Cina, Congo, Africa e Banca Mondiale

Joseph Tuambeku-Tuambeku* – tradotto in spagnolo da Caty R.**

Gli accordi bilaterali tra la Cina e i paesi africani non sono ben visti dagli occidentali. Intervenendo direttamente in Africa, la Cina taglia l’erba sotto i piedi degli occidentali, e li priva non solo di una fonte di arricchimento, ma soprattutto di uno strumento di pressione sui paesi africani.

Alcuni mesi fa abbiamo scritto una serie di articoli sull’intervento cinese in Congo come catalizzatore dell’economia congolese.

Negli articoli avevamo rilevato che gli accordi bilaterali tra la Cina e i paesi africani non erano ben visti dagli occidentali. Attraverso le proprie istituzioni economiche come la Banca Mondiale o il FMI, gli occidentali hanno costruito meccanismi neocoloniali per garantire il proprio arricchimento e la loro influenza nello sviluppo del continente africano.

Questi meccanismi di finanziamento hanno costituito anche un potente mezzo di pressione politica sui dirigenti africani. D’altra parte, tutto il mondo conosce i condizionamenti legati agli aiuti. Tutto il mondo conosce anche il ruolo dei paesi occidentali, a cominciare dagli USA, nella concessione di prestiti da parte di queste istituzioni.

Intervenendo direttamente in Africa, la Cina taglia l’erba sotto i piedi degli occidentali, e li priva non solo di un’importante fonte di arricchimento ma, soprattutto, di uno strumento di pressione sui paesi africani.

La goccia che fa traboccare il vaso

L’annuncio di un prestito della Cina al Congo di più di 10.000 milioni di dollari a condizioni sorprendenti e soprattutto con meccanismi di rimborso inediti e innovativi, è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Per non perdere il controllo della situazione, gli occidentali hanno cercato di minimizzare la capacità della tecnologia cinese di rispondere alle esigenze dei paesi in via di sviluppo.

Hanno menzionato anche la mancanza di considerazione per gli aspetti ambientali di tutti gli interventi cinesi. Alcuni programmi, in particolare quelli della televisione e della radio francesi, hanno riferito che i cinesi non utilizzano la manodopera locale, mentre presentavano la Cina come un paese che non rispetta i diritti umani nei suoi interventi. A questo proposito, il caso del Sudan rappresenta l’esempio di maggiore attualità.

Malgrado ciò, attualmente gli occidentali non sono più in grado di scontrarsi direttamente con la Cina. Da un lato, questa dispone di potenti mezzi di ritorsione che possono assestare un duro colpo a più di un paese tra quelli definiti sviluppati e, dall’altro lato, molti paesi in via di sviluppo non nutrono più alcuna fiducia nelle istituzioni di Bretton Woods, che considerano depredatrici delle economie dei paesi più deboli.

Tutta la propaganda contro gli interventi cinesi in realtà ha rappresentato la premessa ad un’operazione di grande rilevanza da parte dell’Occidente, tesa a garantire la sua influenza sullo sviluppo di tutto il continente.

La politica occidentale del continuare a cercare di fare in modo che l’Africa si mantenga nel sottosviluppo è entrata in una nuova fase dopo la fine della missione in Cina del presidente della Banca Mondiale, Robert Zoellick.

In effetti, non avendo gli strumenti per attaccare direttamente la Cina, l’unica via che rimane agli occidentali è quella di “trasformare la Cina in un alleato”. E’ ciò che sta accadendo.

Al termine della sua missione in Cina, il presidente della Banca Mondiale è riuscito a strappare un accordo a Pechino, in base al quale la “China’s Export-Import Bank” (Banca Nazionale Cinese per l’esportazione e l’importazione) apporterà fondi alla Banca Mondiale e svilupperà progetti comuni Cina-Banca Mondiale.

Cosa possono fare i paesi africani?

Il margine di manovra dei paesi africani esiste soprattutto se operano individualmente. Questo approccio sarebbe benefico per il Congo a condizione che il paese abbia la capacità di analizzare i futuri interventi e progetti della Banca Mondiale nel Congo in rapporto alle esigenze dell’economia cinese. Vale a dire che il Congo dovrebbe essere in condizione di concedere alla Cina ciò di cui essa ha bisogno senza passare per gli intermediari finanziari della Banca Mondiale. Ciò significa che, per quanto concerne l’interscambio con la Cina, il Congo dovrebbe favorire le transazioni dirette invece di quelle che passano attraverso istituzioni terze.

Questa linea di condotta richiede una grande fermezza ed anche il rifiuto del fatto che la Banca Mondiale operi in settori dove interviene solo in forma più ridotta. Richiede pure che il Congo sia in grado di indirizzare il movimento delle sue materie prime attraverso il mondo. Fino ad ora la Cina ha dimostrato il suo potere ignorando i “consiglieri occidentali” e adottando una politica conforme ai propri interessi.

Inoltre, se l’utilizzo dei fondi cinesi da parte della Banca Mondiale, attraverso i progetti comuni, non rispondesse alle esigenze della Cina, essa tornerà alla propria politica bilaterale che attualmente le risulta più vantaggiosa. Ma questo dipenderà anche dalla capacità di resistenza dei paesi africani ai nuovi canti di sirena che gli occidentali intonano per l’Africa.

Per avere un’idea della nuova lotta che si sta profilando all’orizzonte, basta dare uno sguardo ai due vertici che si sono conclusi nel continente europeo: il vertice Unione Europea-Africa e il vertice ACP (Africa, Carabi, Pacifico).

Il vertice Unione Europea-Africa è terminato con una dichiarazione che afferma l’uguaglianza tra i due continenti. Questo vertice ha parlato anche dello sviluppo di una nuova associazione più equa e su un piano di maggiore parità con l’Africa.

Alcuni giorni più tardi, i medesimi protagonisti si sono incontrati attorno ad un tavolo negoziale per il rinnovo degli accordi ACP, di cui scadevano i termini. Sorpresa. I negoziati hanno ottenuto la firma di un accordo più o meno accettabile ma, come sempre, meno vantaggioso per l’Africa.

Le relazioni tra i paesi sono segnate dagli interessi, ed è giunta l’ora che i dirigenti africani, in generale, e quelli congolesi, in particolare, acquisiscano una maggiore e più chiara consapevolezza in merito a questi aspetti e stabiliscano strategie capaci di promuovere e ottenere che i propri interessi vengano rispettati.

* Joseph Tuambeku-Tuambeku è redattore del giornale on-line congolese Le Potentiel di Kinshasa (Congo).
** Caty R. appartiene ai collettivi di Rebelion, Cubadebate e Tlaxcala.

Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare