Clooney: in «Syriana» racconto l’ altra guerra

«Il cinema aiuta a capire, ma io non mi sento adatto per fare politica» Non aspiro a diventare il nuovo Robert Redford
Lodato dalla critica Usa, il complesso film firmato da Stephen Gaghan incrocia spionaggio e conflitti per il petrolio

«E’ vero: i miei ultimi film sono stati d’ impegno politico e anche, diciamo, “storico”. Per una semplice ragione: mancano punti di riferimento per le giovani generazioni, che prima dell’ 11 Settembre non sapevano neppure in alta percentuale la differenza tra Palestina e Israele. Vivo il bisogno concreto di offrire loro appigli contro la violenza, elementi di riflessione anche se non aspiro – come ha scritto il New York Times – a prendere il posto che è stato di Robert Redford o di Warren Beatty né tantomeno a un coinvolgimento politico diretto. Bevo troppo, faccio eccessivo uso di stimolanti e sarei incapace di accettare i compromessi che una carriera politica sempre richiede. Poi dovrei dissentire sulle scelte in cui non credo perché violano i principi democratici e trasformano i politici in businessmen». In forma, smaltiti (con dieta omeopatica) i trenta chili acquistati per il suo disilluso agente della Cia, Bob Barnes, che lo vede anche picchiato, ridotto a un rottame e con il volto tumefatto, George Clooney parla di Syriana con il suo regista Stephen Gaghan, già tossicodipendente, che dice: «Il petrolio è come la droga, una dipendenza». Gaghan, al debutto dietro la macchina da presa, è uno dei più affermati sceneggiatori, autore tra l’ atro del copione di Traffic. Nel film ci sono poi Matt Damon, Christopher Plummer, Alexander Siddig che è il nipote di Malcolm McDowell e interpreta il principe Nasir Al-Subbai. Syriana è un film complesso, con personaggi che si inseguono in una denuncia al malaffare geopolitico del petrolio, che crea tensioni globali e rende disilluso il personaggio di Clooney, per la prima volta anche padre di un adolescente in crisi per le sue troppe assenze. Racconta l’ attore: «Mi sento dire: “Non ci sei mai, ho un padre e una madre che mentono continuamente anche con loro stessi oltre che nei miei confronti e che non si accorgono delle loro esistenze fraudolente”. E’ Max Minghella, figlio del regista: ho molto parlato con lui di storia e politica. Non saprei con piena responsabilità rispondere a tutti gli interrogativi di un figlio, ma col cinema posso farlo e cercare di centrare il nodo di Syriana: il processo che conduce al terrorismo. Non puoi fare una guerra a un’ idea se non cerchi di capire che cosa ha creato quell’ idea, mai glorificata nel film». S’ infervora: «Posso farlo se rendo non riconoscibile il mio aspetto. Sono sparito come un certo Clooney, riprendendo a recitare davvero come uomo che denuncia i suoi errori, che cerca di capire anche le “ragioni” capaci di trasformare in kamikaze due giovani non fondamentalisti, ma che non trovano risposte, solo rabbia, nelle alleanze politiche con le quali debbono convivere. E’ da tale stato di cose che nasce il nuovo terrorismo senza volto, nutrito dalla consapevolezza che, a confronto della massima povertà, i principi degli emirati trattano affari economico-politici sugli yacht della Costa Azzurra o nei night di Washington. Il thriller scava nelle origini del moderno terrore e ci racconta la “way of life” di oggi, le dubbie alleanze con la Cina, le odissee degli immigrati del Pakistan, che lavorano in Paesi dove tutto è asservito al commercio dell’ oil per guerre imperiali non solo americane». Aggiunge il regista: «Clooney è produttore esecutivo del film, girato a Washington, in Texas, a Ginevra da dove arriva l’ analista economico Matt Damon, nel Dubai e nel Marocco, al posto di Teheran e Beirut. George sogna tavole rotonde politiche ovunque il film uscirà». Clooney: «Più che essere picchiato, è stato arduo imparare i miei dialoghi in arabo (con sottotitoli), che ho studiato sei mesi». Il titolo è già uno slogan e il film ha vinto la sua prima battaglia. Critiche positive dai conservatori («Non è un attacco a Bush: è una presa di coscienza contraddittoria, ma che ci obbliga a osservare le possibili soluzioni e il pantano nel Medio Oriente, ai quali il titolo si riferisce») e dai liberal («E’ verosimile, in un mondo di controlli del potere dall’ alto sul destino di milioni di persone»). Lanciato in sole cinque sale tra New York, Los Angeles e Toronto nel week end del Giorno del Ringraziamento, ha conquistato il miglior risultato dell’ anno per schermo (secondo solo al cartoon La sposa cadavere uscito in settembre). Clooney è soddisfatto di un anno di impegno: «Dopo i risultati di Good Night, la Warner mi offre persino la possibilità di girare un film muto. Ha vinto il coraggio di rischiare». Giovanna Grassi la storia Narrato su più piani paralleli, «Syriana» è imperniato sulle vicende di un agente della Cia in disgrazia (Clooney), di un consulente finanziario (Matt Damon) e di un legale che si occupa di affari petroliferi