Commento alle elezioni portoghesi

Le elezioni legislative anticipate in Portogallo hanno visto ripetersi lo stesso andamento che caratterizza gli orientamenti dell’elettorato del nostro continente. Chi governa, sia esso conservatore o “socialista”, viene ormai regolarmente punito dall’elettorato per le politiche economiche e sociali che scaricano sulle classi popolari le conseguenze della crisi in atto, in assoluto ossequio alle direttive dei poteri forti economici europei e mondiali.
Nel caso portoghese è stato il Partito Socialista al governo, responsabile di draconiane misure antipopolari, a subire un vero e proprio tracollo, perdendo ben l’11% dei consensi rispetto al 2009, e scendendo al 28,05%, con un calo di 23 deputati.
A trarre profitto del crollo socialista è stato in particolare il PPD/PSD, il “partito socialdemocratico” conservatore, che con il 38,63%, si afferma come prima forza politica del paese. Il partito centrista CDS/PP aumenta anch’esso i suoi consensi, seppure in misura poco rilevante, e con l’11,74% si conferma terzo partito. E’ il frutto di una campagna demagogica, che ha sapientemente scaricato sul solo partito di governo responsabilità che l’opposizione ha ampiamente condiviso nell’assunzione delle misure antipopolari. Che ha insistito anche sulla cosiddetta “bipolarizzazione” dello scontro politico. Un risultato che, in ogni caso, non lascia certamente alcuna speranza di interrompere il programma di “lacrime e sangue”, avviato dopo il manifestarsi della crisi, ma che, al contrario, prelude ad un suo ulteriore inasprimento.
A sinistra del Partito Socialista, il Bloco de Esquerda (BE, organizzazione che ha la vicepresidenza della “Sinistra Europea”) che, nel 2009 era diventato quarto partito portoghese con quasi il 10% dei voti, dimezza il suo risultato, e con una sconfitta dalle proporzioni catastrofiche (già riconosciuta dai suoi dirigenti), non va oltre il 5,19%, vedendosi superato dalla CDU, la “Coalizione Democratica Unitaria” guidata dal Partito Comunista Portoghese (PCP). Il BE ha certamente scontato le ambiguità di una linea politica continuamente in oscillazione tra la subalternità al Partito Socialista, che si è tradotta nel sostegno al candidato del PS Alegre alle ultime elezioni presidenziali, e la spinta di componenti massimaliste e movimentiste, anche di ispirazione trotskista.
In questo contesto, l’ottimo risultato ottenuto dalla CDU rappresenta un significativo segnale in controtendenza. Con quasi l’8% dei voti (il 7,94%) la CDU diventa il quarto partito, aumenta il suo già brillante risultato (7,86%) del 2009, e passa da 15 a 16 deputati nel parlamento nazionale, confermando il suo straordinario radicamento di massa in alcune regioni “rosse” del paese. Anche il risultato dei comunisti conferma una linea di tendenza su scala continentale, perché assolutamente in linea con i recenti successi elettorali ottenuti da quei partiti comunisti, radicati e organizzati (Grecia, Cipro), che non hanno inteso rinunciare alla loro identità, stemperandosi in indistinte e generiche “sinistre”.