Comunisti greci: il loro presente, il nostro futuro?

Ci sono vari elementi che dobbiamo guardare con attenzione rispetto alla Grecia fatte le dovute considerazioni sulla differenza della composizione sociale tra il nostro paese ed il loro, e senza innamorarsi nel fenomeno di turno. La prima considerazione è che la forte affermazione del KKE conferma in maniera netta che in Europa esistono oramai due sinistre, una social liberista ed un’altra anticapitalista che si allontanano quando il centro sinistra è al governo. Questo dato con tutte le differenze del caso viene confermato sia in Portogallo che in Spagna. La gestione neoliberista della crisi sta chiarendo le posizioni nel vecchio continente, e contribuisce a ridare fiato alle forze politiche che si oppongono ad essa. Il governo di centro sinistra greco di Papadopulos è sostanzialmente succube delle dottrine di Bruxelles e del FMI ed ha accettato la logica del rigore e dell’austerity. Lo è dal punto di vista politico ed in qualche modo è costretto ad esserlo per la condizione di ricatto permanente che la situazione delle finanza greche gli impongono. Secondo elemento, in un quadro politico di questa natura Il KKE è stato pronto a sfruttare la fase partendo dalla lettura giusta della fase politica e dei rapporti di forza. E’ riuscito a cogliere nella rivolta contro l’austerity un’elemento costituente, prima sul piano sociale, poi su quello politico.

Il KKE ha un fortissimo radicamento nei luoghi di lavoro. Presente a fianco della rivolta dei contadini, ha un insediamento pesante tra i lavoratori, nelle fabbriche e nei porti, passando per università e pubblico impiego. Oltre a questo il KKE ha un sindacato di riferimento comunista, il Pame, che ha avuto una linea durissima contro il governo socialista ponendosi alla guida di innumerevoli scioperi generali che hanno attraversato il paese. Non va nemmeno dimenticato il fatto che il KKE ha una linea antieuropeista chiara che gli permette di consolidare un blocco sociale in chiave nazionale, tanto per dirne una il KKE non aderisce alla sinistra europea. Altro elemento è che il KKE non concede nulla sulla sua posizione ideologica, capita spesso di vedere manifesti di Stalin nelle manifestazioni e nei manifesti elettorali. Un elemento questo che al di là delle nostre valutazioni – che ci rendono distanti da questa formazione – deve essere guardato con attenzione perchè il riferimento ideologico è stato il punto di tenuta in questi anni di marginalizzazione. In qualche modo il riferimento ideologico è stato una risorsa più che un ingombro, come dire i leader passano le idee no. Il KKE ad esempio è molto attento a non scordare i propri martiri con celebrazioni pubbliche ed anniversari. Inoltre il KKE ha resistito al pentimento generalizzato dei partiti comunisti europei avendo anche a disposizione intellettuali che hanno tenuto sul piano del discorso pubblico senza mai assumere il punto di vista dell’avversario. Conta, e non poco anche il fatto che la Grecia è uscita “recentemente” dalla dittatura dei generali. Questa breve analisi ci porta a dire che forse il partito pesante, organizzato e radicato è di una certa utilità nella crisi, se si ha un programma radicale. Oggi, con il dato elettorale che sfiora il 12%, con una fortissima astensione il KKE insieme alle altre forze anticapitaliste è in grado di rompere il bibolarismo liberista e di mettere in seria difficoltà il governo che ha ottenuto una vittoria di pirro in queste elezioni. Al di là delle considerazioni sulla Grecia c’è un punto però che ci riguarda come comunisti. A dicembre il nostro governo consegnerà il nostro paese nelle mani degli stessi poteri che oggi impongono lacrime e sangue al popolo greco. Lo farà nel silenzio complice dell’opposizione parlamentare firmando il “patto d’austerità” che si concretizzerà con il semestre europeo (di fatto il commissariamento economico del nostro paese ad opera del governo economico della Merkel). L’Italia dovrà pena sanzioni procedere al rientro del debito su tappe forzate, oltre che recepire le riforme strutturali che il governo economico ci imporrà. E’ bene allora che guardiamo all’esperienza della Grecia senza innamorarci di qualcuno in particolare, ma è bene riflettere su quello che siamo e su come organizzarci per lo scenario che si aprirà tra breve. Trovarsi ancora una volta inadeguati sarebbe imperdonabile