Il 20-21 settembre scorsi si sono svolte in Slovacchia le elezioni politiche. Secondo Le Monde, la vera “sorpresa” dello scrutinio è la “resurrezione del Partito comunista slovacco (Kss) “, che raddoppia la sua percentuale, si colloca al 6,3% e, per la prima volta dal 1989, supera la soglia del 5% e porta in Parlamento 11 deputati (su un totale di 150). Questo risultato colloca oggi il Kss ai piani medio-alti della “classifica elettorale” dei partiti comunisti europei (più del Pcf, più del Pce e di Izquerda Unida, più del PdCI e della stessa Rifondazione; mentre il greco KKE ruota attorno al 5% alle politiche, 6,5% alle europee, oltre 7% alle amministrative; il PC portoghese, passato dal 9 al 7% alle ultime politiche, rimane attorno al 13% alle amministrative, e l’Akel di Cipro al 35%; ad Est abbiamo poi il 33% dei comunisti russi, il 24% degli ucraini, il 18% dei bielorussi e il 45% dei moldavi, che dirigono il paese…e, citando a memoria, chiedo scusa per qualche eventuale imprecisione). Il successo del Kss segue di pochi mesi la splendida affermazione dei “cugini” del Kscm di Boemia e Moravia (il Partito comunista della Repubblica ceca), passato nelle elezioni politiche del 14-15 giugno scorsi dall’11 al 18,7%, con un raddoppio dei suoi deputati (oggi 41 su 200, pari a oltre il 20% del Parlamento ceco). Ma la vera sorpresa è che il nostro giornale, dopo aver minimizzato a giugno e quasi rimosso il successo del Kscm (non un approfondimento, non un’intervista ai suoi dirigenti), abbia oggi addirittura cancellato, al pari degli altri giornali italiani, l’ottimo risultato dei comunisti slovacchi. Al punto che, nell’unico articolo (relegato nelle note brevi) dedicato al voto in Slovacchia (cfr. Liberazione del 22 settembre scorso) il Kss e il suo risultato è l’unico a non essere neppure nominato (per un “giornale comunista” non c’è male…). Ne saranno liete le compagne e i compagni di quel paese, che nei mesi precedenti le elezioni hanno dovuto subire pesanti intimidazioni e persino una iniziativa forcaiola di alcuni deputati della destra che chiedevano una legge che proibisse e punisse fino a due anni di reclusione ogni forma di “propaganda comunista”, e che sarebbe passata in Parlamento se il Presidente della Repubblica non ne avesse messo in dubbio la costituzionalità. Ho segnalato per iscritto la vicenda e la relativa documentazione alla redazione del nostro giornale il 16 agosto, perché almeno si desse la notizia e si valorizzasse l’appello alla solidarietà di tutte le forze democratiche lanciato in quei giorni via Internet dai comunisti slovacchi. Non solo tutto è stato cestinato, ma non ho avuto neppure il piacere di una risposta. Misteri della “rifondazione” e dell’ “autoriforma” del partito…
Ho troppo rispetto per la direzione del nostro giornale per muovere processi alle intenzioni. E c’è un modo semplice per dimostrare che non vi sono preclusioni ideologiche verso alcuni partiti comunisti (ancorchè leninisti e novecenteschi), né incredibili censure informative. Propongo di pubblicare un bel pezzo di approfondimento sulle ragioni del successo dei comunisti cechi e slovacchi (stiamo parlando del cuore della civilissima Mitteleuropa, quasi una provincia tedesca…), corredato da qualche ricca intervista coi loro esponenti, così come facciamo spesso – giustamente – con altre formazioni della “sinistra alternativa”, anche quando vanno male alle elezioni, come in Francia o, più recentemente, in Svezia e in Germania. Tra i nostri lettori c’è fame di notizie su quello che fanno e pensano i comunisti negli altri paesi del mondo, soprattutto dove avanzano. Se non lo facciamo noi in Italia (e un po’ il Manifesto), chi dovrebbe occuparsene?
Nel frattempo, per chi volesse saperne di più sui comunisti nel mondo, segnalo l’ottimo sito, in più lingue, promosso dai comunisti greci del KKE: www. solidnet. org. Buon lavoro a tutti.
Liberazione – è vero – non ha dedicato attenzione alle recenti elezioni che si sono tenute in Slovacchia: è una critica giusta, e la accettiamo di buon grado. Tanto più che non abbiamo visto il dato politico principale di queste elezioni: che è stata la vittoria delle destre, e i suoi effetti in quell’area dell’Europa, non il pur apprezzabile risultato del Kss. Ma la questione posta dal compagno Sorini va al di là della questione “mitteleuropea”: riguarda lo spazio politico-informativo che il nostro giornale dovrebbe dedicare ai Partiti comunisti dei diversi Paesi del mondo, alle forze politiche che si richiamano, esplicitamente o sostanzialmente, alla tradizione comunista e all’eredità della III Internazionale. L’accusa, quasi esplicita, è di sottovalutazione politica o, peggio, censura: questa accusa ci pare davvero infondata. O meglio: ci pare mossa da una concezione – da una linea politica – diversa da quella che da alcuni anni (non solo a partire dall’ultimo Congresso) Rifondazione comunista si sforza di perseguire. Il nostro concreto orizzonte internazionale e internazionalista è quello di una nuova sinistra di alternativa, caratterizzata da nette discriminanti di contenuto – come l’antiliberismo, l’anticapitalismo, il rifiuto della guerra – e dalla sfida della costruzione del movimento no global. Per questo obiettivo, sviluppiamo rapporti con tutte le forze disponibili, senza pregiudiziali dottrinarie e senza diplomatismi: in questo quadro, i Partiti comunisti non costituiscono, in quanto tali, in quanto portatori di un’identità ideologica, un “campo privilegiato” di interlocuzione. Anche nei loro confronti, insomma, vale per Liberazione quello che vale per il Prc: le convergenze, o le divergenze, si misurano tutte sulla politica, sulle iniziative reali, sulle “cose”. Poi, naturalmente, c’è il problema, nient’affatto semplice, di come un piccolo giornale come il nostro potrebbe riuscire a documentare davvero quel che avviene in Europa e nel mondo, riuscendo ad andare oltre le informazioni ufficiali (o gli scarni lanci delle agenzie) e oltre la propaganda. Ma questo è un altro problema
(rina gagliardi)
*Direzione nazionale