Cinema, il governo latita ma Rifondazione insiste e lancia la legge regionale nel Lazio

Una proposta di legge di riforma di sistema del cinema nel programma dell’Unione c’è sempre stata. Peccato che lì sia ancora rimasta, senza alcuna applicazione, pur essendo frutto del consenso di tutta la coalizione. Per molti alla base dell’insofferenza per la proposta di legge ci sarebbe la Margherita, ovviamente influente per la sua massiccia presenza nel sancta sanctorum della cultura (Ministeri, Cinecittà, persino l’Istituto Luce). Rifondazione, però, non lascia ma raddoppia. Lo fa con la proposta di legge n.188 del 20 ottobre del 2006, denominata “Interventi regionali in favore della cinematografia”. Una legge per il Lazio, quindi, in attesa di una legge nazionale, «assolutamente necessaria – come afferma la Responsabile nazionale del dipartimento cultura del Prc Stefania Brai – perché la cultura, e il cinema, sono beni inalienabili e di interesse nazionale. Per questo noi chiediamo anche una riforma del titolo V della Costituzione, che la definisce come materia concorrente tra Stato e Regioni. Cosa che, comunque, attribuisce a queste ultime un ruolo fondamentale». A presentare la proposta, che consta di 22 articoli, è uno dei firmatari della stessa, il capogruppo Ivano Peduzzi. «Un paese si giudica anche dall’accesso e dall’offerta della produzione artistica – dice – e il cinema va considerato una priorità, al pari di sanità e scuola. Non esiste contraddizione tra queste esigenze, sono inscindibili». Una proposta che vuole andare al centro del problema cultura nel Lazio e in Italia, senza paternalismi né grandi eventi che gettino fumo negli occhi. «Quello che cerchiamo non è una sovvenzione assistenziale ma un investimento di indirizzo, che parta da un controllo del processo partecipativo, attraverso un organismo consultivo». Si tratta della Consulta regionale del Lazio per il cinema da istituirsi – testuale, dall’art.4 – «per l’attuazione delle politiche della Regione rivolte all’attività cinematografiche. … Un organismo permanente di consultazione, elaborazione, indirizzo, proposta e verifica». Una struttura, composta da vari elementi politici, sociali, cinematografici, che servirà a costruire e portare avanti la politica regionale al riguardo, usando anche lo strumento della Film Commission, che dovrà limitarsi al suo ruolo di fornitrice di servizi. «Gli obiettivi di questa legge – entra nel dettaglio Stefania Brai – sono il sostegno e la promozione della produzione delle opere, della loro circolazione, delle attività culturali inerenti al cinema, dell’associazionismo, della conservazione del patrimonio cinematografico regionale. Senza dimenticare il tema del lavoro, delle professionalità. Da favorire e tutelare». Interessanti le diverse idee sulla produzione: si parte dal cofinanziamento dei film che hanno ottenuto il sostegno del Fondo di garanzia fino a quello diretto di opere a basso costo, senza distinzione tra documentari e storie di finzione. Sarà una commissione tecnico-artistica formata da dieci membri a decidere, secondo criteri trasparenti e precisi, chi sostenere. Previsti anche l’anticipazione di contratti già stipulati a costo zero e i prestiti agevolati, con una divisione di eventuali guadagni che permetterebbe alla Regione di reinvestire. «E’ una legge per il cinema. E’ necessario – prosegue la responsabile cultura – la circolazione nelle sale, destinazione e anche ragion d’essere dei film». Il modello francese ritorna, con prepotenza. «Bisogna lavorare sulle monosale, d’essai e non, le uniche che possono valorizzare il cinema italiano ed europeo, cosa che non accade nelle multisale. Bene, in Italia ce ne sono 800 e la spesa per esse e di 2,7 milioni di euro. In Francia 2000 e l’esborso corrispondente ammonta a 11,3 milioni di euro». Le risorse, come la convergenza politica anche degli alleati, sono incerte. «Per quanto riguarda i finanziamenti – sottolinea ironicamente Brai – non è un caso che fossimo contro la Festa di Roma e i finanziamenti pubblici destinateli dagli enti locali. E ora si parla anche di una festa della fiction». «Per creare consenso – interviene Peduzzi – contiamo sulla società, sul conflitto e sul movimento. Chi è d’accordo ci sostenga, è essenziale che si faccia sentire».