Cina e America: “l’operazione psicologica” dei diritti umani del Tibet

La questione dei diritti umani è diventata il punto focale della disinformazione dei media.

Quanto ai diritti umani, la Cina non è un modello ma non lo sono neppure gli Stati Uniti ed il loro incrollabile alleato britannico, estesamente responsabili di crimini di guerra e violazioni di diritti umani in Iraq e nel mondo. Gli Stati Uniti ed i loro alleati, anche se sostengono la pratica della tortura, degli assassini politici e l’istituzione di campi segreti di detenzione, continuano ad essere presentati alla pubblica opinione come il modello di democrazia occidentale da emulare da parte dei paesi in sviluppo, in contrapposizione a Russia, Iran, Corea del Nord e Repubblica Popolare Cinese.

Diritti umani “doppio standard”

Mentre vengono messe in risalto le accuse di violazioni dei diritti umani alla Cina in relazione al Tibet, l’attuale ondata di massacri in Iraq e in Palestina non è menzionata: i media occidentali hanno appena segnalato il quinto”anniversario della Liberazione” dell’Iraq, coprendo il bilancio delle uccisioni patrocinate dagli Stati Uniti e delle atrocità perpetrate contro un’intera popolazione, nel nome di una “guerra globale al terrorismo”.

Ci sono più di 1,2 milioni di civili iracheni uccisi, 3 milioni di feriti. L’Alta Commissione per i Rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) indica un quadro di 2,2 milioni di iracheni rifugiati che hanno abbandonato il loro paese e 2,4 milioni di persone “spostatesi all’interno”.

“La popolazione dell’Iraq al tempo dell’invasione degli Stati Uniti, nel marzo 2003, si aggirava sui 27 milioni di persone, oggi sono circa 23 milioni. Semplici calcoli aritmetici indicano che attualmente più di metà della popolazione dell’Iraq, o è rifugiata, o bisognosa di aiuti di emergenza, o ferita, o morta.”

La scacchiera geopolitica

Ci sono obiettivi geopolitici profondamente radicati dietro alla campagna contro la leadership cinese.

I piani di guerra di Stati Uniti-Nato-Israele riferiti all’Iran sono in un stato avanzato di preparazione. Con il governo dell’Iran, la Cina ha legami economici ed anche un accordo di cooperazione militare bilaterale di vasta portata. La Cina inoltre è anche un alleato di Russia, Kazakhstan, Repubblica Kyrgysa, Tajikistan ed Uzbekistan nel contesto dell’Organizzazione della Cooperazione di Shanghai (SCO). Fin dal 2005, l’Iran ha uno status di ‘membro osservatore’ all’interno della SCO.

A sua volta la SCO ha legami con l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), un accordo di pianificazione superiore per la cooperazione militare tra Russia, Armenia, Bielorussia, Uzbekistan, Kazakhstan, Repubblica Kyrgysa e Tajikistan.

Nell’ottobre dello scorso anno l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) e l’Organizzazione della Cooperazione di Shanghai (SCO) hanno firmato un Memorandum di Intesa, ponendo le basi per la cooperazione militare tra le due organizzazioni. Questo accordo SCO-CSTO, appena menzionato dai media occidentali, comporta la creazione di una ben sviluppata alleanza militare tra la Cina, la Russia e gli stati membri di SCO/CSTO. E’ importante notare che la SCTO e la SCO nel 2006 tennero esercitazioni militari congiunte, in coincidenza con quelle condotte dall’Iran.

Nell’ambito dei piani di guerra degli Stati Uniti diretti contro l’Iran, gli Stati Uniti sono anche impegnati ad indebolire le alleanze dell’Iran, segnatamente con la Russia e con la Cina. Nel caso della Cina, Washington sta cercando di destabilizzare i legami bilaterali tra Pechino e Tehran, così come l’avvicinamento dell’Iran alla SCO, che ha la sua sede centrale a Pechino.

La Cina è un alleato dell’Iran. L’intenzione di Washington è di usare le accuse a Pechino di violazioni dei diritti umani come pretesto per colpire la Cina, alleata dell’Iran.

A questo riguardo, un’operazione militare diretta contro l’Iran può riuscire solamente se viene scardinata la struttura delle alleanze militari che collegano l’Iran, la Cina e la Russia. Questo è ciò che il cancelliere tedesco Otto von Bismarck aveva capito in relazione alla struttura prevalente delle alleanze militari in competizione alla vigilia della I Guerra Mondiale. La Triplice Alleanza era un patto stipulato nel 1882 tra la Germania, l’Impero Austro-Ungarico e l’Italia. Mentre nel 1907, un accordo anglo-russo preparò la strada per la formazione della Triplice Intesa, costituita da Francia, Regno Unito e Russia.

La Triplice Alleanza cadde nel 1914, quando dall’alleanza si ritirò l’Italia e dichiarò la sua neutralità, determinando in questo modo lo scoppio della I Guerra Mondiale.

La Storia insegna l’importanza delle alleanze militari in competizione. Nel contesto attuale, i partner degli Stati Uniti e della Nato stanno cercando di minare la formazione coesa di un’alleanza militare eurasiatica, SCO-CSTO, che potrebbe sfidare efficacemente e contenere l’espansionismo militare degli Stati Uniti-Nato nell’Eurasia, combinando le capacità militari non solo di Russia e Cina ma anche quelle di molte ex repubbliche sovietiche, tra le quali Bielorussia, Armenia, Kazakhstan, Tajikistan, Uzbekistan e Repubblica Kyrgysa.

L’accerchiamento della Cina

Con l’eccezione della sua frontiera Settentrionale, che confina con la Federazione Russa, la Mongolia e il Kazakhstan, la Cina è circondata da basi militari degli Stati Uniti

Il corridoio dell’Eurasia

Fin dall’invasione e dall’occupazione del 2001 dell’Afghanistan, gli Stati Uniti hanno una presenza militare sulla frontiera occidentale della Cina, in Afghanistan e in Pakistan. Gli Stati Uniti sono impegnati ad installare basi militari permanenti in Afghanistan- che occupa una posizione strategica, confinando con le ex repubbliche sovietiche, la Cina e l’Iran.

Gli Stati Uniti e la Nato inoltre , fin dal 1996, hanno anche stabilito legami militari con diverse ex repubbliche sovietiche sotto il GUUAM (Georgia, Ucraina, Uzbekistan, Azerbaijan e Moldavia). Nell’era posteriore all’11/9, Washington ha usato il pretesto della “guerra globale contro il terrorismo” per sviluppare ulteriormente una presenza militare statunitense nei paesi del GUUAM. (Nel 2002 l’Uzbekistan si è ritirato dal GUUAM, e ora l’organizzazione è diventata GUAM).

La Cina ha interessi petroliferi nell’Eurasia così come nell’Africa sub-sahariana, che confliggono con quelli anglo-americani. Quello che è in gioco è dunque il controllo geopolitico del corridoio eurasiatico.

Nel marzo 1999, il Congresso degli U.S., adottò l’Atto della Strategia della Via della Seta, che definiva gli ampi interessi economici e strategici dell’America in una regione che si estende dal Mediterraneo Orientale all’Asia Centrale. La Strategia della Via della Seta (SRS) traccia un quadro per lo sviluppo degli affari dell’impero Americano lungo un esteso corridoio geografico

La riuscita della realizzazione della SRS richiede la concomitante “militarizzazione” dell’intero corridoio eurasiatico, come mezzo per assicurarsi il controllo sulle grandi riserve di petrolio e di gas naturale, così come per “proteggere”i gasdotti e i corridoi commerciali. Questa militarizzazione è ampiamente diretta contro Cina, Russia ed Iran.

Anche la militarizzazione del Mare del Sud Cinese e degli Stretti di Taiwan è parte integrante di questa strategia che, nell’era post 11/ 9, è basata nel dispiegamento su “molti fronti”.

Anche nell’era post-Guerra Fredda, la Cina resta comunque un obiettivo per un attacco nucleare di primo colpo degli Stati Uniti.

Nella Rassegna della Situazione Nucleare del 2002 (NPR), la Cina e la Russia sono identificate, insieme ad una lista di “stati canaglia”, come obiettivi potenziali di un attacco nucleare preventivo degli Stati Uniti. Nella NPR la Cina è elencata come “un paese che potrebbe essere coinvolto in un’immediata o potenziale emergenza”. Specificamente, la Rassegna della Situazione Nucleare indica uno scontro militare sullo status di Taiwan come uno degli scenari che potrebbero condurre Washington ad usare contro la Cina le armi nucleari.

La Cina è stata accerchiata: l’esercito degli Stati Uniti è presente nel Mare del Sud della Cina e negli Stretti di Taiwan, nella Penisola Coreana e nel Mar del Giappone così come nel cuore dell’Asia Centrale e sui confini occidentali cinesi, nelle regioni autonome dello Xinjiang-Uigur. Come tratto dell’accerchiamento della Cina, inoltre, “il Giappone è stato gradualmente amalgamato, armonizzando le sue politiche militari con quelle degli Stati Uniti e della Nato”.

Indebolire la Cina dall’interno: sostegno coperto ai movimenti secessionisti

Coerentemente con la sua politica di indebolire e alla fine di dividere la Repubblica Popolare della Cina, Washington sostiene movimenti secessionisti sia in Tibet sia in regioni autonome come lo Xinjiang-Uigur, che confina verso nord-est con il Pakistan e l’Afghanistan.

Nello Xinjiang-Uigur, l’intelligence pachistana (ISI), agendo in collegamento con la CIA, sostiene diverse organizzazioni islamiche, tra le quali il Partito Riformatore Islamico, l’Unione dell’Alleanza Nazionale del Turkestan Orientale, l’Organizzazione della Liberazione Uigur e il Partito Uigur della Jihad Centro-asiatica. Molte di queste organizzazioni islamiche hanno ricevuto appoggio e addestramento da Al Qaeda, che è un’attività finanziata dall’intelligence degli Stati Uniti. L’obiettivo dichiarato di queste organizzazioni islamiche basate in Cina è di “instaurare un califfato islamico nella regione”. Il califfato integrerebbe l’Uzbekistan, il Tajikistan, il Kyrgyzstan (Turkestan occidentale) e la regione autonoma Uigur della Cina (Turkestan orientale) in un sola entità politica.

Il “progetto del califfato” viola la sovranità territoriale cinese. Il secessionismo sulla frontiera occidentale della Cina, sostenuto da diverse “fondazioni” wahabite degli Stati del Golfo, è, ancora una volta, solidale con gli interessi strategici americani nell’Asia Centrale. Nel frattempo la potente lobby basata negli Stati Uniti sta erogando appoggio alle forze separatiste in Tibet.

Promuovendo tacitamente la secessione della regione di Xinjiang-Uigur (usando come “intermediario” l’ISI del Pakistan), Washington sta tentando di provocare un processo più ampio di destabilizzazione politica e di frammentazione della Repubblica Popolare Cinese. Queste varie manovre coperte si aggiungono all’installazione da parte degli Stati Uniti di basi militari in Afghanistan e in molte delle ex repubbliche sovietiche, direttamente sul confine occidentale della Cina. Anche la militarizzazione del Mare del Sud Cinese e degli Stretti di Taiwan è parte integrante di questa strategia.

Le rivolte di Lhasa

Le violente insurrezioni nella capitale del Tibet di metà-marzo sono state un evento inscenato con cura. Nel loro immediato seguito, è stata lanciata una campagna di disinformazione mediatica, diretta contro la Cina, sostenuta da dichiarazioni politiche dei leader occidentali.

Ci sono indicazioni che l’intelligence degli Stati Uniti abbia giocato un ruolo dietro alle quinte, per quella che molti osservatori hanno descritto come un’operazione attentamente premeditata.

L’evento di Lhasa di metà-marzo non è stato il “pacifico movimento spontaneo” di protesta descritto dai media occidentali. Le rivolte, che hanno coinvolto una banda di malfattori, sono state premeditate; progettate con cura. Attivisti tibetani in India, affiliati al governo in esilio del Dalai Lama, “hanno detto che stavano effettivamente aspettando i disordini. Ma hanno rifiutato di precisare quello che sono venuti a sapere o chi erano i loro collaboratori ” (Guerilla News)

Le immagini non suggeriscono un partecipazione massiccia alla protesta ma piuttosto una furia condotta da poche centinaia di individui. Monaci buddisti sono coinvolti nelle violenze. Secondo il China Daily (31 marzo 2008), dietro alle violenze c’era anche il Congresso della Gioventù tibetano (TYC), con sede in India, considerato dalla Cina come una”organizzazione dalla linea dura”, affiliato al Dalai Lama- I campi di addestrando del TYC sono finanziati dalla Fondazione Nazionale per la Democrazia (NED)-.

Lo svolgimento del video conferma che dei civili sono stati presi a sassate, colpiti e, in alcuni casi, uccisi. La maggior parte delle vittime erano cinesi Han. Almeno dieci persone sono restate arse vive come risultato di azioni incendiarie, secondo le dichiarazioni del governo del Tibet. Queste dichiarazioni sono state confermate dal racconto di molti testimoni oculari. Secondo il rapporto di People’s Daily:

“Cinque commessi di un negozio di abbigliamento sono arsi vivi prima di poter avere una opportunità di fuga. Un uomo alto 1,70 metro, chiamato Zuo Yuancun è morto orrendamente carbonizzato. Un lavoratore migrante è stato pugnalato al fegato dai malfattori. Ad una donna, duramente picchiata dagli assalitori, è stato asportato l’orecchio”…. (People’s Daily, 22 marzo 2008)

Tuttavia i media occidentali hanno descritto disinvoltamente il saccheggio e l’incendio come una “dimostrazione pacifica”, soffocata con l’uso della forza dalle autorità cinesi. Non ci sono rapporti precisi (ne di fonte cinese, ne dei giornali occidentali) sul numero di feriti causati dalla polizia cinese nell’operazione lanciata per reprimere le insurrezioni. I resoconti della stampa occidentale indicano un dispiegamento su larga scala, di più di 1000 soldati e poliziotti, su veicoli blindati nella capitale tibetana.

Uffici e scuole sono stati attaccati, automobili sono state date alle fiamme. Secondo il rapporto cinese, ci sono stati 22 morti e 623 feriti. “I rivoltosi hanno appiccato il fuoco in più di 300 ubicazioni, prevalentemente case private, negozi e scuole, hanno distrutto veicoli e danneggiato installazioni pubbliche”.

La pianificazione delle insurrezioni è stata coordinata con la campagna di disinformazione dei media, che hanno accusato le autorità cinesi di avere istigato il saccheggio e gli incendi. Il Dalai Lama ha accusato Pechino di “aver travestito le truppe da monaci” per dare l’impressione che i monaci buddisti fossero dietro alle insurrezioni. Tale tesi era fondata su una fotografia, di quattro anni prima, di soldati vestiti come monaci nella performance di uno spettacolo teatrale

( South China Morning Post, 4 aprile 2008).

Il giornale del continente (People’s Daily) ha notato che le forze di sicurezza che hanno contenuto le insurrezioni a Lhasa non potevano verosimilmente essere vestite con le uniformi mostrate nella fotografia, perché quelle erano uniformi estive, non adatte al freddo di marzo. Inoltre gli ufficiali armati mostrati nella fotografia erano in uniformi di vecchio tipo, dismesse dal 2005. … Xinhua afferma che la fotografia era scattata anni fa durante uno spettacolo, quando i soldati presero in prestito da monaci i loro mantelli prima di salire sul palcoscenico.

L’affermazione del Dalai Lama che siano state le autorità cinesi ad istigare le insurrezioni, riportata nei media occidentali, è sostenuta dalla dichiarazione di un ex funzionario del Partito Comunista, Mr. Ruan Ming, che afferma “che il CCP ha inscenato gli incidenti in Tibet per costringere il Dalai Lama a dimettersi e giustificare la repressione futura dei tibetani. Mr. Ruan Ming è stato un speechwriter dell’ex Segretario Generale CCP, Hu Yaobang.”

(citazione da The Epoch Time)

Il ruolo dell’intelligence degli Stati Uniti

L’organizzazione delle insurrezioni di Lhasa è parte di un modello costante. Le rivolte costituiscono un tentativo per provocare in Cina un conflitto etnico. Servono gli interessi della politica estera degli Stati Uniti.

In quale misura l’intelligence degli Stati Uniti ha giocato segretamente un ruolo nell’attuale ondata di proteste che riguardano il Tibet?

Data la natura coperta delle operazioni di intelligence, non c’è nessuna prova tangibile del coinvolgimento diretto della CIA, tuttavia vi sono varie organizzazioni tibetane, collegate al “governo in esilio” del Tibet, che sono note per essere sostenute dalla CIA e/o dall’organizzazione del fronte civile del CIA, la Fondazione Nazionale per la Democrazia (NED).

Il coinvolgimento della CIA nel fornire sostegno coperto al movimento secessionista tibetano risale alla metà egli anni ‘50. Il Dalai Lama è stato sul libro paga della CIA dalla fine degli anni ‘50 fino al 1974:

A partire dal 1956 la CIA ha condotto una campagna su larga scala di azioni coperte contro i comunisti cinesi in Tibet. Questo portò alla disastrosa sollevazione cruenta del 1959, che lasciò decine di migliaia di tibetani morti, mentre il Dalai Lama e circa 100.000 seguaci furono indotti alla fuga attraverso gli infidi passi dell’Himalaya, in India e in Nepal.

La CIA fondò un campo di addestramento militare segreto per i combattenti dell’insurrezione del Dalai Lama a Camp Hale, vicino a Leadville, in Colorado, negli Stati Uniti. I combattenti tibetani furono addestrati ed equipaggiati dalla CIA per una guerra di guerriglia ed operazioni di sabotaggio contro i comunisti cinesi.

I guerriglieri addestrati dagli Stati Uniti compirono regolarmente incursioni in Tibet, occasionalmente guidati da contrattisti mercenari della CIA e appoggiati da aerei della CIA. Il programma di addestramento iniziale finì nel dicembre 1961- anche se pare che il campo del Colorado sia rimasto aperto almeno fino al 1966.

A fianco dell’esercito di guerriglia ‘tibetano’, la Task Force tibetana della CIA, creata da Roger E. McCarthy, ha proseguito l’operazione con il nome in codice di “ST CIRCUS” per molestare le forze cinesi per altri 15 anni, fino al 1974, quando è stato ufficialmente ratificato il cessato coinvolgimento.

McCarthy, che ebbe anche il ruolo di comandante della Task Force del Tibet, fu in attività dal 1959 al 1961; più tardi andò a seguire operazioni simili in Vietnam e Laos.

Dalla metà degli anni ’60, la CIA cambiò la sua strategia paracadutando in Tibet ‘guerriglieri’ ed agenti dell’intelligence per allestire il Chusi Gangdruk, un esercito da guerriglia di circa 2.000 combattenti di etnia Khamba in basi come “Mustang” in Nepal (questa base fu chiusa dal governo del Nepal solamente nel 1974, dopo le forti pressioni di Pechino.)

Dopo la Guerra tra India e Cina del 1962, il CIA sviluppò una stretta relazione con i servizi d’intelligence indiani, sia per l’addestramento sia per il rifornimento degli agenti del Tibet.”

La Fondazione Nazionale per la Democrazia (NED)

La Fondazione Nazionale per la Democrazia (NED), che eroga il sostegno finanziario ai gruppi di opposizione filo-statunitensi in tutto il mondo, ha giocato un ruolo significativo nel manovrare le “rivoluzioni di velluto” che servono gli interessi geopolitici ed economici di Washington.

La NED, anche se non formalmente parte della CIA, svolge un’importante funzione di intelligence all’interno dell’arena di partiti politici e ONG. Fu creata nel 1983, quando la CIA era stata accusata di corrompere clandestinamente statisti e di allestire un fronte di organizzazioni fasulle nella società civile. Secondo Allen Weinstein, che fu il responsabile per l’avviamento la NED durante l’Amministrazione Reagan, “molto di quello che noi facciamo oggi, 25 anni fa era fatto clandestinamente dalla CIA.” (Washington Post, 21 settembre1991).

La NED opera attraverso quattro istituti centrali: l’Istituto Nazionale Democratico per gli Affari Internazionali (NDIIA), l’Istituto Internazionale Repubblicano (IRI), il Centro americano per la Solidarietà Internazionale del Lavoro (ACILS) ed il Centro Internazionale per l’Impresa Privata.

La NED fornì i fondi alle organizzazioni della “società civile” in Venezuela, che organizzarono un tentato colpo di stato contro il Presidente Hugo Chavez. Ad Haiti, la NED sostenne i gruppi di opposizione dietro all’insurrezione armata che contribuirono a far cadere il Presidente Bertrand Aristide nel febbraio 2004. Il colpo di stato di Haiti è stato il risultato di un’operazione militare e di intelligence accuratamente inscenata.

La NED finanzia diverse organizzazioni del Tibet, sia all’interno sia all’esterno della Cina. La principale organizzazione filo-Dalai Lama finanziata dalla NED per l’indipendenza del Tibet è la Campagna Internazionale per Tibet (ICT), fondata a Washington nel 1988. L’ICT ha uffici a Washington, Amsterdam, Berlino e Bruxelles. Diversamente da altre organizzazioni sovvenzionate dalla NED in Tibet, l’ICT ha una relazione di stretta intimità e “sovrapposizione” con la NED e il dipartimento di Stato degli Stati Uniti:

Alcuni dei direttori della ICT sono anche membri integranti dell’istituto ‘di promozione della democrazia’, ed includono Bette Bao Lord (che è presidentessa della Casa della Libertà e direttrice del Foro della Libertà), Gare A. Smith (chi prima aveva mansione di vice-primo deputato nel Dipartimento di Stato U.S., Ufficio della Democrazia, Diritti Umani e Lavoro), Julia Taft (che è stata direttrice della NED, ed ex Assistente del Segretario di Stato e Coordinatore Speciale per le questioni tibetane, ha lavorato per USAID, ed è anche stata Presidente del CEO di InterAction), e in fine, Mark Handelman (che è anche direttore della Coalizione Nazionale per i diritti degli haitiani, un’organizzazione il cui lavoro è ideologicamente collegato agli interventi di vecchia data della NED ad Haiti).

Il quadro di consulenti dell’ICT presenta anche individui che sono direttamente collegati alla NED, Harry Wu e Qiang Xiao (che è l’ex direttore esecutivo dei Diritti Umani in Cina, finanziati dalla NED).

Come il loro consiglio di amministrazione, il consiglio internazionale di consulenti dell’ICT include molti notabili ‘democratici’ come Vaclav Havel, Fang Lizhi (che nel 1995 era un membro del consiglio dei Diritti Umani in Cina), Jose Ramos-Horta (che lavorò nel consiglio consultivo internazionale per il Progetto di Coalizione Democratica), Kerry Kennedy (che è una dirigente del Centro di Informazioni della Cina, finanziato dalla NED), Vytautas Landsbergis (che è un patron internazionale della neoconservatrice Società Henry Jackson – con sede in Gran Bretagna) e, fino alla sua recente morte, la moglie del neocon Jeane J. Kirkpatrick (che fu anche legata a gruppi democratici come la Casa della Libertà e la Fondazione per la Difesa delle Democrazie).

Altre organizzazioni tibetane finanziate dalla NED comprendono, come primi assegnatari, gli Studenti per il Tibet Libero (SFT). La SFT fu fondata nel 1994 a New York City “come un progetto di impegno U.S.-Tibet”. La SFT è nota soprattutto per aver dispiegato, in rivendicazione del Tibet libero, una bandiera di 450 piedi sulla Grande Muraglia della Cina. “Lo scorso gennaio, la SFT, insieme con altre cinque organizzazioni tibetane, ha proclamato “l’inizio di una sollevazione di persone tibetane”… e co-fondato un ufficio provvisorio con compito di coordinamento e finanziamento.”

La NED finanzia inoltre il Tibet Multimedia Center (con sede anche a Dharamsala) per la
diffusione di informazioni che indirizzano la lotta per i diritti umani e la democrazia in Tibet”. Sempre la NED finanzia il Centro tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia.

Esiste una divisione di compiti tra la CIA e la NED. Mentre la CIA fornisce appoggio coperto a gruppi paramilitari di ribelli armati e ad organizzazioni terroriste, la NED finanzia i partiti politici “civili” e le organizzazioni non governative nell’ottica di instaurare la “democrazia americana” attorno al mondo.

Per così dire la NED costituisce il “braccio civile” della CIA. Gli interventi CIA-NED in diverse parti del mondo sono caratterizzati da un modello costante, applicato in numerosi paesi.

PsyOp: screditare il governo cinese

L’obiettivo di breve termine è screditare il governo cinese nei mesi che portano ai giochi olimpici di Pechino, usando la campagna del Tibet anche per distogliere l’opinione pubblica dalla guerra del Medio Oriente e dai crimini di guerra commessi da Stati Uniti, Nato e Israele. Vengono sottolineate le presunte violazioni dei diritti umani della Cina per depistare e offrire un volto umano agli Stati Uniti che guidano la guerra in Medio Oriente.

Gli Stati Uniti che in realtà hanno patrocinato piani di guerra diretti contro l’Iran trovano ora credito e giustificazione per l’inadempienza di Tehran alle richieste “della comunità internazionale”; con il Tibet che fa titolo, le vere crisi umanitarie nel Medio Oriente non vanno in prima pagina sui giornali.

Più generalmente, la questione dei diritti umani è distorta: le realtà sono invertite, gli enormi crimini commessi dagli Stati Uniti e dai loro partner di coalizione sono ora celati, ora giustificati come mezzi per proteggere la società contro i terroristi.

E’ stato instaurato un “doppio standard” nell’accertamento delle violazioni dei diritti umani: in Medio Oriente, l’uccisione di civili è classificata come danno collaterale, ed è giustificata come parte della “guerra globale al terrorismo.” Le vittime sono dichiarate responsabili per la loro propria morte.

La torcia olimpica

Nelle capitali occidentali sono state messe in atto manifestazioni calcolate con cura sulle violazioni dei diritti umani in Cina

Un parziale boicottaggio dei giochi olimpici sembra essere in preparazione. Bernard Kouchner, Ministro degli Esteri francese (strenuo protagonista degli interessi degli Stati Uniti, in rapporto con il Bilderbergs), ha chiesto un boicottaggio delle cerimonie inaugurali delle Olimpiadi. Kouchner ha affermato che l’idea dovrebbe essere discussa alla riunione dei Ministri degli Esteri dell’UE

La torcia olimpica è stata accesa in Grecia in una cerimonia che è stata turbata da “attivisti pro-Tibet.” L’evento è stato patrocinato da “Reporter Senza Frontiere”, un’organizzazione nota per avere collegamenti con l’intelligence degli Stati Uniti. “Reporter Senza Frontiere” riceve anche finanziamenti dalla Fondazione Nazionale per la Democrazia (NED).

La torcia olimpica è simbolica. L’operazione psicologica (PsyOp) consiste nel prendere come obiettivo la torcia olimpica nei mesi che portano ai giochi olimpici di Pechino: ad ogni fase di questo percorso, il governo cinese viene denigrato dai media occidentali.

Le implicazioni economiche globali

La campagna del Tibet, diretta contro il governo cinese, potrebbe avere dei contraccolpi.

Stiamo attraversando la crisi economica e finanziaria più seria della storia moderna. La crisi economica che sta sviluppandosi è soggetta a una diretta relazione con l’avventura militare patrocinata dagli Stati Uniti in Medio Oriente e nell’Asia Centrale

La Cina gioca un ruolo strategico rispetto all’espansionismo militare US. Finora non ha esercitato il suo potere di veto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulle molte delibere dirette contro l’Iran presentate dagli Stati Uniti presso il CSNU

La Cina ha un ruolo centrale anche nel sistema economico e finanziario globale.

la Cina detiene ora il valore di 1,5 miliardi $ di strumenti debitori statunitensi (inclusi buoni del Tesoro U.S.), risultante da un’eccedenza commerciale accumulata con gli Stati Uniti. Ha la capacità di destabilizzare significativamente i mercati valutari internazionali. Il $ U.S. verrebbe spinto a livelli ancora più bassi, se la Cina svendesse le sue partecipazioni azionarie di debito denominate in dollari.

Inoltre, la Cina è la più grande produttrice di un’ampia serie di beni manufatti che costituiscono, per l’occidente, una parte significativa del consumo mensile delle famiglie. I giganti della vendita al dettaglio occidentali contano sul flusso continuato e ininterrotto di merci industriali a basso costo di fabbricazione cinese.

Per i paesi occidentali, l’inserimento della Cina nelle strutture globali del commercio, dell’investimento, della finanza e dei diritti di proprietà intellettuale sotto l’Organizzazione Commerciale Mondiale (WTO) è assolutamente cruciale. Se Pechino decidesse di ridurre il proprio”Made in China” nelle esportazioni manifatturiere agli Stati Uniti, la base produttiva fragile e declinante dell’America non sarebbe in grado di colmare il vuoto, almeno nel breve termine.

Inoltre, gli Stati Uniti ed i loro partner di coalizione, Regno Unito, Germania, Francia e Giappone hanno importanti interessi da investimento in Cina. Nel 2001, prima dell’accesso della Cina WTO, gli Stati Uniti e la Cina firmarono un accordo commerciale bilaterale. Questo accordo permette agli investitori statunitensi, inclusi i grandi istituti di credito di Wall Street, di entrare nel sistema finanziario e commerciale di Shanghai così come nel mercato bancario nazionale della Cina

Mentre la Cina è, per qualche aspetto, la “colonia industriale per il lavoro a basso costo”, dell’Occidente, le relazioni della Cina con il sistema del commercio globale non sono affatto immutabili.

La relazione della Cina con il capitalismo globale ha le sue radici nella “politica della Porta Aperta” formulata inizialmente nel 1979. Fin dagli anni ottanta, la Cina è divenuta nei mercati occidentali il principale fornitore di beni industriali. Ogni minaccia contro la Cina e/o azzardo militare diretto contro gli alleati eurasiatici della Cina, incluso l’Iran, potrebbero potenzialmente scardinare l’esteso commercio di beni fabbricati dalla Cina.

L’esportazione industriale della Cina è fonte di un’enorme formazione di ricchezza nelle economie capitaliste avanzate. Da dove viene la ricchezza della famiglia Walton, proprietaria di Wal Mart ? Wal Mart non produce niente. Importa merci “Made in China” a basso costo e le rivende nel mercato al dettaglio negli Stati Uniti a più di dieci volte il loro prezzo di produzione.

Questo processo “di sviluppo guidato dall’importazione” ha permesso ai paesi occidentali “industrializzati” di chiudere una grande parte del loro outlets manifatturieri. A sua volta, i sweatshops industriali della Cina servono a generare i profitti multimiliardari, in dollari, per le società occidentali, compresi i giganti della vendita al dettaglio, che acquistano e/o subappaltano la loro produzione alla Cina.

Ogni minaccia di natura militare diretta contro la Cina potrebbe avere conseguenze economiche devastanti, molto oltre l’usuale spirale crescente del prezzo del greggio.

Traduzione dall’inglese a cura del CCDP