CONFERENZA DI ORGANIZZAZIONE CGIL

La Conferenza di organizzazione della Cgil respinge l’impostazione della Confindustria che, sull’onda della vittoria elettorale delle destre, propone un nuovo attacco ai diritti e allo stato sociale, un rilancio delle privatizzazioni e soprattutto vuole mettere in discussione: peso, spazio e funzioni del contratto nazionale di lavoro. La Conferenza di organizzazione respinge altresì l’idea che per aumentare le retribuzioni e migliorare le condizioni sociali del mondo del lavoro occorre inevitabilmente alleggerire progressivamente il contratto nazionale di lavoro, vincolare il salario alla produttività, aumentare gli orari di lavoro, estendere la flessibilità e la precarietà, ripristinare le gabbie salariali. La Conferenza di organizzazione ritiene, al contrario, che la politica economica del paese debba fondarsi su una redistribuzione della ricchezza a favore del lavoro e delle pensioni, delle famiglie e delle zone più povere del paese. Sulla base di questa impostazione la Conferenza di organizzazione della Cgil esprime un giudizio negativo sui primi provvedimenti del governo, che soltanto in apparenza redistribuiscono risorse, ma in realtà non affrontano minimamente i drammatici problemi salariali e sociali del paese, mentre penalizzano le donne, i giovani, i precari. La Conferenza di organizzazione ritiene necessario che il documento di Cgil, Cisl, Uil sulla riforma contrattuale sia ridefinito e che, in ogni caso, la Cgil sostenga i seguenti punti fondamentali: 1.di abbandonare il vincolo dell’inflazione rispetto ai contratti nazionali. I contratti devono poter aumentare i salari quando l’economia va bene e garantire il potere d’acquisto quando va male. Occorre, cioè, un’offensiva salariale fatta di forti aumenti nei contratti nazionali per tutte le lavoratrici e i lavoratori;2.un meccanismo di aumenti salariali automatici annuale che recuperino la crescita dell’inflazione, in particolare nel caso in cui le imprese tardino a rinnovare i contratti o i prezzi aumentano improvvisamente;3.la riduzione dei vincoli che legano rigidamente il salario alla produttività e alla flessibilità, con la piena libertà nelle aziende di contrattare sulle condizioni di lavoro, sulla professionalità, sul salario;4.una maggiore democrazia sindacale fondata sul diritto delle lavoratrici e dei lavoratori di decidere con il voto segreto e con pratiche trasparenti e controllate, sulle piattaforme e sugli accordi. Il superamento delle quote riservate alle organizzazioni firmatarie dei contratti nelle elezioni delle Rsu, una vera partecipazione alle scelte del sindacato a tutti i livelli.Questa impostazione è necessaria perché occorre rivendicare una politica economica che faccia della tutela dei salari e delle pensioni e della soluzione delle drammatiche contraddizioni sociali del paese – comprese quelle che dividono il Nord dal Sud – la leva per una nuova fase di sviluppo economico più giusto e solidale. Bisogna ridurre le tasse per tutto il salario e la pensione e non soltanto per le ore di straordinario. Va ripristinato un controllo dei prezzi e vanno migliorate le prestazioni dei servizi pubblici. Si deve tassare la ricchezza accumulata in questi anni. Occorre una nuova politica industriale fondata su un modello responsabile e un coordinamento pubblico degli interventi nei settori strategici. La Conferenza di organizzazione della Cgil ritiene necessario rilanciare la lotta contro la precarietà del lavoro, che pare scomparsa dall’agenda politica del paese. Occorre ricostruire, in particolare per le nuove generazioni, il diritto a un posto di lavoro sicuro e corrispondente a quei livelli di dignità sanciti dalla Costituzione della Repubblica italiana. Si riconferma, quindi, la necessità di superamento della legislazione che ha favorito la precarietà in questi anni e la ricostruzione di una serie di norme che rilancino la centralità del contratto di lavoro a tempo indeterminato e penalizzino la frammentazione e la flessibilità selvaggia, colpendo il lavoro nero.La Conferenza di organizzazione della Cgil esprime sdegno per la campagna di criminalizzazione dei migranti in atto nel paese che, sfruttando un malessere sociale e una insicurezza realmente esistenti tra i ceti popolari, finisce – invece che affrontare questi problemi come tali – per sviare strumentalmente l’aggressività dell’opinione pubblica verso la diversità, i rom, l’emarginazione. È necessaria una profonda e diffusa iniziativa culturale nel mondo del lavoro per affermare i valori della solidarietà, dell’uguaglianza dei diritti e della convivenza civile, rifiutando ogni forma di razzismo e di xenofobia. La Conferenza di organizzazione conferma l’impegno della Cgil a lottare contro la legge Bossi-Fini e considera inaccettabili le misure sui migranti adottate dal governo. È invece necessaria una sanatoria generalizzata per tutte le lavoratrici e i lavoratori migranti che hanno fatto regolare domanda e che sono già impiegati in attività regolari. Di fronte alla tragica catena di infortuni sul lavoro, la Conferenza di organizzazione della Cgil respinge nettamente ogni tentativo di voler modificare o indebolire il nuovo Testo Unico sulla sicurezza. Per lanciare una campagna diffusa sulla sicurezza in tutti i luoghi di lavoro e per dire basta agli omicidi sul lavoro, la Cgil proporrà a Cisl e Uil l’indizione di uno sciopero generale a tutte le categorie sulla salute e la sicurezza del mondo del lavoro. La vittoria elettorale della destra è frutto di difficoltà e di processi andati avanti nella società e non colti per tempo, ma anche della grande delusione che la politica del governo di centro-sinistra ha provocato tra le masse popolari, le lavoratrici e i lavoratori, i giovani, le pensionate e i pensionati. La Cgil deve riflettere criticamente sui percorsi di questi ultimi anni, che agli occhi delle lavoratrici e dei lavoratori hanno mostrato un sindacalismo confederale troppo appiattito sulle scelte del governo. Occorre, dunque, ribadire e rafforzare l’indipendenza del sindacato dai governi, dai partiti e dagli schieramenti politici, dalle imprese. Soltanto la costruzione di un punto di vista profondamente autonomo da parte dell’organizzazione sindacale può permettere alla Cgil di affrontare la crisi sindacale che si sta delineando alla luce della continua offensiva del liberismo, del mercato e delle imprese contro i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Occorre sviluppare la democrazia sindacale a tutti i livelli, garantendo la piena partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori, delle iscritte e degli iscritti a tutte le fasi della vita sindacale e della attività negoziale attraverso il voto segreto e vincolante. La Cgil è impegnata in un processo di rinnovamento e di democratizzazione delle sue pratiche, che estenda ovunque la partecipazione e la democrazia sindacale, partendo dall’immediato superamento di tutte le Rsa e della pratica della nomina dall’alto dei rappresentanti sindacali nei luoghi di lavoro. La Cgil deve garantire a tutti i livelli il diritto al dissenso e alla piena affermazione della diversità delle posizioni, in particolare nelle fasi in cui si tratta di costruire piattaforme, posizioni rispetto alle controparti, giudizi sugli accordi. Alla luce dei processi avvenuti e delle difficoltà in corso, la Cgil ritiene necessario avviare una riflessione strategica che si concluda affrontando tutti i temi aperti sul piano dei contenuti e delle forme dell’iniziativa sindacale, di fronte alla avanzata delle destre e all’attacco liberista ai diritti del mondo del lavoro.

Roma, 31 maggio 2008