«Con il sistema ispano-tedesco noi scompariamo, non ci sto»

Un mix tedesco-spagnolo che piace a Walter Veltroni o il tedesco semi-puro che piace da Rutelli a Mussi? È questo il busillibus dell’agenda politica di maggioranza e opposizione. Saranno, per l’Unione, due settimane di consultazioni e confronti sul tema, poi toccherà alla Cdl. Ma per Cesare Salvi, presidente della commissione Giustizia al Senato, illustre esponente di Sinistra Demoaatìca, c’è poco da discutere, «il sistema elettorale migliore è quello tedesco. Gli altri non sono che un vestito cucito addosso ai due maggiori partiti, Fi e Pd».

Mussi ieri mattina dopo un incontro con Veltroni ha detto che sulla legge elettorale restano le distanze. Salvi, lei cosa dice?
«Che è esattamente così. La proposta di cui si è parlato questi giorni, il mix ispano-tedesco, è profondamente sbagliata, difficile da capire tecnicamente e da usare per gli elettori. Noi abbiamo bisogno di un sistema elettorale semplice e comprensibile. È evidente che è necessaria una riforma, con una quota di sbarramento consistente, noi come Sd non ci poniamo sulla stessa linea dei cosiddetti partiti “piccoli”. Ci siamo espressi per il sistema tedesco con sbarramento al 5%».

Veltroni è pronto a discutere anche ipotesi diverse ma resta convinto che il mix sia la formula migliore…
«Le dico perché non funzionerebbe: un partito con il 30% avrebbe il 40% dei seggi, un partito con il 15% avrebbe il 5% dei seggi. Un partito che in una sola regione ha l’8%, come l’Udeur in Campania, entrerebbe in Parlamento; uno con il 6% su base nazionale resterebbe fuori. È un sistema che altera la rappresentanza senza avere il vantaggio dei sistemi maggioritari puri di alterare la rappresentanza per assicurare la governabilità. È una proposta scritta su misura per partiti – delle presumibili dimensioni di Pd e Fi – che volessero ridurre a più miti consigli eventuali alleati».

Tradotto: teme che partiti minori, come il suo, non conterebbero più?
«Esattamente. Si altera il peso che i partiti hanno nella società a vantaggio di un solo partito. Per dirla con il professore Sartori, “è una furbata”».

Lei ha proposto il sistema tedesco. Ma lì oggi c’è una Grosse coalition…
«Il sistema tedesco prevede una soglia del 5%, superata la quale si entra in Parlamento rappresentati in proporzione dei voti avuti. Non dobbiamo confondere il bipolarismo con il tipo di maggioritario avuto in Italia. Il tedesco è anch’esso bipolare, tanto è vero che in sessantanni ci sono state due sole ipotesi di grandi coalizioni, ed è basato sulla eliminazione della frammentazione. È del tutto chiaro che i micropartiti che addirittura si moltiplicano- come i Liberaldemocratici di Dini e l’unione democratìca di Bordon – non esisterebbero più. Oggi siamo a una situazione dovuta ad un eccesso di maggioritario. Un bipolarismo sano, invece, si basa sulla selezione della rappresentanza a pochi partiti radicati nel paese e nel vincolo politico che si crea. In Italia c’è bisogno di un bipolarismo mite e di una democrazia parlamentare flessibile».

Russo Spena, di Rc, riconosce alla proposta di Veltroni di aver sbloccato il dibattito ma propone il tedesco modificato. O il tedesco o niente?
«Non mi sento di fare previsioni. Noi della sinistra ci vedremo e poi arriveremo con una proposta speriamo unitaria. Ma il primo problema da risolvere è il Pd: è disposto ad accettare un sistema per il quale sarà rappresentato in Parlamento per i i voti che prende o cerca un sistema che lo sovrarappresenti? In secondo luogo, il Pd vuole un sistema che gli lasci le mani libere per alleanze di nuovo conio o vuole una legge elettorale che permetta la prosecuzione dell’alleanza con la sinistra?».

An, Lega, Udc si dicono pronti al dialogo anche senza Berlusconi. Ci crede?
«Non penso che possano prescindere dalla volontà del Capo. È un’illusione pensare di andare al confronto senza Fi e se lo si facesse si dovrebbe pagare alla Lega un prezzo troppo elevato alla democrazia».