«Con questi tagli si uccide la ricerca: adesso sciopero»

In piazza. «Con un certo malincuore, ma convinti che la finanziaria faccia killeraggio». Arriva il primo sciopero confederale contro il governo dell’Unione. Arriva dal mondo dell’Università e della Ricerca che denuncia il trattamento riservato loro. Cgil, Cisl e Uil
annunciano due giornate di sciopero: il 17 novembre toccherà all’Università, il 20 alla ricerca, entrambi sotto palazzo Chigi e davanti al Parlamento. E non è finita: anche la scuola è sul piede di guerra. Il 17 novembre saranno in piazza anche i Cobas della scuola mentre i “federali” aspettano l’incontro di domani con il governo prima di prendere iniziative, nonostante l’invito del leader dei Cobas Piero Bernocchi ad aderire allo sciopero proclamato dal sindacalismo di base «se davvero vogliono protestare sul serio» per i contenuti della Finanziaria.
«Tradimento» Più che le cifre ciò che i sindacati contestano è «la mancanza di una missione, di un orizzonte», come spiega Enrico Panini, segretario della Flc Cgil, la federazione lavoratori conoscenza (scuola, università e ricerca). «Il nocciolo del problema è che noi dalla Finanziaria ci attendevamo investimenti nel sapere, nella conoscenza, nella ricerca. Una scelta che era prevista nel programma dell’Unione e che invece nella Finanziaria non c’è», constata Panini. Il “tradimento” del governo sta lì. E per spiegarlo meglio Panini torna con la mente ad un’altra Finanziaria, ben più pesante di quella di Padoa Schioppa. «Nel 1997 noi andammo da Prodi per protestare della mancanza di risorse per la scuola e Prodi stanziò ben mille miliardi di investimenti». La speranza è che succeda lo stesso nei prossimi giorni, ma in pochi ci credono. «Se non si cambierà strada trarremo le nostre conseguenze», promette Panini. Il “tradimento” del governo avviene poi «nei confronti di un mondo nel quale i sondaggi dicono che l’80 per cento dei lavoratori ha votato per l’Unione e ora a queste persone si sbatte la porta in faccia». «Se si parla di lotta agli sprechi – continua Panini – noi ci stiamo. Ma non possiamo considerare uno spreco il lavoro di migliaia di persone».
Arrivano emendamenti In serata arriva la notizia che la maggioranza si sta muovendo. Con tre emendamenti presentati dalla relatrice in commissione Cultura Alba Sasso e dal presidente Pietro Folena di Rifondazione, l’Unione punta a correggere il testo del governo in materia di tagli alla scuola. Si propone di togliere la cosiddetta «clausola di salvaguardia»: sopprimere cioè la norma che prevede che nel caso i provvedimenti decisi non portino ai risparmi previsti (447 milioni di euro per il 2007) venga ridotta «la dotazioni complessive di bilancio del ministero della Pubblica istruzione». La risposta ora tocca al ministero dell’Economia.
Ricerca precaria Si inizia dalla ricerca e dall’Università perché i tagli qui sono più forti e la situazione di precarietà e più vasta rispetto alla scuola. «Enti ed istituzioni pubbliche di ricerca sono pieni di precari – spiega Alberto Civita, segretario Uil della Pubblica amministrazione – e la finanziaria con loro si comporta come un killer. Vengono stanziati 1630 milioni di euro, gli stessi del centrodestra. La conseguenza reale è che sono a rischio i contratti di tutti i precari: nell’Università ci sono 80 mila dipendenti di ruolo e il personale precario raggiunge le 50 mila unità. Negli enti pubblici di ricerca è invece di circa 15 mila precari rispetto a 20 mila dipendenti a tempo indeterminato. Bisogna poi considerare – continua Civita – che per formare un ricercatore servono 4-5 anni e mandando a casa i precari si gettano al vento investimenti di anni». «Insomma, in Finanziaria c’è una totale assenza di un vera politica della ricerca mentre si regalano soldi alle imprese: quasi 25 miliardi di euro», denuncia Franco Cesarino, segretario Cisl ricerca.