazia, dove non c’è alcuna domanda di ricostituzione di un partito comunista. Questa è una piccola vittoria ottenuta grazie al forum, è stata una mobilitazione improvvisata in pochi giorni, che ha visto la presenza del nostro eurodeputato Giusto Catania, e grazie al quale siamo riusciti ad evitare la deportazione di una famiglia rom. Siamo riusciti a fare in modo che non venisse deportata nel Kosovo pur essendo da più di trent’anni residente in Slovenia. In merito alla sezione italiana della SE abbiamo un problema di fondo: noi dobbiamo definire meglio cosa dovrebbe essere la SE, piuttosto ciò che diciamo che non sarà o non dovrà essere. Anche a Trieste abbiamo grandi manifestazioni e interesse, in forme organizzate di gruppi che manifestano interesse verso la SE, poi però non si riesce mai a concretizzare.
Dobbiamo concentrarci sulla parte della inchiesta di Rieser dove si evidenzia che meno della metà dei nostri circoli si è occupata o ha discusso della sezione italiana della Sinistra Europea.