È il suo stile, vanaglorioso, un po’ fanfaronesco: «Devo notare una cosa, la vita politica francese si sta riorganizzando attorno alle mie idee». Cosi parlò Jean. Marie Le Pen sul quotidiano «Le Parisien» dell’8 dicembre scorso. C’è un allarmante particolare che giova aggiungere, il vecchio arruffapopoli della estrema destra francese stavolta non bluffa, ha ragione. Conferma, ordinata su colonne di belle cifre, in un sondaggio di «Le Monde»: da qualsiasi parte le si guardi, le si capovolga o le si interpreti la somma è sempre la stessa: i politicamente scontenti, immusoniti dal parapiglia delle banlieues, arrabbiati per la situazione economica, delusi da una sinistra impalpabile, si stanno intruppando sotto il modo di pensare travestito con pedigree arcaici del Front National.
È la banalizzazione della sua propaganda a livello di luogo comune, di sensazione diffusa, esattamente il tipo di reazione che riempie poi le urne elettorali. La destra governativa e inamidata dei Sarkozy e dei De Villepin copia sfacciatamente il compito m classe dal vicino di banco, finora considerato discolo, nella speranza di gonfiare il portafoglio elettorale prossimo venturo. Calcolo che potrebbe risultare un po’ miope. Perchè Le Pen, anche se dato quotidianamente sull’orlo della pensione di anzianità politica, potrebbe invece passare direttamente all’incasso.
Un francese su quattro si dice d’accordo con le sue idee in tema di difesa dei valori tradizionali, sicurezza, situazione delle periferie e immigrazione. Siamo al 24 per cento, al primo turno delle presidenziali del 2002 quando mise in castigo la Gauche, aveva preso il 16,9 per cento. E il momento di scomodare termini un pò anchilosati ma inevitabili: le maggioranze silenziose stanno elettoralmente per diventare assai ingombranti e chiassose.
Nel 1997 il 48 per cento dei francesi per definIre le posizioni di Le Pen sui grandi problemi usava lo stroncatorio aggettivo «inaccettabile», simbolo di un rifiuto ben radicato. Lo scorso anno l’aggettivo veniva in mente al 44 per cento; quest’anno siamo ridotti al trentanove. E se una cosa nel vocabolario non è Il leader dell’estrema destra Jean-Marie Le Pen conquista sempre più i francesi più inaccettabile e diventa, come succede al 43 per cento, solo «eccessiva», allora wol dire che prima o poi la si potrà anche votare. Dove è allora la sorpresa se il 33 per cento degli intervistati è pronto a giurare che anche nel 2007 lui, il vecchio che considera le camere a gas un «dettaglio» della storia della seconda guerra mondiale, sarà presente al ballottaggio presidenzIale?
La radiografia di questa Francia pericolosamente tentata dall’estremismo risolvitutto svela particolari significativi, soprattutto quando la domanda non tira direttamente in causa il nome di Le Pen e del suo partito. La penna statistica traccia allora i contorni di quella che viene definita la permeabilità della società ai suoi temi. Per esempio all’apice dei rancori (73 per cento) indicati dagli intervistati c’è la mancata difesa dei valori tradizionali della Francia, frase abbastanza vaga per arruolare tutte le mitologie canagliesche, dalla xenofobia spiccia al vittimismo complottardo. Ma al 70 per cento segue la rabbia per una giustizia che è giudicata troppo clemente con la piccola delinquenza; al 63% c’è la sensazione che ci siano troppi immigrati e al 49 il desiderino di dare più poteri alla polizia. Attenzione: l’idea che la costruzione dell’Europa sia un pericolo per l’identità del Paese si arrotonda e balza al 45 per cento. Tutti i blabla seguiti alla sconfitta del progetto di Costituzione evidentemente non hanno chiarito molti dubbi ai francesi. Il venticinque per cento degli intervistati approva le posizioni di Le Pen sulla vicenda delle banlieues: ebbene il leader del “Front Nationa!» si è sgolato in tv a dichiarare che la colpa di tutto è la «folle politica della immigrazione». Altro che convegni sulla eguaglianza delle chances».
C’è chi si è scomodato, con procedimento meno scientifico ma altrettanto efficace, a tirar fuori dagli archivi il piano sulla sicurezza del Front National del 2002: trenta proposizioni non proprio «illuminate» in tema di giustizia e polizia. Ebbene: sedi ci sono già diventate leggi con le firme dei deputati dell’UMP e dei suoi ministri.