L’Italia invierà truppe in Libano sotto l’egida Onu, per contribuire a risolvere la situazione di crisi che si protrae ormai da un mese e ha portato circa un migliaio di morti. Anche la sinistra radicale appare favorevole alla scelta di inviare un contingente militare. “Non ho problemi nei confronti di una forza di pace e di interposizione che sotto l’egida delle Nazioni Unite garantisca la tutela dei confini – spiega ad Affari Claudio Grassi, senatore del Prc e leader del gruppo Ernesto – va notato però che questa risoluzione Onu è arrivata molto tardi”.
Grassi è critico verso i tempi di reazione degli organismi internazionali: “La guerra, che ancora non è finita, dura da oltre un mese. Ci sono stati tantissimi morti. In più, è stata decretata unilateralmente da Israele”
Secondo il leader dell’Ernesto la comunità internazionale dovrebbe anche mostrarsi più severa nei confronti dello stato ebraico. “Credo che dovrebbe esserci una condanna verso Israele che si è reso responsabile di questo attacco”.
Sui dettagli della missione, comunque, ci sarà ancora da discutere. “Vedremo nei prossimi giorni” dice Grassi, ma assicura che l’intervento non sarà sbilanciato a favore di una delle due parti “altrimenti avremmo inviato una forza che prende parte al conflitto”.
In ogni caso, secondo Grassi non basta portare la pace fra Hezbollah ed esercito israeliano. “L’altro punto che dovrebbe essere considerato – spiega Grassi -, senza il quale pace fallisce è la questione palestinese. Senza il rispetto di tutte le risoluzioni Onu, se Israele non si ritira dai territori occupati entro i confini stabiliti nel 1967, così da permettere alla Palestina di avere un proprio stato, allora la pace non è possibile”.