Con la guerra di Libia, i Tuareg vengono perseguitati e gli islamisti si rafforzano

Traduzione di l’Ernesto online

Il ministro nigerino degli Affari esteri, Mohamed Bazoum, ha dichiarato all’apertura della Conferenza internazionale sul Sahel che il conflitto libico ha trasformato la regione in una “polveriera”.

Secondo “Sahel intelligence”, la direzione della protezione della sicurezza del ministero francese della Difesa, ha riconosciuto in una nota del 18 giugno scorso che “armi sensibili, compresi missili mobili terra-aria depositati negli arsenali di guerra del regime libico, sono state indirizzate verso il Mali attraverso il territorio algerino”. I servizi algerini avrebbero avvertito la Francia fin dal mese di marzo. L’inquietudine si è manifestata particolarmente riguardo a un lotto di missili Sam 7, abbandonati a cielo aperto dall’esercito di Gheddafi che sarebbe stata dirottato da Bengasi verso il nord del Mali, attraverso il Ciad, apparentemente con la complicità degli insorti libici, poiché la frontiera algerina è sempre più sorvegliata dalle unità speciali dell’esercito algerino (ANP) e dalla gendarmeria (Fonte “Algeria 360”). Il direttore del bureau dell’Ufficio internazionale delle migrazioni dell’ONU a Nouakchott, l’americano Richard Ots, ha confermato a sua volta recentemente che qu’Aqmi (Al Qaida Maghreb) ha acquistato in Libia non solo Sam 7 russi ma anche missili americani del tipo Stinger di cui sono dotati gli eserciti della NATO. Questi missili potrebbero minacciare gli aerei militari della NATO ma anche gli aerei civili maliani e nigerini. Il 5 luglio, l’Aqmi ha attaccato la caserma di Bassiknou che si trova in Mauritania a 45 chilometri dalla frontiera con il Mali con armi meno sofisticate dei Sam 7, che gli islamisti non sarebbero ancora in grado di maneggiare (“Algerie 360”).

Ai primi di settembre le nuove autorità libiche hanno confermato che circa 200 vetture erano passate in Niger. Una fonte militare nigerina ha affermato di aver “visto un convoglio inusuale e impressionante di diverse decine di veicoli entrare ad Agadez provenendo da Arlit, una città mineraria vicina alla frontiera algerina, e dirigersi sulla strada di Niamey”, testimonianza che è stata avvalorata da altre fonti. Si ignora quale ruolo questi partigiani di Gheddafi potrebbero giocare nel nord del Niger (le dichiarazioni ufficiali si sono limitate a segnalare che l’ex guida della rivoluzione libica non è tra questi). Secondo le confessioni rese dai soldati di Gheddafi arrestati, ci sarebbe un piano per il passaggio di Gheddafi e dei milioni di dollari di cui dispone ancora verso il Fezzan (Sud della Libia che egli controlla ancora) o verso il Niger dove l’ex leader potrebbe allearsi sia con gli islamisti (attualmente in conflitto con gli ex dignitari gheddafiani del Consiglio Nazionale di Transizione libico) o, molto più probabilmente con i Tuareg sempre fedeli a Gheddafi per continuare la resistenza. Ciò fa dei Tuareg l’oggetto di persecuzioni razziste da parte del CNT al potere a Tripoli. Secondo “El Watan”, “in un comunicato reso pubblico, il coordinatore del Movimento tuareg per la Libia, Ishaq Aq Al Husseyni” ha segnalato “la caccia ai Tuareg ed esecuzioni” da parte dei ribelli all’indomani della conquista di Tripoli, che hanno suscitato “fughe collettive verso la frontiera algerina”. Tutti i Tuareg del Sud libico sarebbero fuggiti verso l’Algeria. Un importante gruppo, di cui fanno parte donne e bambini, fuggito dalla regione di Oubari, sarebbe stato segnalato nel villaggio di Tarat, non lontano dalla frontiera con Illizi. “Essi si trovano nella più totale privazione, e vivono la più drammatica delle situazioni. Privati di tutto, senza alcun sostegno non possono né tornare indietro, per paura di subire rappresaglie, né avanzare verso l’Algeria, che ha rifiutato di accoglierli”.

L’8 settembre, le autorità nigerine (che hanno riconosciuto il nuovo potere libico il 30 agosto) hanno declinato l’invito del CNT a bloccare le frontiere del paese, per la sua impossibilità di proteggerle.

Lo svolgimento della Conferenza internazionale sul partneriato, la sicurezza e lo sviluppo tra i paesi del Sahel (Algeria-Mali-Mauritania-Niger) ad Algeri, con la partecipazione di 38 delegazioni, tra cui quelle di Stati Uniti, Francia, Russia, Cina e Regno Unito, sembra confermare l’importanza accordata dagli Occidentali al coordinamento con l’Algeria, che è apparso un paese nel mirino dopo la vittoria della NATO a Tripoli. Secondo l’esperto Samuel Benshimon di “Sahel intelligence”, era l’obiettivo ricercato dalle autorità algerine desiderose di “stornare l’attenzione dell’opinione pubblica interna dalle precedenti mosse della diplomazia algerina nella crisi libica”, e in particolare la partecipazione a luglio a fianco del Sud Africa a negoziati per la fornitura di armi cinesi al colonnello Gheddafi”.