Cofferati alza il tiro: carcere per i graffitari

Chi imbratta i muri di Bologna d’ora in poi rischia il carcere. Parola del sindaco, Sergio Cofferati, che torna a fare la voce grossa contro il degrado e promette azioni legali verso i wrìters che verranno sorpresi a danneggiare edifici pubblici o di interesse storico o artistico. Oltre a un’ammenda, che può superare i mille euro, gli articoli 635 e 639 del Codice penale prevedono, nei casi più gravi, «la reclusione fino a un anno», spiega il primo cittadino del capoluogo emiliano. C’è poi il regolamento di Polizia urbana che prevede una sanzione da 50 euro e infine l’azione civile per il risarcimento danni. Mano tesa anche ai privati, perché il Comune «affiancherà i proprietari» che vogliono intraprendere azioni giudiziarie contro i responsabili delle scritte. La Polizia municipale, poi, in accordo con la Polizia di Stato, intensificherà i controlli. Per combattere i graffitari, secondo Cofferati, basta l’applicazione «rigida» delle leggi in vigore, tuttavia è «apprezzabile» il pacchetto sicurezza proposto da Amato e ben vengano altri strumenti come l’obbligo a lavori socialmente utili. Da Bologna inoltre parte una richiesta al Governo: «Inserire nella Finanziaria sgravi fiscali a favore dei privati che avviano lavori per combattere il degrado». Il giro di vite contro i writers e le richieste al Governo fanno parte del progetto «Ricoloriamo Bologna» che prevede un investimento di 170 mila euro per ripulire i muri di 46 scuole cittadine, il Ghetto ebraico (cioè alcuni vicoli nel cuore del centro storico), e via Andrea Costa. Per il resto si punta sull’iniziativa dei privati; su un prossimo accordo con Cna e Confartigianato per tariffe agevolate ai proprietari che vogliono ripulire le facciate; sul coinvolgimento delle associazioni di categoria; sul promesso contributo della Fondazione Carisbo. Oltre al bastone e ai progetti di pulitura, però, c’è anche la carota per i wrìters che abbiano serie aspirazioni artistiche. I quartieri di Bologna stanno infatti individuando spazi da riempire legalmente con graffiti, «attraverso bandi di concorso che saranno pubblicizzati con una campagna di comunicazione». Nel piano c’è anche «la promozione della Street art con il coinvolgimento delle scuole medie inferiori e superiori».
Dai banchi dell’opposizione Paolo Foschini, vice presidente del Consiglio comunale di Bologna, parla per questo di messaggio «contraddittorio». «Se si vogliono combattere i graffiti non si può diffonderne la cultura nelle scuole».Il timore poi è che si ripeta «l’effetto annuncio» cui non seguono fatti concreti. «Bologna è stata una delle prime grandi città a sollevare il problema dei lavavetri abusivi ai semafori, ma il Comune non ha mai predisposto in proposito alcuna ordinanza. C’è stata qualche multa non pagata e i lavavetri sono ancora li», afferma Foschini.
Anche se qualcuno non paga c’è un effetto di deterrenza, ribatte Cofferati: «Chi viene individuato e multato sa di essere individuabile e multabile».