Da Torino a Trieste, da Bergamo a Pomigliano d’Arco. I metalmeccanici sono scesi in strada per conquistare, a più di un anno dalla scadenza, il rinnovo del loro contratto di lavoro. Lo hanno fatto con determinazione, facendo ricor-
so alle azioni di lotta più forti. Il passo indietro – quasi una beffa – degli imprenditori di lunedì, quando sulla trattativa pareva aleggiare un’aria di ottimismo, non è stato digerito. E neppure la sostanziale impasse di ieri. Rsu con Fiom, Fim e Uilm, nell’ambito delle otto ore di sciopero proclamate il 30 dicembre, hanno dato vita a centinaia di manifestazioni di protesta. Da Nord a Sud.
L’elenco è lunghissimo. Alla Fincantieri di Monfalcone, dopo una affollata assemblea, i lavoratori sono usciti dal cantiere ed hanno invaso la statale per Trieste. In provincia di Bergamo, nel corso di uno sciopero di quattro ore, i lavoratori della Dalmine hanno dato vita a una manifestazione lungo le carreggiate della A4, l’autostrada Torino-Venezia. Lo stesso è accaduto a Reggio Emilia, dove è stata chiusa l’autostrada A1 e a Bologna, dove migliaia di tute blu si sono dirette in corteo lungo la tangenziale fino alla sede regionale della Rai. A Massa Carrara i dipendenti della Eaton hanno percorso un tratto di Aurelia. In Campania gli operai hanno bloccato la statale sorrentina. E l’elenco prosegue con notizie di manifestazioni, di presidi alle portinerie, di sit-in. Che si rinnoveranno anche oggi, interessando altre fabbriche, altre città. «Non abbiamo potere contrattuale come i macchinisti ferrovieri, i piloti o i controllori di volo, per farci sentire siamo cotretti a far ricorso a queste forme di lotta» – dice quasi scusandosi un operaio durante il presidio sulla A4, nei pressi del casello di Dalmine.
Ieri il confronto, che pure è continuato, non ha prodotto i risultati sperati. Si è parlato di apprendistato. Di salario – cioè degli aumenti richiesti (105 euro più 25) e di quelli offerti (77) – e di orari, se tutto andrà bene, si tornerà a ragionare soltanto nel pomeriggio di oggi. E la pazienza di chi spesso non arriva ai mille euro al mese si sta esaurendo. Che gli scioperi siano pienamente riusciti soddisfa il sindacato, ma non basta. Dopo più di un anno di attesa è l’ora dei risultati. E sindacati e lavoratori sono determinati ad andare fino in fondo.
«Le iniziative di lotta di questi giorni sono solo l’antipasto di quello che potrebbe succedere se saltasse la trattativa – avverte il leader della Fiom, Gianni Rinaldini -. I meccanici si stanno “incazzando” e quando lo fanno, lo fanno. Queste sono solo le prime avvisaglie».
Intanto Federmeccanica mette le mani avanti. E parla di rinnovo del contratto ancora «difficilissimo». Anche se passi avanti nella trattativa ci sono. Il direttore, Roberto Santarelli, registra ancora molte difficoltà nel negoziato. Afferma la volontà di tutti di giungere a un’intesa. E ammonisce a non cedere a facili ottimismi.
Cosa di cui i lavoratori se ne erano del resto già accorti.