Cofferati dispone il nuovo sgombero

Legalità ma non solo La nuova stesura del controverso ordine del giorno non rinuncia al postulato intransigente. Ma lo diluisce con parole sul «superamento del Cpt», la difesa dei «diritti fondamentali», l’impegno a favore degli stranieri che denunciano i datori di lavoro nero. Prova dei fatti al prossimo sgombero del Lungoreno

Sergio Cofferati ha firmato l’ordinanza per lo sgombero di tutti gli insediamenti abusivi sul Lungoreno. La data dev’essere ancora stabilita, ma probabilmente lo sgombero avverrà entro la settimana. Sarà questa la prova del nove della tenuta dell’amministrazione di centrosinistra a Bologna. Ieri infatti si è smussata la tensione intorno all’ordine del giorno sulla legalità. Ma il Prc chiede che l’intervento sul Lungoreno sia organizzato «trovando una soluzione per tutti». E se ci saranno nuovi arresti tra gli immigrati la tregua trovata ieri potrebbe saltare di nuovo. Quanto al controverso documento, al passaggio sulla «legalità» Cofferati non ha rinunciato: «Vanno contrastati tutti i comportamenti e le azioni non rispettose delle leggi». Tuttavia la versione definitiva del testo su cui giunta e maggioranza dibattono da quando il sindaco mandò le ruspe a sgomberare il Lungoreno, è decisamente diversa dal duro tono iniziale. Tanto che il Prc probabilmente sventerà la rottura.

Parecchie delle proposte di Rifondazione e Margherita (che pure non aveva gradito il decisionismo del sindaco) sono finite nel ordine del giorno lievitato a cinque pagine. Si parla di impegno dell’amministrazione «per il superamento del Cpt di via Mattei» e per i «diritti fondamentali della persona». Si aggiunge che l’amministrazione potrebbe collaborare «con le organizzazioni di rappresentanza» per cercare di regolarizzare gli immigrati senza permesso di soggiorno che decidono di denunciare il datore di lavoro. E si parla di lotta alle forme di illegalità, «dalla pirateria stradale all’evasione fiscale», così come voleva la Margherita. Ma rimane la tolleranza zero: «senza indulgere in nessuna giustificazione».

Rifondazione, che da un mese guida la protesta contro un sindaco accusato di «manie legalitarie», pondera di non partecipare al voto. Ieri sera si è riunita la segreteria, oggi si riunirà il comitato federale e solo alla fine della discussione sarà definita una posizione. Ma la linea potrebbe essere quella del «gesto distensivo», riconoscendo i passi avanti e sperando che d’ora in poi la discussione si concentri su altri temi: «La casa, la lotta alla crisi economica, gli spazi sociali», come non si stanca di ripetere il segretario Tiziano Loreti.

Astensione dunque. Magari concordata con il pasionario Valerio Monteventi (consigliere indipendente), che infatti dice di voler aspettare le riunioni del partito e quelle della sinistra «radicale». E in modo da non entrare in collisione con Maurizio Zamboni, assessore alla mobilità in quota al partito, che ieri mattina è uscito dalla giunta con una nota in cui si parla di «significativo e positivo approfondimento della tematica proposta dal sindaco».

Con tono vagamente minatorio Cofferati ha ripetuto che qualunque scelta dei consiglieri avrà delle conseguenze. E ovviamente sarà lui a trarle. Che in cofferatese si dice «commentarle» all’indomani del voto. Ma anche su questo punto il Cinese ieri era più morbido: «Astensione o voto contrario sono posizioni legittime». Niente aut aut al Prc, insomma.

L’unica posizione che proprio non va giù al sindaco è quella dei Verdi, che due giorni fa hanno ribadito di non voler partecipare alla discussione ritirando appoggio e tessera all’assessore Antonio Amorosi: «La non partecipazione alla discussione è un errore grave che introduce un principio inaccettabile in una coalizione, quello del veto verso la proposta in argomento». Di licenziare l’assessore sfiduciato comunque non se ne parla: «E’ il sindaco che assegna le deleghe», ricorda il cinese a difesa del suo fedelissimo.