Dunque, è un «risultato veramente notevole, no?». Lo dice il generale Franks. Tutto va «secondo i piani» dicono i britannici. Dunque, è notevole che i britannici ancora non abbiano «liberato» Bassora. È «secondo i piani» che gli iracheni debbano poter lanciare missili dalla penisola di Fao – presumibilmente sotto il «controllo britannico» da più di una settimana. È notevole – certo, un risultato davvero notevole – che gli americani perdano un elicottero Apache per il fuoco del fucile di un contadino iracheno o debbano passare quattro giorni tentando di attraversare i ponti sul fiume a Nassiriya per poi trovarsi davanti al primo kamikaze suicida, a Najaf.
Una metà dell’intera forza anglo-americana – ancora definita «la coalizione» da giornalisti cui piace immaginare che essa comprenda 35 armate piuttosto che due e un po’ (il «po’» essendo costituito dalle Forze Speciali Australiane) – sta ora proteggendo e gestendo la linea dei rifornimenti attraverso il deserto. E Baghdad è bombardata, ma non assediata.
Il «piano» militare è così segreto, secondo il generale Franks, che pochissime persone lo hanno visionato per intero o anche lo capiscono. Il suo «piano», dice, è “estremamente duttile”; e deve esserlo per reggere al caos degli ultimi 12 giorni e, naturalmente, continua a convincersi che la lezione che se ne trae confermi questo parere. Gli americani bombardano un autobus di passeggeri vicino al confine con la Siria e nemmeno chiedono scusa. Un soldato iracheno si uccide in un attacco a dei marine degli Stati Uniti nella sua macchina e si tratta di un atto di “terrorismo”. E ora il Segretario di Stato Colin Powell annuncia – al Public Affairs Committee «americano-israelita» – che la Siria e l’Iran stiano “sostenendo gruppi terroristici” e dovranno “affrontarne le conseguenze”.
Allora, qual è il «piano»? Abbiamo in proposito di dimenticarci di Baghdad per qualche mese e deviare i nostri giovani soldati a ovest per circondare Damasco? Per amor di Dio, a dove porta tutto questo? Porta a «liberare» l’Iraq. Ma la guerra potrebbe essere “lunga e difficile”, ci dice ora George W. Bush – non ce lo ha detto prima, o no? – e, secondo Tony Blair, questo è “solo l’inizio”. Oh, davvero!
È strano, non è vero, come tutto quel clamore sulla guerra chimica e biologica sia ora dimenticato. Le armi «segrete», le maschere antigas, i vaccini contro l’antrace, le pillole e le tute contro gli agenti chimici sono ora state cancellate dall’intera storia – perché le pallottole e le granate portate dai missili costituiscono ora il pericolo vero per le forze britanniche e americane in Iraq. Persino «l’assedio di Baghdad» – una città larga quasi venti chilometri dove occorrerebberro 250.000 uomini per circondarla tutta – sta svanendo dall’agenda. Il Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld ha, secondo il New Yorker, interferito con il «piano» del Generale. Doveva essere – cito Mr Rumsfeld – “un genere di guerra come non abbiamo visto in precedenza”. Può dirlo davvero.
Stando a Baghdad, ascoltando la spaventosa retorica della propaganda irachena e guardando gli spesso indiscriminati attacchi aerei americani e britannici – bersagliare una supposta batteria di missili vicino alla piazza di un mercato in una capitale a mezzogiorno durante una tempesta di sabbia porta all’uccisione di civili, non è vero? – mi sorge il sospetto che quello che non è andato per il verso giusto non ha nulla a che fare con i piani. Difatti, temo che non vi sia nessun vero e proprio piano complessivo. Perché penso piuttosto che i fondamenti di questa guerra fossero non nei piani militari, ma nell’ideologia.
Molto tempo fa, come sappiamo, la lobby di destra che appoggiava Israele attorno a Mr Bush progettò il rovesciamento di Saddam. Questo avrebbe portato alla distruzione del più potente stato arabo nel Medio Oriente – il capo di stato maggiore di Israele, Shoal Mofaz, domandò che la guerra iniziasse persino prima di quanto fu – così da permettere che la geografia della regione cambiasse per sempre. Mr Powell ha asserito proprio questo un mese fa. Informazioni non attendibili che giungevano dai servizi segreti – sarebbe interessante sapere su quali paesi l’FBI dice di stare indagando per la contraffazione dei documenti usati da Powell alle Nazioni Unite per “dimostrare” che gli iracheni stessero importando attrezzature per armi illegali dall’Africa – si mescolavano ai desideri dell’opposizione irachena corrotta e infiltrata.
A queste fantasie e a queste illusioni è stata data una robusta dose di credibilità. E ogni tipo di bugia e falsità è stata usata per sostenere questo progetto ideologico. L’11 settembre (che, curiosamente, non viene più tirato in ballo), i legami tra Saddam e Osama bin Laden (mai provati), le armi di distruzione di massa (mai trovati finora), i diritti umani violati (con i quali abbiamo vissuto senza problemi fintanto che Saddam era nostro amico) e, infine, il più eroico tra i progetti: la «liberazione» del popolo iracheno. Il petrolio non è mai stato citato, anche se è il fattore più importante di questo conflitto illegittimo: non sorprende che il Generale Franks abbia ammesso che la sua prima preoccupazione, prima ancora che la guerra, fosse la «protezione» dei pozzi dell’Iraq meridionale. Insomma, abbiamo fatto tutto questo per portare «libertà» e «democrazia». E con quale orgoglio abbiamo attraversato il confine. Con quali nobili intenti abbiamo invaso l’Iraq.
Pochi iracheni dubitano – persino i ministri di Baghdad ne parlano – che gli americani riusciranno, alla fine, ad occupare il Paese. Hanno la forza e le armi per irrompere all’interno di qualunque città, imporre il coprifuoco e governare applicando la legge marziale. Il punto è un altro: riusciranno mai a costringere gli iracheni ad accettare le loro regole? A meno che le masse non si levino, come Bush e Blair sperano, questa è, al momento, una guerra nazionalista contro il più ovvio ed evidente dei poteri imperiali. Senza il supporto iracheno, come potrà mai il Generale Franks imporre una dittatura militare o trovare degli iracheni disposti ad accettarla o, ancora, far andare i pozzi di petrolio? Gli americani possono anche vincere la guerra. Ma se i loro progetti di dominio e controllo falliscono, alla fine avranno perso.
C’è un altro risultato che andrebbe preso in considerazione. L’abominevole Saddam, il più rivoltante dei dittatori del mondo arabo che, davvero, ricorre all’impiego della tortura e, davvero, ha fatto uso di gas, sta ora guidando un Paese che sta combattendo l’unica superpotenza del mondo e che lo ha fatto per quasi due settimane senza arrendersi. Sì, il Generale Franks ha centrato un obbiettivo davvero degno di nota. Ha trasformato il Mostro di Baghdad nell’eroe del mondo arabo e ha permesso agli iracheni di mostrare a chiunque come fare a combattere l’America.